La prospettiva di invecchiare si conferma una delle principali paure degli italiani, e il pensiero di vivere quella fase della vita con un forte handicap fisico o con la perdita di capacità mnemoniche gravando sulle spalle delle famiglie in mancanza di una dovuta assistenza, aggiunge ulteriore ansia al 59% degli italiani che non vive felicemente il proprio invecchiamento.

Lo Studio condotto da Astra Ricerche per Assidai, il fondo sanitario integrativo di Federmanager, dal titolo “L’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’invecchiamento” conferma come l’intero sistema socio-sanitario nazionale si trovi nelle condizioni di dover preparare la società di domani a fronteggiare l’emergenza e a sostenere il cambiamento.

 

Di questi temi si è discusso in una tavola rotonda,  a commento dello Studio presentato da Enrico Finzi, Presidente di AstraRicerche,  organizzata presso il Senato della Repubblica con il Patrocinio del Senato della Repubblica e dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione e che ha visto la partecipazione di autorevoli istituzioni del welfare e della sanità italiana: Sen. Antonio Tomassini – Presidente XII Commissione Igiene e Sanità, Sen. Cesare Cursi – Presidente Osservatorio Sanità e Salute , On. Fiorenza Bassoli – Componente XII Commissione Igiene e Sanità, Sen. Claudio Gustavino – Componente XII Commissione Igiene e Sanità  Sen. Luca Bellotti – Sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali.

 

  • Sen. Antonio Tomassini, Presidente XII Commissione Sanità – “Le evidenze emerse da questo Studio confermano l’urgente necessità di sviluppare nuove politiche strategiche volte a supportare e stimolare la doppia risposta attiva nei cittadini, ossia la compresente adozione di misure di prevenzione e di accesso alla sanità integrativa in’ottica di sussidiarietà. Da anni  l’Associazione da me presieduta lavora per trovare nuovi spazi per promuovere un’adeguata cultura di educazione ai corretti stili di vita e alla prevenzione delle malattie, specie quelle che sono solite emergere con il passare degli anni, con un’attenzione particolare all’individuazione degli interventi prioritari e più efficaci”.

Le evidenze emerse dallo studio Assidai /AstraRicerche indicano infatti come il rapporto degli Italiani con il proprio invecchiamento sia per molti difficile. 

  • Prof. Enrico Finzi, Presidente di AstraRicerche: “Assistiamo ad una forte ambivalenza  nei sentimenti che i nostri connazionali ultra14enni affermano di provare pensando alla vecchiaia oggi e in futuro: malgrado vi sia la consapevolezza che rispetto al passato la medicina abbia fatto passi avanti straordinari per rendere più lunga e serena la vita degli anziani che oggi vivono più sani e attivi rispetto a un tempo; il 60% crede che oggi gli anziani siano meno amati, rispettati, onorati, seguiti e curati a confronto con gli anni del boom economico. E il 37% – pari a circa 19 milioni di Italiani – dice “vorrei non invecchiare o non esser invecchiato mai” e la medesima percentuale afferma “odio invecchiare, sentire il tempo che passa ogni giorno”.

 

A questo rifiuto si affianca anche l’ansia che l’invecchiamento venga accompagnato da un mix d’indebolimento fisico e di perdita della memoria: il 35% dei quali teme appunto questo doppio handicap prospettico, essendo visto come la premessa della ‘minaccia massima’, cioè della progressiva perdita di autonomia e di finire “a carico”  della famiglia  (per lo più i figli e specialmente le figlie, le nuore, le nipoti, le cognate, ecc.: dunque il grande esercito delle ‘lei’ su cui ricadono – da sempre e come sempre – le attività di cura dei deboli, dei malati, dei non autosufficienti).

 

  • Ing. Lorena Capoccia Presidente di Assidai: “E’ evidente come non sia solo la decadenza psico-fisica la maggiore fonte di angoscia bensì il timore della perdita di autonomia e di finire ‘a carico’ degli altri. Per attivare un atteggiamento positivo e di prevenzione, stiamo pensando ad un sistema di ‘Patente a punti della sanità’ dove i comportamenti virtuosi vengano premiati con l’accesso ad un sistema sanitario integrato, specialistico e personalizzato offerto a costi minori. Un sistema di monitoraggio periodico permetterà di implementare una serie di misure ‘personal care’ per premiare e stimolare l’adozione di un corretto stile di vita e cura della persona. Al momento Assidai già garantisce, in tutti i piani sanitari, il supporto  a persone non autosufficienti, con una “rendita vitalizia” di 1.000 euro al mese e l’assistenza infermieristica specializzata che questo genere di problematica comporta”.

 

Il terrore della solitudine, dell’abbandono, della carcerazione soft in un ospizio o in una residenza protetta (anche se di lusso) attanaglia il 63% degli Italiani, e la paura di diventare totalmente dipendenti da altri (in realtà quasi unicamente altre) divora il 58% della popolazione dai 15 anni in su, con accentuazioni pressoché identiche a quelle appena citate.

