Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Cyber criminali sempre più attivi e minacciosi sul web. Aumentano i dati trafugati sul dark web e, ancor di più, crescono i furti di dati sull’open web o web pubblico, dall’accesso generalizzato. A registrarlo è l’Osservatorio cyber di Crif. Nei primi sei mesi dell’anno, gli alert inviati per esposizione dei dati online sono stati 1,15 milioni sul dark web e 33.700 sull’open web, questi ultimi in aumento del 43% rispetto al secondo semestre 2024. Gli attacchi informatici, riferiscono gli esperti dell’Osservatorio, sono sempre più complessi e mirati, e si diffondono nuove truffe che sfruttano le abitudini digitali degli utenti per colpire in modo più efficace. Tra le più insidiose c’è per esempio quella dei “QR Code contraffatti”, collocati sui parcometri o in luoghi pubblici, che, una volta scansionati, rimandano a siti malevoli che imitano quelli ufficiali per carpire dati personali o effettuare pagamenti fraudolenti; oppure la “truffa dei like”, veicolata tramite social e app di messaggistica e basata sulla promessa di guadagni facili in cambio di interazioni online.
Le imprese finanziarie europee dovranno alzare l’asticella della trasparenza nei report sulla sostenibilità: i grandi operatori finanziari (banche, assicurazioni, gestori di fondi e società di investimento) vengono promossi per la qualità delle loro rendicontazioni sugli impatti negativi degli investimenti (Principal adverse impacts – Pai), mentre gli operatori più piccoli restano indietro per documenti ancora troppo vaghi e difficili da consultare. Alle Autorità nazionali viene chiesto di rafforzare i controlli e alla Commissione Ue di rivedere le regole. È la fotografia che emerge dal quarto rapporto delle Autorità europee di vigilanza (Esa), diffuso il 9 settembre scorso, che analizza le dichiarazioni sugli impatti negativi degli investimenti previste dal Regolamento Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation.
I giudizi e le valutazioni soggettive sono dati personali, sono conoscibili e trasparenti, ma non si applica il diritto di rettifica previsto dal Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679). Imprese, p.a. e professionisti sono autonomi e responsabili delle valutazioni formulate nella loro attività: le loro conclusioni, peraltro, sono impugnabili secondo quanto previsto dalle leggi civili e amministrative in relazione al rapporto sostanziale in cui si inserisce la valutazione. È quanto deciso dal tribunale dei Paesi Bassi centrali, con la decisione del 13 maggio 2025, nel caso UTR 24/4589, solo ora resa nota. La pronuncia rappresenta un orientamento, di cui tenere conto anche in Italia, considerato che è un’interpretazione ufficiale del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679), il quale è direttamente applicabile in tutti gli stati membri dell’Unione europea.

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Aumentano ancora, sebbene con un tasso di crescita minore, i prezzi medi della Rc Auto, che nel secondo trimestre sono saliti del 3,7% con una media di 415 euro. Lo afferma l’Ivass, secondo cui in termini reali l’aumento ammonta al 2 per cento. Il trend di crescita, su base annua, «è in decelerazione rispetto al primo trimestre del 2025 e al secondo trimestre del 2024». Il premio medio «è inferiore del 17,7% rispetto al secondo trimestre del 2014».
Nel secondo trimestre di quest’anno la quota dell’autonoleggio sul totale delle immatricolazioni in Italia è salita al 34,67%. Un risultato frutto della contrazione della domanda da parte dei consumatori e della crescita di quella delle società di noleggio. Per quanto possa sembrare una percentuale già molto alta, sembra destinata a crescere ulteriormente. Almeno da quanto avviene in altri grandi Paese europei: Germania, Gran Bretagna e Olanda sono già arrivate al 50%. «Ci sono due modalità per arrivare al 50%, ma solo una delle due è virtuosa afferma Alberto Viano, presidente di Aniasa, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità – Al momento, purtroppo, stiamo scivolando versa quella meno auspicabile, ovvero una crescita della quota dell’autonoleggio causata soprattutto dal calo delle immatricolazioni».
Il fenomeno dei furti di auto in Italia è una piaga endemica nel nostro Paese. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, ogni anno vengono sottratti oltre 120 mila veicoli, con una quota di recupero che si ferma attorno al 40%. Per le flotte aziendali, il danno non riguarda solo il valore del mezzo, ma anche l’interruzione del servizio, i costi assicurativi e la perdita di produttività. E spesso a fare la differenza, nel successo dell’attività criminale, è il ritardo nell’avvio delle ricerche: dopo le prime 48 ore dal furto, le probabilità di ritrovare il veicolo si riducono del 58%. In questo scenario, la tecnologia sta diventando un alleato decisivo. LoJack (azienda di soluzioni telematiche per la mobilità e nel recupero dei veicoli rubati) ha messo a punto due nuove soluzioni basate sull’intelligenza artificiale che promettono di innalzare ulteriormente il livello di sicurezza delle flotte, integrando il già rodato sistema fondato sulla radiofrequenza, con una centrale operativa attiva 24 ore al giorno.
A parole la mobilità sostenibile conquista spazio nel dibattito pubblico, nei fatti la quotidianità degli italiani resta dominata dall’auto privata. È quanto emerge dall’indagine sulla mobilità sostenibile in Italia, realizzata dall’Istituto Piepoli per Eco Festival e presentata a metà settembre a Roma durante la Settimana europea della Mobilità 2025. Il nuovo indice di sostenibilità si ferma a 66 su 100, misura di un percorso ancora a metà. L’auto resta il mezzo centrale: il 77% la utilizza per gli spostamenti frequenti, il 92% almeno una volta a settimana e il 65% ammette di dipendere da essa. Solo il 19% si muove abitualmente con il trasporto pubblico. Sei cittadini su dieci riconoscono che esistono alternative valide, ma soprattutto nei grandi centri e al Nord. Colpisce la scarsa conoscenza della popolazione (13%) del concetto di mobility poverty, ovvero la limitata disponibilità di trasporto pubblico e la scarsa accessibilità ai servizi di prossimità, che costringono le persone a rinunciare a opportunità di lavoro, studio, visite mediche e spostamenti per piacere e relazioni.

