Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

La Cnmv (Consob spagnola) ha dato il via libera all’opa di Bbva su Banco Sabadell, un’operazione da 17,4 miliardi di euro. L’offerta, che resterà aperta dall’8 settembre al 7 ottobre prevede lo scambio di un’azione Bbva più 0,7 euro in contanti per 5,5483 azioni Sabadell. Ciò permetterebbe agli azionisti di Banco Sabadell di avere una partecipazione del 13,6% in Bbva, che si attende sinergie annue per 900 milioni. Stime superiori a quelle iniziali ma che avranno effetto posticipato a causa delle condizioni imposte dal governo spagnolo, che blocca la fusione completa per almeno tre anni.
Ora che Mps ha raggiunto il controllo di fatto di Mediobanca, con adesioni all’opas arrivate venerdì 5 a quota 45,8% con adesioni pesanti come lo 0,96% della holding Finprog della famiglia Doris e a tre giorni dal termine di lunedì 8 (con una coda di riapertura tra il 16 e il 22 settembre), il mercato inizia a guardare all’execution del piano di conquista di Rocca Salimbeni su Piazzetta Cuccia. Quali sono i «rischi di dissinergie e di distruzione di valore» di cui la merchant bank guidata da Alberto Nagel ha parlato fino a qualche giorno fa con l’ennesima bocciatura dell’opas della banca toscana?
Un Paese con mille abitanti per sportello bancario, nessun albo dei consulenti finanziari e una certa diffidenza – anche da parte delle autorità regolatorie – verso approcci al cliente poco tradizionali. Così si presentava la Spagna nel 2000, quando Banca Mediolanum acquisì Fibanc (oggi Banco Mediolanum) iniziando il suo percorso nella penisola iberica con i primi 76 consulenti. Venticinque anni dopo il gruppo guidato dall’amministratore delegato Massimo Doris conta 1,2 miliardi di masse gestite in Spagna e oltre 1.600 family banker (dati al 30 giugno).
Frodi onlineCon i falsi creati con l’intelligenza artificiale in soli otto mesi sono stati rubati agli italiani 116 mln di euro. Faro della Polizia Postale sui deepfake: ci sono metodi di smascherarli ma servono nuove regole. Nei primi otto mesi del 2025 sono stati trattati 12 mila casi di truffe informatiche, per un totale di 143 milioni di euro sottratti alle vittime. «Il falso trading online si conferma senza ombra di dubbio la truffa online più redditizia: sebbene i casi rappresentino il 29% del totale assorbono l’81% delle somme sottratte, pari a oltre quattro quinti delle perdite economiche del periodo. Attraverso questa pratica, solo tra gennaio e agosto, i truffatori sono riusciti a sottrarre 116 milioni di euro ai malcapitati, cifra in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «A favorirne la proliferazione», spiega il direttore Gabrielli, «è la bassa alfabetizzazione finanziaria, combinata con campagne ingannevoli talvolta potenziate dal deepfake»
Il piano del Cancelliere Friedrich Merz è sostenere le iscrizioni ai fondi pensione con una sorta di paghetta statale: da inizio 2026 vuole dare 10 euro al mese ai bambini dai 6 fino al compimento dei 18 anni. Queste somme dovranno essere investite dai genitori in un nuovo piano di accumulo del risparmio, denominato Frühstart Rente, che si aggiungerà al sistema dei fondi pensione già attivi nel Paese. Al compimento della maggiore età, lo Stato smetterà di erogare questo aiuto ma il piano di risparmio resterà aperto e quindi si potrà continuare ad alimentarlo volontariamente. In ogni caso non sono possibili prelievi e quindi le somme versate, sia che si smetta di contribuire a 18 anni, sia che si continui, potranno essere riscattate solo quando i beneficiari raggiungeranno l’età della pensione che è oggi a 67 anni. La misura punta anche a incoraggiare i giovani a entrare nei mercati finanziari portandoli a avere maggiore dimestichezza con gli investimenti vista l’elevata propensione alla liquidità dei risparmiatori tedeschi. Proprio per capire quanto potrebbe fruttare un investimento da 10 euro al mese, sul modello del piano tedesco ma calato nella situazione normativa e fiscale italiana, MF-Milano Finanza ha chiesto a Smileconomy (società di consulenza finanziaria indipendente) una simulazione per bimbi e ragazzi tra i 6 e i 18 anni con un versamento fino all’età della pensione
Le giovani generazioni sono particolarmente esposte ad un elevato rischio previdenziale per effetto dell’applicazione integrale alle future pensioni del metodo di calcolo contributivo. Diviene allora sempre più importante per loro l’adesione ai fondi pensione. La normativa previdenziale prevede specifiche agevolazioni fiscali a beneficio dei giovani partendo dalla possibilità per i genitori di dedurre entro il plafond annuale dei 5.164,57 euro i contributi dei famigliari fiscalmente a carico, quindi anche quelli per i figli (nel limite di deducibilità rientra anche l’eventuale contributo versato dal datore di lavoro mentre non rientrano invece le quote di tfr)
