Se il demansionamento comporta la perdita del lavoro notturno e delle relative maggiorazioni, non si può negare il risarcimento del danno patrimoniale. È quanto affermato dalla Corte di cassazione (ordinanza 22636/2025), che ha accolto il ricorso di un lavoratore contro la decisione della Corte d’appello dell’Aquila, la quale aveva affermato un principio opposto, rilevando che, senza il concreto “disagio” dell’aver effettuato lavoro notturno, non poteva essere riconosciuto alcun risarcimento. La Cassazione ha ribaltato tale decisione ribadendo che, in presenza di una oggettiva perdita economica derivante da un illegittimo mutamento di mansioni, il danno patrimoniale non può essere escluso in base a considerazioni astratte o generiche. La Corte ha stabilito, inoltre, che il giudice non può trascurare l’accertamento concreto dell’effettivo pregiudizio subito dal lavoratore in conseguenza diretta del comportamento illegittimo del datore.