La criminalità informatica è diventata ormai un gigante economico: nel 2024 ha generato danni per 9,5 trilioni di dollari, un valore che — se paragonata a un Paese — la renderebbe la terza «potenza» mondiale dopo Stati Uniti e Cina. E la traiettoria è in salita: nel 2029 la cifra potrebbe toccare i 15,6 trilioni di dollari, spinta da offensive sempre più sofisticate contro ospedali, reti idriche ed energetiche. All’orizzonte, l’arrivo del quantum computing rischia addirittura di azzerare le attuali difese crittografiche. In questo scenario Mastercard, che già oggi gestisce oltre 25 miliardi di transazioni digitali e 8 miliardi di elementi di identità, sta costruendo un nuovo modello di difesa per il futuro del commercio digitale. Agenti digitali autonomi, dotati di token di pagamento sicuri, potranno acquistare per conto dei consumatori, negoziare crediti, gestire programmi fedeltà. Un mercato che, secondo le stime, varrà 155 miliardi di dollari a livello globale.
Ci sono 1.705 milioni di utili netti in più, nei primi sei mesi dell’anno in corso, per le prime cinque banche italiane, rispetto al medesimo periodo del 2024. Ovvero, quasi 57 milioni in più, mediamente, al mese; 1,894 milioni al giorno. Osservazione non nuova, ma che si riconferma con forza, riguarda i ricavi da interessi. Nessuna tra le cinque banche di punta ha visto questa singola voce di bilancio migliorare rispetto allo scorso anno: Unicredit -2,9%; Intesa -6,8; Banco Bpm -7; Bper -3,36; Mps -6,7. I crediti alla clientela, altro elemento indicatore dello stato di salute dell’economia aumentano in maniera significativa solo per Unicredit (+3,5%) e Mps (4,2%) e in maniera meno significativa per il Banco Bpm (0,7), che pure si segnala come uno degli istituti più attivi nella concessione dei mutui casa.
Intesa guarda all’estero. E mentre il risiko bancario occupa tutto lo spazio sul territorio nazionale, la prima banca per presenza in Italia, non potendo crescere attorno a casa per vincoli di Antitrust guarda all’estero, in particolare ai territori di Belgio e Lussemburgo, dove la struttura dedicata alla gestione della ricchezza e governata da Tommaso Corcos, responsabile delle Wealth management divisions proverà a conquistare quote di mercato in maniera moderna, quindi senza alcuno sportello, ma offrendo servizi digitali. Le Generali hanno organizzato la settima edizione del Global advisor excellence contest, il premio che ogni anno celebra i migliori consulenti del gruppo. Oltre 100 mila agenti da tutto il mondo hanno partecipato e, dall’1 al 3 ottobre a Palma di Maiorca, si riuniranno i 300 «campioni» per la scelta del vincitore. I finalisti sono stati selezionati sulla base di criteri come la crescita della produzione, l’eccellenza nella consulenza, nella fidelizzazione e digitalizzazione: tutti elementi che concorrono al progetto Lifetime partner.

 


Le spese mediche indicate nella dichiarazione dei redditi da lavoratori e pensionati accorciano la distanza tra Nord e Sud Italia. Gli importi detratti nel modello 730 del 2025 crescono dappertutto, con un rialzo medio del 10,3% su base annua (a 1.387 euro), ma l’aumento percentuale nelle regioni meridionali è più alto. E questo conferma la graduale riduzione di un divario storico: rispetto a cinque anni fa, lo scarto tra la spesa nel Nordovest – la più alta – e quella al Sud è sceso di oltre tre punti: dal 28,2% (1.039 euro contro 747) al 25% (1.486 contro 1.115).
La nuova legge sull’intelligenza artificiale, la 132/2025, avrà un impatto immediato sull’attività dei professionisti. Accanto a norme che dovranno essere precisate da decreti attuativi, il testo contiene, infatti, alcune prescrizioni che saranno vincolanti dal 10 ottobre, giorno dell’entrata in vigore. A partire dall’impiego dell’intelligenza artificiale limitato alle sole «attività strumentali e di supporto» all’attività professionale, mentre il lavoro intellettuale deve restare prevalente. Scatta subito anche l’obbligo per i professionisti di comunicare ai clienti «le informazioni relative ai sistemi di intelligenza artificiale utilizzati».