L’evoluzione della piramide demografica italiana delinea un ulteriore innalzamento della futura sopravvivenza. Secondo i recentissimi dati dell’Istat la speranza di vita è prevista in ulteriore crescita (86,1 e 89,7 anni quella prevista alla nascita nel 2080, rispettivamente per uomini e donne, con un guadagno di 4,4 anni per i primi e di 4,1 anni per le seconde sul 2024). Diviene allora sempre più necessario considerare il rischio longevità come elemento centrale nel proprio percorso di pianificazione finanziaria, considerando con particolare attenzione la fase del decumulo. Ma qual è la relazione tra il risparmiatore e le rendite vitalizie, che costituiscono lo strumento elettivo per fronteggiare il rischio longevità? Per completezza di esposizione va evidenziato come nelle forme pensionistiche complementari si prevedono diverse tipologie tra cui il risparmiatore previdente può scegliere quella più adatta alle proprie esigenze. Si ha nello specifico la rendita vitalizia rivalutabile, la rendita rivalutabile reversibile, la rendita vitalizia con controassicurazione, la rendita rivalutabile reversibile certa per tot anni e, in maniera tale da potere coniugare la integrazione pensionistica con esigenze di tipo sanitario, la rendita vitalizia rivalutabile con copertura long term care
Considerando la tradizionale voglia di sicurezza che caratterizza il risparmiatore italiano, l’aspettativa di tutelare il proprio futuro personale e famigliare determina spesso la scelta di dotare il proprio portafoglio di investimenti di opportune soluzioni di tipo assicurativo. Nella prospettiva di aumentare l’efficienza della diversificazione del rischio complessivo, in questo contesto le polizze Vita rappresentano un utile strumento da utilizzare. Consentono infatti di rispondere a una serie di bisogni che vanno dalla protezione del capitale alla tutela legale, al passaggio generazionale. Questi strumenti, sottoscrivibili sia a premio unico sia con modalità rateale, possono rappresentare anche veicolo per raggiungere obiettivi determinati come costruire un capitale per i figli o costituire nel tempo un capitale per acquistare la casa. Quali sono le possibilità di investimento assicurativo per un risparmiatore e come utilizzarle?
Quali sono i punti più importanti da considerare nella scelta consapevole della polizza Vita da sottoscrivere? Utili suggerimenti possono essere tratti dallo specifico vademecum realizzato dall’Ania e disponibile sul sito dell’associazione delle compagnie assicurative presieduta da Giovanni Liverani.
Un risparmiatore accorto ha investito per tutta la carriera lavorativa in vista della sua pensione. Con un classico portafoglio 60% azioni e 40% obbligazioni e un versamento mensile di 200 euro è arrivato in 40 anni a possedere un bel gruzzoletto di quasi 500 mila euro (i dati sono stati ricavati da una simulazione con lo strumento online Curvo), frutto di un tasso di crescita annuo del 4%. Finalmente arriva il momento del ritiro dal mondo del lavoro. Il risparmiatore sa di aver fatto bene i compiti a casa e di aver messo da parte un bel po’ di denaro per vivere in serenità la sua pensione. Ma la vera domanda arriva adesso: come si può impiegare davvero il denaro accumulato in tanti anni di investimento paziente? In altre parole: come effettuare quello che tecnicamente si chiama il decumulo del proprio portafoglio?
Il dibattito politico in vista della prossima legge di Bilancio è incentrato sull’opportunità di prevedere misure a beneficio del ceto medio. Molto interessante con riferimento specifico alla relazione tra ceto medio e welfare è il recente Rapporto Censis-Cida pubblicato nello scorso mese di maggio. Tra gli elementi di novità rispetto al recente passato, il report evidenzia l’evoluzione del modello di sicurezza segnato dall’erosione di due pilastri ancora fondamentali, come il sistema pubblico e il risparmio privato, il potenziamento di un pilastro aggiuntivo, il welfare complementare, e l’efficacia persistente del tradizionale pilastro del welfare famigliare. «Il Rapporto fotografa una frattura profonda: il ceto medio è il punto di tenuta del Paese, ma oggi vive un paradosso insostenibile. È troppo ricco per ricevere aiuti, troppo povero per costruire futuro. Colpito dal fisco, escluso dal welfare, ignorato nei riconoscimenti. Eppure, resiste: investe nei figli, tiene in piedi famiglie e territori con una generosità silenziosa. Ma quanto può sopportare ancora? Possiamo permetterci di non ascoltarlo?», sottolinea Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, la confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità.
