Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Il rinnovo del cda di Banco Bpm potrebbe essere il primo banco di prova di un’integrazione tra Piazza Meda e Crédit Agricole Italia. L’ipotesi di un matrimonio tra l’istituto guidato da Giuseppe Castagna e la controllata italiana della banca francese è tornata di attualità dopo il flop dell’ops di Unicredit. Ma sul tavolo degli advisor ci sono due nodi cruciali: la struttura finanziaria dell’operazione e, soprattutto, la governance della futura combined entity. Stando ai rumors che circolano nella city milanese, l’operazione allo studio prevede che Banco Bpm rilevi Crédit Agricole Italia valorizzandola circa 5 miliardi di euro, ossia oltre sei volte gli utili 2024. Lo schema allo studio combinerebbe più leve: pagamento in contanti, prolungamento degli attuali accordi di distribuzione e conferimento di quote della capogruppo (dove Parigi potrebbe spingersi dall’attuale 19,6% al 24,9%, evitando comunque l’opa) e delle partecipazioni in Agos Ducato e Anima, in percentuali ancora da definire. La partita sulla governance sarà il naturale corollario di queste scelte e avrà come primo match il rinnovo del cda del Banco.
Per ora Mediobanca resterà sul listino di Piazza Affari. Dopo il successo dell’opas che ha portato Mps all’86,3% del capitale di Piazzetta Cuccia, Siena preferisce prendersi una pausa. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio e i principali soci pubblici e privati del Monte non hanno fretta di arrivare al delisting. Meglio attendere qualche mese, aprendo una fase di distensione dopo una scalata molto combattuta.
Dallo scorso maggio i dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti sono aumentati per quasi tutti i Paesi, a un livello medio che si è attestato al 19,5% a fine agosto, «il più alto dal 1933». Le conseguenze di tale aumento devono ancora farsi sentire pienamente, ma «stanno diventando sempre più visibili gli effetti sulle scelte di spesa, sul mercato del lavoro e sui prezzi al consumo». Lo si legge nell’Economic Outlook dell’Ocse. I
La trasformazione di Mediobanca che potrebbe seguire all’evidente successo dell’ops di Mps non riguarda soltanto la governance. È lo specchio di una sfida più ampia: dare all’Italia una banca d’affari rinnovata, capace di sostenere e condividere la crescita delle imprese nazionali con strumenti moderni, senza smarrire identità e una strategia lungimirante per i suoi stakeholder e per lo sviluppo dell’economia, che Enrico Cuccia aveva delineato alla sua fondazione in un’epoca di ricostruzione industriale del Paese..
  • Solo il 4%-6% dei capitali dei fondi pensione diventa rendita
Viviamo più a lungo, ma ci confrontiamo con pensioni meno generose e con bisogni economici che non si riducono. La vera sfida del futuro non sarà soltanto quanto accumulare, ma soprattutto come spendere in modo efficiente il capitale accumulato, così
da garantirsi sicurezza e libertà durante la pensione, soprattutto nelle prime fasi post pensionamento. Per decenni la pianificazione finanziaria ha privilegiato l’accumulo: pensiamo alla diffusione del risparmio gestito e all’attenzione sempre maggiore sulla previdenza integrativa. Molto meno spazio è stato dedicato al decumulo, ovvero alla fase in cui il patrimonio costruito deve trasformarsi in un flusso di reddito stabile e sostenibile. Ed è proprio qui che si gioca la partita decisiva. I temi sono due: quanto prelevare senza esaurire
prematuramente le risorse e come investire il capitale affinché resti protetto dall’inflazione e dalla volatilità dei mercati.

