«Le banche italiane sono sane e non vanno continuamente ammonite». Lo ha detto Giuseppe Guzzetti presidente dell’Acri, che poi ha aggiunto che «non hanno ricevuto sostegno pubblico a differenza degli altri istituti europei e non hanno percorso le praterie della speculazione finanziaria». Dello stesso avviso anche Antonio Patuelli, vicepresidente vicario dell’Abi, che ha aggiunto che le banche italiane sono «le più patrimonializzate al mondo con i fondamentali più solidi d’Europa». Patuelli ha poi ricordato l’azione di Bankitalia che ha portato i nostri istituti a essere «in anticipo sulle scadenze di Basilea3». La difesa delle banche italiane è avvenuta ieri in occasione della presentazione dell’87ma giornata mondiale del risparmio, dalla quale è emerso un dato curioso: la crisi ha raffreddato il tradizionale amore degli italiani per il «mattone», mentre ha riacceso quello per i titoli di Stato grazie all’aumento dei tassi d’interesse. All’interno dell’indagine Acri-Ipsos risulta infatti che nel 2011 è tornata ad aumentare (dal 21 al 24%) la percentuale degli intervistati che preferisce investire una piccola parte dei propri risparmi, a discapito di chi sceglie di tenere i soldi in casa o sul conto corrente (64% contro 68% nel 2010). La causa, spiega il rapporto, può essere individuata nell’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato e delle obbligazioni, che ha modificato quindi l’appeal degli italiani verso l’investimento immobiliare. «Il mattone resta l’investimento preferito, ma la percentuale di chi lo sceglie crolla di oltre dieci punti percentuali in un solo anno (dal 54% al 43%), tornando sui livelli del 2001», si legge all’interno dello studio. Non a caso, i Bot sono arrivati a rendere oltre il 2%, mentre il rendimento dei Btp a 10 anni è arrivato a sfiorare quasi 6 punti percentuali.