Banca Generali ha realizzato ad agosto una raccolta netta di 471 milioni (+25%). Da inizio anno la raccolta cumulata ha raggiunto i 4 miliardi, in linea con gli obiettivi dell’anno, pur in un contesto di volatilità e pressioni dalle variabili di finanza straordinaria che ne hanno caratterizzato gli ultimi mesi. La composizione della raccolta conferma la domanda di riposizionamento dei portafogli verso soluzioni gestite da parte della clientela. La raccolta in Assets under Investment è risultata pari a 201 milioni (2 miliardi da inizio anno) trainata dalla domanda di fondi (92 milioni nel mese, 442 milioni da inizio anno) e contenitori finanziari (41 milioni nel mese, 722 milioni da inizio anno)..
Nel mese di agosto Fineco ha registrato una raccolta netta di 842 milioni di euro, in crescita del 19% rispetto ai 706 milioni dello stesso periodo del 2024. La banca sottolinea come questo risultato rifletta il «forte interesse verso soluzioni di investimento efficienti e convenienti da parte di una clientela in continua espansione». La composizione della raccolta evidenzia 171 milioni nella componente gestita, di cui 166 milioni provenienti dalla raccolta retail di Fineco Asset Management, 602 milioni nella componente amministrata e 69 milioni nella componente diretta.
  • La solidità di Banco Bpmvita Club
Banco Bpmvita Club (tariffa M1001) è un contratto di assicurazione a vita intera, a premio unico, con partecipazione ai risultati finanziari realizzati da due gestioni separate di attivi, che vengono adottate in parallelo. La polizza si estingue automaticamente al decesso dell’assicurato o nel caso in cui il contraente eserciti il diritto di recesso o di riscatto totale.
Il premio unico versato verrà conferito nelle gestioni separate di attivi denominate Bpm Sicurgest e Bpm Agile, rispettivamente in base a percentuali fisse e non modificabili, ovvero il 20% e l’80% rispettivamente. Bpmvita riconosce annualmente al capitale assicurato di pertinenza delle singole gestioni separate una partecipazione al rispettivo rendimento,
che non potrà risultare inferiore allo 0% fino alla quinta ricorrenza annuale; successivamente, la misura di partecipazione potrà essere positiva, negativa o nulla. Gli attivi detenuti da
Bpm Sicurgest e da Bpm Agile sono prevalentemente di tipo obbligazionario (titoli di debito Governativi e Corporate), ma possono costituire oggetto di investimento anche titoli di capitale, depositi bancari, pronti contro termine, quote di fondi, in misura minore.

Il decreto Terra dei fuochi incide sulla disciplina della responsabilità amministrativa degli enti: i nuovi delitti, unitamente ad altri delitti ambientali già esistenti, sono stati inseriti nell’elenco dei reati-presupposto di cui al dlgs 231/2001, la cui commissione può dar luogo a responsabilità amministrativa delle società. L’azienda potrebbe dunque essere chiamata a rispondere, ad esempio, se non dimostra la corretta gestione di un deposito temporaneo di rifiuti, non verifica puntualmente le autorizzazioni di trasportatori e destinatari dei propri rifiuti o abbandona in modo irregolare, anche in via episodica, rifiuti, pericolosi o non. In tali casi potranno essere applicate le sanzioni pecuniarie e/o interdittive ex d.lgs. 231/2001, ferma restando la responsabilità penale personale degli autori materiali degli illeciti. Il dl n. 116/2025, recante “Disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti e per la bonifica dell’area denominata Terra dei Fuochi”, ora in seconda lettura al Senato, prevede un generalizzato e significativo inasprimento delle sanzioni per i reati ambientali, nonché la trasformazione di numerose fattispecie di reati ambientali da semplici “reati contravvenzionali” in veri e propri “delitti”.
Sono valide le multe per eccesso di velocità rilevata mediante l’autovelox che è munito della semplice approvazione ministeriale e non dell’omologazione. Lo afferma il Tribunale di Bologna con una sentenza n. 1816 del 9 agosto 2025, che si pone in netto contrasto con l’orientamento della Cassazione che invece, secondo un orientamento consolidatosi dopo la nota sentenza n. 10505 del 18 aprile 2024, sostiene la necessità dell’omologazione. Un automobilista ha impugnato il verbale di contestazione per il superamento di 17 km/h del limite di velocità di 50 km/h, sostenendo l’invalidità dell’accertamento perché l’autovelox utilizzato non era omologato, ma soltanto approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il Tribunale di Bologna ha respinto il ricorso, ritenendo pienamente valido e legittimo il verbale. Secondo la giudice Alessandra Cardarelli, l’approvazione ministeriale è sufficiente per garantire la legittimità dello strumento, senza alcuna necessità di omologazione ministeriale. La questione ruota intorno a due norme del codice della strada.

