In Italia il settore finanziario ha sempre interessato poco i fondi di private equity con l’eccezione dell’asset management. All’estero, invece, l’attività è frenetica C’è chi vuole banche, sportelli casse di compensazione o broker assicurativi 

di Stefania Peveraro

Mentre in Italia per la prima volta due fondi di private equity si sfidano per conquistare il controllo di una banca commerciale, nel mondo i fondi puntano normalmente su target del settore finanziario. Tra le aste attualmente in corso c’è per esempio nel Regno Unito quella su Northern Rock, la banca britannica specializzata nei mutui, oggi ristrutturata dopo essere stata la prima vittima eccellente della crisi dei subprime.

In particolare si confrontano due offerte: da un lato quella del fondo Usa JC Flowers specializzato in investimenti nel settore finanziario, che ha chiesto il supporto del fondo sovrano China Investment Corporation, e dall’altro lato l’offerta di Richard Branson, con la sua Virgin Money, che di recente si è unito in cordata con il fondo Carlyle e con l’Universities Superannuation Scheme. Non solo. Sempre nel Regno Unito fino a pochi giorni all’asta per i 632 sportelli bancari di Lloyds Banking Group partecipava anche il fondo britannico Sun capital, che aveva passato la selezione al primo turno insieme a due soggetti industriali, cioè a NBNK e a Cooperative Financial Services, ma che ha di recente fatto un passo indietro per il momento particolarmente difficile del sistema bancario europeo.

In Italia sinora qualcosa i fondi hanno fatto nel settore finanziario, ma appunto mai ci si era spinti come stanno facendo Investindustrial di Andrea Bonomi da un lato e Sator di Matteo Arpe dall’altro, in una battaglia per il controllo di una banca commerciale, nello specifico di Banca Popolare di Milano. Senza contare che il dossier sull’aumento di capitale è all’esame anche dal fondo Clessidra di Claudio Sposito. Come andrà lo sapremo solo domenica 22 ottobre, che come è noto è la data fissata per l’assemblea dei soci. Comunque vada, si tratterà di una prima volta importante per l’Italia, visto che appunto sinora i fondi non si erano arrischiati a cercare di portarsi a casa quote di banche commerciali, perchè c’era la convinzione che Banca d’Italia non gradisse soci per definizione temporanei nel capitale degli istituti di credito.

 

Focus sull’asset management. Così, potremo probabilmente assistere a ulteriori operazioni nell’asset management simili a quelle concluse dal Clessidra con Mpsasset management sgr e Anima sgr (gruppo Bpm), il cui controllo è stato acquisito da Clessidra tramite una holding al cui capitale continuano a partecipare in minoranza anche Mps e Bpm. La prima operazione nel settore risale invece al 2002 con il management buyout di Azimut finanziato da Apax, mentre nel 2008 il veicolo quotatoCape Live ha acquisito una minoranza in Zenit sgr.

Più difficile immaginare che lo scorporo dell’attività di banca depositaria possa coinvolgere fondi, viste le grandi economie di scala necessarie in questo business e così le due ultime grandi aste, per la banca depositaria del gruppo Banco Popolare e del Credem, non vedono fondi in lizza. Né c’è traccia di operazioni simili all’estero, anche se qualcosa si è fatto in settori contigui, come quello delle clearing house. Per esempio, proprio lo scorso luglio il fondo Advent ha ceduto a IntercontinentalExchange la sua quota del 12,4% in Cetip, la più grande clearing house del Brasile specializzata in titoli obbligazionari. Advent aveva acquistato il 32% di Cetip nel 2009 poco prima dell’ipo nella quale aveva realizzato parte dell’investimento.

 

Passato il momento del credito al consumo. Difficile immaginare che il settore del credito al consumo possa essere ancora interessante per i fondi. Il credit crunch, infatti, ha messo in difficoltà non poche società che hanno dovuto fronteggiare l’interruzione dei finanziamenti da parte delle banche partner, circostanza che ha portato alla sospensione delle erogazioni di nuovi crediti. Proprio per questo motivo lo scorso marzo è stata messa in liquidazione Ktesios, la società specializzata nella cessione del quinto dello stipendio controllata dal fondo Oakwood, che a sua volta faceva capo a Merrill Lynch e Cir. E qualche mese prima Barclays Bank aveva chiuso i rubinetti del funding a Eudea, la società specializzata nella cessione del quinto dello stipendio, poi fallita, controllata da Barclays Private Equity. Ragionevole quindi immaginare che nell’asta attualmente aperta per Pitagora, controllata da Bpm e dal fondo Wise, le offerte possano arrivare non da fondi ma da società del settore.

Lo stesso discorso può valere per altre società per la cui attività è necessario un flusso continuo di funding da parte di banche partner. Così, è ragionevole pensare che Farmafactoring, la società che smobilizza i crediti delle aziende farmaceutiche verso la pubblica amministrazione, il cui controllo era stato acquisito dal fondo Apax nel 2006, troverà interesse da parte di soggetti industriali più che da fondi. Lo stesso discorso vale per Comifin, la società specializzata nel leasing alle farmacie controllata dal fondo Italian Lifestyle Partners di J. Hirsch o per Finleasing Lombarda, specializzata nel leasing di piccoli impianti industriali e nella ristorazione, controllata da Investimenti & sviluppo.

 

 

Cosa si è fatto all’estero. Intanto, si diceva, nel resto del mondo ferve l’attività dei fondi nel settore. Particolarmente attivo si è dimostrato per esempio JC Flowers, che in Italia controlla il 50% di Equita sim, affiancato da Mid Industry capital. JC Flowers ha infatti appena acquisito per 800 milioni di euro dal fondo Pai partners la francese Compagnie Européenne de Prévoyance, broker assicurativo specializzato nell’assicurazione dei prestiti, ed è attualmente in corsa per Irish Life Insurance insieme al fondo Apollo in concorrenza con le offerte del fondo CVC e di altri due soggetti industriali (Unum Group e Great-West Lifeco Canada Life Ireland). Quanto ad Apollo, la scorsa estate ha vinto la gara per il braccio immobiliare della tedesca WestLb, cioè Westdeutsche ImmobilienBank AG, con un’offerta da circa 400 milioni di euro ed è particolarmente interessato agli acquisti di attivi in sofferenza in portafoglio alle banche europee, così come Oaktree capital, Lone Star, Avenue capital o Marathon asset management. (riproduzione riservata)