Danno erariale a cascata sui funzionari pubblici. La riforma della Corte dei conti, già approvata dalla Camera e attualmente all’esame della Commissione affari costituzionali del Senato, rischia di produrre un effetto boomerang. Perché se da un lato limita al 30% del danno definitivamente accertato la quota di risarcimento che può essere richiesta al dipendente pubblico, dall’altro impone alle amministrazioni di agire in sede civile per recuperare il restante 70%. E in caso di inerzia nell’avvio dell’azione civile, scatterà “con effetto moltiplicatore, una nuova e autonoma ipotesi di responsabilità amministrativa” a carico dei funzionari pubblici. A lanciare l’allarme è la sezione regionale di controllo della Corte conti Lombardia. Nella deliberazione n.286/2025, resa nota ieri, i giudici contabili lombardi, esaminando un quesito relativo alla possibilità di agire per il recupero del danno erariale cagionato da un dipendente comunale beneficiario di un riconoscimento economico non spettante, hanno colto l’occasione per guardare oltre l’attuale normativa, riflettendo su cosa cambierà se e quando la riforma della Corte dei conti all’esame di palazzo Madama (AS 1457) sarà approvata nel testo varato dalla Camera.
Chi fa sport va in pensione prima. Il requisito d’età, infatti, è scontato di un anno ogni quattro di lavoro effettivamente svolto con la qualifica di sportivo. Due esempi per chi abbia lavorato almeno 20 anni come sportivo: può mettersi a riposo a 62 anni, anziché a 67 anni, avvalendosi del pensionamento di vecchiaia; oppure può incrociare le braccia a 59 anni, anziché a 64 anni, avvalendosi del pensionamento anticipato se la pensione mensile maturata è almeno di 1.616 euro. A precisarlo, tra l’altro, è l’Inps nella circolare n. 127/2025 con cui, acquisito il parere del ministero del lavoro, fornisce le istruzioni in materia di pensioni per i lavoratori sportivi dopo la riforma del dlgs n. 36/2021, in vigore dal 1° luglio 2023. Un fondo di previdenza ad hoc. La riforma, tra le tante novità, ha introdotto la definizione di «lavoratore sportivo» e disposto l’iscrizione al Fondo pensione sportivi professionisti (Fpsp) gestito dall’Inps. In particolare, a tale Fpsp devono iscriversi: i lavoratori subordinati, sia del settore dilettantistico che di quello professionistico; i lavoratori autonomi e le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.) del settore professionistico. Invece, lavoratori autonomi e co.co.co. del settore dilettantistico devono iscriversi alla gestione separata dell’Inps.

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L’Italia è dentro una trasformazione demografica «senza precedenti»: nei prossimi 10 anni usciranno dal mercato del lavoro 6,1 milioni di occupati, mentre i giovani non basteranno a sostituirli. L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’Inapp, Natale Forlani, in audizione in Parlamento. Le simulazioni dell’istituto dicono anche che la spesa pensionistica salirà fino al 17% del Pil entro il 2040 mentre ci sono già più di 4 milioni di over 65 non autosufficienti. A fronte di questo, l’Italia «non ha sviluppato un sistema coerente di politiche e strategie», ha detto Forlani.

Non c’è solo l’impatto sul lavoro, e più in generale sulla produttività. L’onda lunga della denatalità ha portato a un innalzamento dell’età della popolazione, e con esso a una maggiore pressione sul settore dell’assistenza e della sanità. Dai numeri resi noti ieri dall’Inapp la popolazione non autosufficiente over 65 (composta da persone che, a causa di limitazioni fisiche, mentali o sensoriali, non sono in grado di svolgere in autonomia le attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, mangiare, muoversi, etc) nel 2023 era stimata in oltre 4 milioni di individui, con un aumento dell’1,7% rispetto al 2021 e, come tutti i dati relativi all’invecchiamento in Italia, destinata a crescere. Di questi, solo il 7,6% dei bisogni di assistenza è coperto dalle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e il 30,6% dall’Assistenza domiciliare integrata (Adi), mentre i centri diurni coprono lo 0,6% della domanda.
