Servirà più capitale a fronte delle esposizioni verso banche italiane con durata superiore a tre mesi. Ma nulla cambia sui titoli di Stato 

di Francesco Ninfole

I recenti downgrade delle agenzie sul rating dell’Italia produrranno effetti anche sul capitale bancario, imponendo in certi casi l’accantonamento di maggiori risorse patrimoniali. Le agenzie hanno tolto la doppia A al Paese, che è dunque sceso dalla prima alla seconda categoria di merito creditizio (si veda tabella) secondo la disciplina di vigilanza.

Nulla cambierà per le esposizioni delle banche verso titoli di Stato italiani che, così come per gli altri bond governativi emessi in euro, continueranno ad avere un fattore di rischio pari a zero. Lo scivolamento nella seconda fascia, invece, avrà impatto sulle esposizioni di istituti verso altre banche, che abbiano durata superiore a tre mesi e siano incluse nel banking book. In questi casi, la ponderazione di capitale salirà dal 20 al 50%: ciò vuol dire che gli asset ponderati per il rischio saliranno in eguale misura, riducendo così gli indici patrimoniali. Per le esposizioni inferiori ai tre mesi, che per molti istituti costituiscono una parte rilevante del totale, la ponderazione resterà al 20%. La questione ha una forte connotazione tecnica, ma il principio di base è semplice: poiché è aumentato il rischio Italia (secondo le agenzie di rating), anche l’esposizione verso le banche italiane (in termini di finanziamenti e obbligazioni) è giudicata più rischiosa dalla regolamentazione. Perciò serve più capitale. La normativa prevede che alle banche (quelle che utilizzano il modello standardizzato di Basilea 2, in attesa che dal 2013 si parta con Basilea 3) sia assegnata una ponderazione corrispondente alla classe di merito del Paese dove hanno sede. Le esposizioni verso imprese, invece, non sono legate a doppio filo al rating dell’Italia, anche se, ricorda la disciplina di vigilanza, la ponderazione verso le aziende non può mai essere più favorevole rispetto a quella dello Stato.

I downgrade di Moody’s e Fitch imporranno conseguenze sui covered bond emessi dalle banche italiane, il cui fattore di ponderazione salirà dal 10 al 20%: un problema soprattutto considerando il successo degli strumenti. Quanto invece al trading book, lo Stato italiano è sceso dalla prima fascia (a ponderazione nulla) nella seconda (quella degli «emittenti qualificati») per la quale i fattori di ponderazione cambiano a seconda della durata residua dell’esposizione (sono compresi tra 3,125 e 20%). Tuttavia, per i titoli denominati in euro, la ponderazione è zero anche per il portafoglio trading.

 

Riguardo invece alle esposizioni verso regioni e enti territoriali, è in via d’introduzione un trattamento preferenziale, che consentirà, a partire da inizio 2012, di continuare a ponderarle al 20%. Infine ci saranno modifiche tecniche anche alla disciplina della concentrazione dei rischi. Il declassamento indiretto al merito delle banche italiane è dovuto in particolare al taglio di Moody’s e Fitch: Standard&Poor’s (il cui giudizio sull’Italia è unsolicited, cioè non richiesto dal Paese) aveva già un rating singola A prima dell’ultimo recente downgrade. (riproduzione riservata)