di Carlotta Scozzari

Sono passati quasi due anni da quando (gennaio 2010) l’emanazione del regolamento Consob aveva riaperto i giochi per l’avvio dell’operatività dell’Albo dei consulenti finanziari indipendenti. Sembrava ormai quasi cosa fatta. Invece, col senno di poi, si può affermare che si è trattato soltanto dell’ennesimo falso allarme. E ora si ragiona sulle possibili soluzione alternative. «Siamo in fase di stallo», è l’amaro commento di Giannina Puddu, presidente di Assofinance, una delle associazioni italiane di categoria. Le ragioni di questo continuo procrastinare sono molteplici. «Dal 2007, anno di recepimento in Italia della Direttiva Mifid, la norma che ci riguarda, nelle sue varie articolazioni, è stata scritta e riscritta più volte, coinvolgendo la Banca D’Italia, il Mef e la Consob – fa notare Puddu – Un processo che ha richiesto del tempo». A parere del presidente di Assofinance è un caso paradossale, «in cui il Governo smentisce sé stesso. L’avvio dell’Albo degli advisory fee only, attraverso l’istituzione dell’Organismo è, infatti, una legge dello Stato. Una delle tante leggi che, pur essendo stata approvata, non viene finanziata».

MANCANO SOLTANTO I PASSAGGI FINALI. Tra i molteplici fattori che hanno fatto slittare l’intero processo, infatti, il fatto che «non ci sono i soldi per finanziare la start-up dell’Organismo – sottolinea Puddu – o, per meglio dire, il fatto che il Governo non ha la forza politica necessaria per spostare le risorse pubbliche dal finanziamento dello spreco al finanziamento delle attività utili al Paese, quale appunto l’Organismo di tenuta dell’Albo dei Consulenti indipendenti». Senza contare, poi, l’attività di lobbying dell’industria finanziaria contro l’affermazione del ruolo degli advisory a parcella in Italia. Il presidente di Nafop (l’altra principale associazione che riunisce i consulenti indipendente), Cesare Armellini, preferisce non entrare nel merito dei motivi per i quali non si sia ancora definita la questione dell’Albo, ma fa comunque notare che ritiene «assolutamente negativo per gli italiani il congelamento di una categoria professionale che, come è stato dimostrato in questi ultimi anni, è stata in prima linea per la difesa dei patrimoni degli investitori privati, delle aziende e degli enti locali». Anche perché i passaggi mancanti sono ben pochi. «Oltre alla imminente pubblicazione dei requisiti delle società di consulenza – sottolinea Armellini – quello che manca è esclusivamente la nomina dei membri dell’Organismo». L’Albo, infatti, è stato istituito ma non è ancora operativo. Quello dell’Albo, ragiona il numero uno di Nafop, «è un concetto tipico della cultura del nostro Paese. Riteniamo che la cosa migliore sia la liberalizzazione a costo zero della professione. I requisiti per poter operare sono già stabiliti dalla legge, il regolamento Consob esiste da tempo ed è completo e rigoroso. Chi già si avvale dei professionisti della consulenza indipendente è entusiasta della qualità e della professionalità con le quali svolgono il proprio ruolo a difesa del risparmio». Dunque, non manca nulla, se non l’avvio dell’operatività dell’Albo. 

LA PROPOSTA DI ASSOFINANCE. E se, considerati tutti questi presupposti, i membri dell’Organismo non dovessero mai essere nominati e, come conseguenza, l’Albo dei consulenti non dovesse mai vedere effettivamente la luce? Alternative possibili, a parere di Puddu, «non ce ne sono». Pertanto, Assofinance, come spiega il presidente dell’associazione, ha proposto, già da mesi, alcune soluzioni «applicabili in una condizione come quella attuale, caratterizzata da assenza di risorse pubbliche». La principale di queste prevede la condivisione della struttura dell’Albo dei promotori finanziari. «L’attività dei due Albi – osserva Puddu – presenta numerose similitudini. Ciò significa poter utilizzare, con costi minimi, gli strumenti già in uso per il governo e la certificazione della categoria dei pf, adattandoli alla necessità di governo e certificazione della nuova categoria rappresentata dai consulenti finanziari indipendenti». Puddu specifica poi che Giovanna Giurgola Trazza, presidente dell’Organismo per la tenuta dell’Albo dei promotori finanziari (Apf), «pare comprendere e accogliere la proposta di Assofinance, tanto che nella relazione di giugno l’Apf si dichiara aperto a ogni forma di condivisione e conferma la sua disponibilità a mettere a disposizione dell’Albo dei consulenti la sua esperienza collaborando con le istituzioni». Malgrado le difficoltà del momento, però, le associazioni degli advisory fee only non riescono a fare quadrato. La proposta di Assofinance non incontra, infatti, il favore di Nafop, il cui presidente Armellini pensa che si andrebbe a creare confusione. «Mentre i promotori collocano prodotti finanziari e consulenza erogata dalla società mandante – precisa Armellini – i consulenti, per legge, non vendono nulla e offrono alla clientela una consulenza indipendente in nome e per conto proprio. Inoltre, i requisiti di iscrizione all’Albo dei consulenti finanziari sono diversi da quelli richiesti per l’iscrizione all’Albo dei promotori – continua – Ed è proprio per questo che la legge prevede l’incompatibilità tra le due attività. Insomma, sarebbe paradossale ritrovare nello stesso Albo soggetti che esercitano attività diverse e incompatibili tra loro. Una soluzione come quella proposta – conclude Armellini – produrrebbe il contrario della chiarezza che si desidera realizzare e genererebbe solamente confusione». Assofinance, dal canto suo, rincara la dose lamentando il fatto di essere l’unica associazione dei consulenti finanziari indipendenti a proporre soluzioni concrete per non far naufragare l’avvio dell’operatività dell’Albo. «Come già successo in passato per salvare le Srl e le Spa di consulenza – afferma Puddu – l’unica voce che si leva è quella di Assofinance che, per superare lo stallo, propone soluzioni applicabili».