Il nuovo Osservatorio Cyber di Crif fotografa un Paese esposto, vulnerabile e sempre più bersaglio dei pirati digitali. Nel solo primo semestre del 2025 sono stati inviati 1,15 milioni di alert per dati personali finiti nel dark web e 33.700 sull’open web, in aumento del 43% rispetto alla fine del 2024. Numeri che raccontano una realtà scomoda: un “navigante” italiano su tre ha già ricevuto almeno un avviso che le proprie credenziali vagano nelle acque torbide del dark web. L’Italia si piazza al sesto posto al mondo per indirizzi e-mail compromessi e messi in circolazione sul dark web. Non è un dettaglio da statistica: la combinazione “e-mail più password” è la chiave che spalanca porte digitali di conti correnti, servizi pubblici e account social. Compare nel 91,7% dei casi, mentre nel 84,9% dei casi la password è associata allo username. Altro dato appetibile per i cyber criminali risulta essere il numero di telefono, associato alla e-mail nel 41,1% dei casi, e al nome e cognome nel 38,2% dei casi. E i dati delle carte di credito, rintracciati con i codici di sicurezza nel 42,1% delle violazioni, mostrano un balzo dell’11,9%.
Un top manager di un grande gruppo assicurativo e bancario, giusto un anno fa, ci aveva portato a riflettere sul fatto che il lavoro non è fatto solo di tecnologia e remotizzazione ma di relazioni umane. Si apprende anche dai comportamenti, dall’esperienza, dalle competenze dei colleghi. Soprattutto quando si è più giovani. Se pensiamo all’uso che tutti fanno dell’Ai e delle tecnologie, è una considerazione molto visionaria perché se c’è una zona franca, dove l’intelligenza artificiale, anche generativa, e gli agenti intelligenti non potranno arrivare questa è quella delle connessioni e delle relazioni. Che, comunque, sono messe alla prova dall’uso dei nuovi strumenti, con rischi che per l’eccessivo focus sul presente o per comodità, non si riescono a vedere.
Itas Mutua approva i conti consolidati del primo semestre 2025 con un patrimonio netto in crescita a 740 milioni di euro (+6,1%), un Solvency ratio al 253% (+19 p.p.) e un utile netto a 37,1 milioni dai 13,6 milioni dei primi sei mesi dell’esercizio precedente. In particolare, il gruppo assicurativo con base a Trento ha registrato un sensibile miglioramento della gestione tecnica nell’ambito di una significativa crescita della raccolta premi sia nei rami danni (+13,4%) sia nel comparto vita (+18,3%). La gestione assicurativa, il cui risultato è positivo per 46,0 milioni (+36,2 milioni rispetto al primo semestre del 2024), ha fornito una fondamentale spinta al risultato finale ed è riconducibile al risultato dei servizi assicurativi sia della gestione danni (34,8 milioni), sia della gestione vita (9,9 milioni) tenuto conto delle partite infragruppo.
Responsabilità dei notai limitata ai casi di dolo e colpa grave. Così come per gli avvocati. Al Senato è in discussione in queste ore il disegno di legge (primi firmatari Pierantonio Zanettin, Forza Italia, ed Erika Stefani, Lega) che rivede la responsabilità professionale dei legali con l’obiettivo di alleggerirne il peso, a fronte dell’asserito proliferare di cause esplose dopo che, per effetto della Riforma Cartabia del Codice di procedura civile soprattutto, si sono motiplicati i casi di inammissibilità delle impugnazioni. Un emendamento del relatore, Sergio Rastrelli (Fratelli d’Italia), al testo approdato in Aula propone di estendere quanto previsto per gli avvocati anche ai notai. Il medesimo emendamento introduce anche una definizione di colpa grave, precisando che costituisce colpa grave «l’inosservanza manifesta e non ragionevolmente motivata» della legge e del diritto comunitario. Inoltre, nel perimetro della colpa grave può rientrare anche l’affermazione di un fatto la cui inesistenza è incontrovertibilmente esclusa dagli atti esaminati oppure, a contrario, la negazione di un fatto la cui esistenza è invece evidente dagli atti esaminati.