 

A questa preoccupazione diffusa, purtroppo non corrisponde un’adeguata risposta da parte della popolazione. Per quel che attiene alla prevenzione, se il 61% fa qualcosa o molto – in misura pressoché identica – per prevenire il proprio invecchiamento ritardandolo o diminuendone gli effetti, ben il 39% non fa assolutamente nulla.

Di questi un quarto dei casi adotta l’atteggiamento di “Angosciati paralizzati” rimanendo bloccato dalle proprie ansie, con un campione che sopra la media è rappresentato da persone vicine alla Terza Età, residenti al sud e nelle città maggiori, con licenza elementare e media, salariati e non accedenti a Internet.  Gli altri  dei tre casi su quattro, i cosiddetti “Menefreghisti” rimandano o rimuovono il problema i maschi, i 34-55enni, i piemontesi e i lombardi, i residenti nei comuni minori, i membri del ceto medio impiegatizio e autonomo così come gli imprenditori/dirigenti/professionisti, i benestanti e gli affluenti).

 

Simili atteggiamenti si riscontrano anche nelle scelte di tipo assicurativo, che riguardano solo il 51% della popolazione italiana 15-64enne: al di sopra della media troviamo le donne (più a contatto con gli anziani e con i loro problemi), i 35-54enni (se lavorano), i residenti al di sopra della linea ideale che unisce Grosseto ad Ascoli Piceno, i diplomati e i laureati, gli impiegati/tecnici/quadri/insegnanti e ancora di più gli imprenditori/dirigenti/professionisti, i lettori di quotidiani e mensili, gli internauti, gli abbonati Sky.

 

Dell’intero campione dunque  solo il 41% afferma di aver attivato la doppia ‘risposta attiva’, prevenzione e assicurazione (copertura sanitaria integrativa a quella fornita dal welfare). Ma solo esattamente la metà di questa minoranza (20%) si dice soddisfatto ritenendo di aver acceso una polizza o altra soluzione che “davvero copra i rischi dell’invecchiamento”, ossia che sia “in grado di fornirmi adeguate diagnosi e terapie se dovessi ammalarmi seriamente” oltre che “di fornirmi un’assistenza dignitosa se non fossi più autonomo e cioè capace di alimentarmi, lavarmi, vestirmi, muovermi, uscire di casa, eccetera”.

 

La conseguenza generale è terribile: solo il 29% dei nostri connazionali è certo che “a suo tempo” potrà contare su un adeguato mix di diagnosi, terapie e assistenza “se non dovessi essere più autosufficiente” e “senza dover dipendere dall’aiuto di famigliari o di badanti/infermiere”; il 28%, invece, ipotizza in quell’evenienza di far conto su parenti (conviventi o non) e/o su badanti o infermiere; il 34% si affiderebbe al Welfare; il 9% parla tragicamente di “farla finita” (ossia di lasciarsi morire o di suicidarsi).

 

  • Ing. Lorena Capoccia Presidente di Assidai: “Siamo di fronte a quella che può essere definita un’emergenza-paese; che rende necessario l’impegno congiunto delle famiglie italiane, del sistema sanitario e del welfare nazionale, oltre che di soggetti privati inseriti nella filiera. Il nostro ruolo, quale fondo sanitario integrativo iscritto all’anagrafe voluta dal Ministero del Welfare e delle Politiche sociali, è quello di assurgere a secondo pilastro del SSN, offrendo non solo strutture specifiche e soluzioni volte a ridurre i costi sempre più elevati, ma anche sensibilizzando tutti gli stakeholder affinché nuove misure di prevenzione, assistenza sociale, innovazione e specializzazione possano essere efficientemente attuate ”.

 

Per monitorare l’evoluzione dell’atteggiamento degli italiani nei confronti della doppia risposta attiva (prevenzione e assicurazione/copertura sanitaria integrativa), Assidai ha commissionato ad AstraRicerche la realizzazione di uno strumento di misurazione ad hoc, il termometro Assidai, che attraverso tre indici sintetici fornirà anche nei prossimi anni fotograferà la situazione.

 

–      il primo di essi segnala la preoccupazione degli Italiani circa il proprio rischio percepito di perdita d’autonomia personale (conseguente a gravi patologie – acute o croniche – e/o a fenomeni degenerativi – valore misurato = 58%;

–        il secondo delinea la ‘risposta attiva’ basata su prevenzione e assicurazione/copertura sanitaria integrativa: quest’ultima al di sopra dello ‘zoccolo’ garantito dal Welfare universale) – valore misurato = 21%;

–        il terzo mostra il divario tra i primi due indici, potendo essere considerato una proxy del gap tra preoccupazione autoriferita e attivizzazione responsabile – valore misurato = 64%.