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Una pista sempre più accreditata in queste ore è quella che guarda in Francia, al Crédit Agricole, già azionista industriale di Banco Bpm sopra il 20% e con in pancia il 76% di Crédit Agricole Italia (CAI). Il problema è quale sarà la quota del Crédit Agricole nel nuovogruppo e cosa ne penserà il governo. Secondo gli analisti che stanno esamindando la possibile aggregazione Banco Bpm- CAI, infatti, difficilmente questa quota potrà essere compressa sotto il 35%.

Ora che il cosiddetto scudo penale per i sanitari è diventato un disegno di legge varato dal Consiglio dei ministri e che le polemiche di inizio agosto sembrano sopite, si può dire che sia stato fatto un passo in avanti verso il miglior bilanciamento degli interessi coinvolti dalla disciplina della responsabilità sanitaria. Si è scelto di semplificare la proposta di riforma molto più articolata e a lungo elaborata dalla commissione per la riforma della colpa medica, istituita presso il ministero della Giustizia e presieduta da Adelchi D’Ippolito.
Una delle parti più rilevanti del disegno di legge sulla responsabilità sanitaria appena varato riguarda le prestazioni di speciale difficoltà. Il Ddl prevede l’introduzione, nell’articolo 7 della legge 24/2017 (Gelli), di un nuovo comma, il 3-bis. Esso esordisce richiamando in termini espressi l’applicabilità alla responsabilità medica dell’articolo 2236 del Codice civile, norma cardinale nel campo delle responsabilità professionali, secondo la quale «se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà, il prestatore d’opera non risponde dei danni se non in caso di dolo o di colpa grave». Si ricorda come, per giurisprudenza costante, tale limitazione sia applicabile solo per la colpa di imperizia e non invece, neppure nei casi di particolare difficoltà, nei casi di negligenza o di imprudenza. Viene così chiaramente ricordato che la valutazione della responsabilità civile dell’operatore professionale sanitario, anche quando risponda extracontrattualmente, deve essere vagliata anche in funzione della eventuale difficoltà dei problemi tecnici incontrati nello svolgere la prestazione (senza che tale difficoltà sia posta in necessaria correlazione con l’esistenza o meno di linee guida o buone pratiche, inerendo piuttosto e più di frequente agli eventuali incerti del caso concreto o nella assoluta specificità o novità della fattispecie).

Gli asset in gestione delle prime venti case d’investimento pesano, in Italia, per almeno 2.640 miliardi di euro. Questi i dati al 31 dicembre del 2024 estrapolati da un’indagine di Kpmg sui dati di bilancio (quelli disponibili) delle prime trenta società attive nel comparto. A giocarsi il podio sono Generali Asset management e Intesa Sanpaolo, con le sue tre articolazioni Eurizon, Fideuram e Sanpaolo Invest. Se nel 2023 a capeggiare la classifica erano le varie branch di Intesa (con 543,7 miliardi in gestione), alla fine dell’anno scorso Generali è balzata in testa con 695 miliardi di masse gestite. Il forte incremento è, almeno in parte, da attribuire, al completamento dell’acquisizione di Conning holding ltd. Almeno due dei quattro principali attori del mercato del risparmio gestito italiano si trovano, anche se solo indirettamente, lambiti dall’Ops (ormai Opas) lanciata da Mps su Mediobanca.
Italiani sempre più alla prese con le rate a fine mese, siano esse quelle per il mutuo casa oppure per l’acquisto dell’automobile. Nei primi sei mesi dell’anno si è infatti ulteriormente allargata la platea di coloro che hanno almeno un contratto di credito rateale in essere, pari al 59,6% della popolazione maggiorenne (+13,1% rispetto al 2024). Una dinamica che riflette la ripresa dei consumi e degli acquisti sostenuti da finanziamenti che vanno a coprire piccoli importi. Da non trascurare poi l’effetto tassi che torna a rendere più appetibili i mutui casa. A livello pro-capite, nel primo semestre del 2025 la rata media rimborsata ogni mese è di 278 euro (stabile rispetto a un anno fa), mentre l’esposizione residua – intesa come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere – è stata pari a 31.637 euro (in calo del -10%). È quanto emerge dall’analisi dei dati disponibili in Eurisc, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif.