Dexia Crediop al bivio. Se da una parte il colosso franco belga Dexia, alle prese con un possibile smantellamento, starebbe accelerando nel processo di dismissione della controllata italiana posseduta al 70%, gli altri tre soci (il Banco Popolare, la Bpm e la Bper, ciascuno dei quali detiene una quota del 10%) sarebbero invece pronti ad approfittare della situazione per tirarsi fuori dalla partita. Stando a quanto risulta a Finanza & Mercati, infatti, per le tre popolari italiane, Crediop non rientrera tra le partecipazioni strategiche, ma tra gli asset destinati alla vendita. Il punto, però, è che attualmente non è facile trovare un compratore, vista l’attuale e critica situazione economica. La banca franco-belga, già salvata nel 2008 da un pacchetto di aiuti da 6 miliardi euro concesso da Belgio e Francia, ha infatti avviato un piano di dismissioni di asset no-core che include anche Dexia Crediop, istituzione con novant’anni di storia presieduta da un banchiere di lungo corso – ex Bankitalia, ex Bnl – come Mario Sarcinelli. Basta infatti prendere il bilancio 2010 di Dexia Crediop per vedere che il processo di vendita è «previsto entro ottobre 2012». Vista la situazione critica in cui è caduta Dexia, però, l’istituto potrebbe decidere di accelerare nel piano di dismissione. Il Banco Popolare, Bpm e la Bper però non sarebbero interessate a incrementare la loro partecipazione. Anzi all’opposto potrebbero approfittare dell’occasione per tirarsi fuori dalla partita, vendendo la loro quota. Secondo alcuni analisti, da bilancio, il 100% di Dexia Crediop varrebbe circa 1,1 miliardi. Il che significa che per rilevare l’intera partecipazione in capo ai belgi, i tre istituti bancari italiani dovrebbero mettere sul piatto complessivamente una cifra superiore a 700 milioni: che tradotto diversamente significa circa 230-250 milioni a testa. Un importo troppo oneroso per la Bpm, attualmente alle prese con il lancio di un aumento di capitale da 800 milioni. Così come per il Banco Popolare, impegnato a tenere sotto controllo gli indici di patrimonializzazione. La situazione non sarebbe diversa anche per la Bper, che ieri ha visto le dimessioni del direttore generale Mimmo Guidotti ed è attualmente impegnata in un processo di riassetto del gruppo. Intanto ieri Stefano Catalano, direttore finanziario di Dexia Crediop, intervistato da Radio 24, nel corso della trasmissione Salvadanaio, sul futuro della società in caso «fallimento» di Dexia, ha risposto: «Questa è materia di discussione dei ministri francesi e belga». I due governi infatti staanno lavorano in tutta fretta al salvataggio di Dexia e una soluzione poitrebbe arrivare oggi. Due giorni fa, intanto, in una nota Dexia Crediop aveva confermato la «sua solidità finanziaria» aggiungendo che al 30 giugno 2011 la società presentava un «utile consolidato di 42 milioni e un tier 1 ratio consolidato del 16,40%». Ieri Catalano ha aggiunto che la società non ha nessun titolo tossico in portafoglio, precisando che l’attività di Dexia Crediop è legata al finanziamento degli enti locali italiani. «Complessivamente Crediop ha collocato obbligazioni per circa 18 miliardi di euro nei confronti dei risparmiatori» ha detto, assicurando poi che «Crediop è in condizione di far fronte all’addebito che ha contratto» e «questo è quello che interessa».