Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Ingorgo di authority per l’Intelligenza Artificiale (IA): se ne contano almeno sette. Imprese, P.a. e professionisti, che usano sistemi e modelli di IA, dovranno fare i conti con AgID e Acn (che sono le autorità capofila), ma anche, per profili specifici ai singoli settori, Banca d’Italia, Consob, Ivass, Garante della privacy e Agcom. A ciascuna di queste autorità sono assegnati compiti di promozione, supervisione e vigilanza. E il rischio di sovrapposizione di competenze, con conseguente confusione per operatori economici e amministrazioni, è forte. A disegnare questa architettura è la legge italiana sull’IA, approvata definitivamente dal Senato il 17 settembre 2025, che apre i battenti del cantiere normativo: il provvedimento dà il via all’armonizzazione dell’ordinamento italiano al regolamento Ue sull’IA n. 2024/1689 (AI act) e, a questo scopo, conferisce tre deleghe al governo per completare l’iter di raccordo legislativo al diritto Ue.
La criminalità organizzata sfrutta strumenti tecnologici per separare i soggetti coinvolti e moltiplicare le operazioni in molteplici paesi, rendendo più difficile la loro individuazione. L’IA si è rivelata una leva potente sia per i criminali sia per le autorità. Da una parte, cartelli in Asia e nel Pacifico utilizzano intelligenza artificiale e piattaforme di messaggistica crittografata per espandere i mercati illeciti, con un aumento del 1500% dei reati correlati a “deepfake” negli ultimi due anni. Dall’altra, gli intermediari finanziari e le autorità di controllo adottano sistemi di machine learning e analisi semantica per individuare anomalie nelle transazioni, migliorare la precisione dei controlli e ridurre i falsi positivi. Un’indagine della Banca d’Italia conferma l’adozione crescente di identità digitali, firme elettroniche e biometriche nell’onboarding dei clienti, affiancate a OCR e NLP per il monitoraggio continuo dei flussi.
Accanto ai metodi classici (uso di società fittizie e paradisi fiscali, strutturazione dei versamenti in contanti sotto soglia, contrabbando di beni di valore, ecc.), la criminalità organizzata sta sfruttando le innovazioni tecnologiche per perfezionare i propri schemi di riciclaggio, rendendoli più difficili da individuare. Nello specifico, l’impiego di strumenti digitali amplifica le opportunità per i criminali di separare il formale esecutore dall’effettivo titolare di beni e interessi nonché il luogo delle operazioni dal luogo della presenza fisica, spiazzando il paradigma della tracciabilità e destabilizzando le tradizionali regole sulla competenza giudiziaria, con il superamento di fatto della sovranità penale del singolo Stato. In questo quadro, di per sé preoccupante, si inserisce la minaccia legata all’uso distorto dell’intelligenza artificiale (IA), in via di sviluppo, ma che è già un’arma potente nelle mani delle mafie.
Diritto di autore riveduto e corretto dall’Intelligenza Artificiale (IA). La legge italiana sull’IA, approvata definitivamente dal Senato il 17/9/2025 riconosce come opera protetta anche quella creata con l’IA se risultato del lavoro intellettuale dell’autore (umano). È questo un intervento che ha immediata efficacia, in un provvedimento nel quale molti profili sono ancora non definiti. In effetti, imprese e pubbliche amministrazioni, che usano l’IA nel ciclo produttivo e nei procedimenti amministrativi, lo fanno in un panorama normativo del tutto lacunoso e sono molti gli interventi in lista d’attesa
Il cybercrime corre più veloce delle soluzioni. La risposta internazionale, invece, arranca: frammentata tra regole divergenti e iniziative scoordinate che raramente riescono a fare massa critica. Ogni Paese procede per conto proprio, mentre i criminali operano su scala globale e si scambiano strumenti in tempo reale. Questo squilibrio rende evidente la sproporzione: nel 2024 i danni causati dagli attacchi informatici hanno raggiunto i 9.500 miliardi di dollari, un valore che colloca il crimine digitale al terzo posto nella classifica delle economie mondiali, subito dietro Stati Uniti e Cina. Le proiezioni parlano di 15.600 miliardi entro il 2029. Non si tratta più di un tema tecnico confinato agli specialisti di sicurezza, ma di un rischio macroeconomico che può frenare la crescita, minare la fiducia nei mercati e destabilizzare la finanza globale. In questa cornice si muove il futuro prossimo dei pagamenti digitali e dei servizi finanziari. Mastercard, con il white paper Securing Tomorrow, fotografa uno scenario che da un lato promette un’epoca di crescita trainata dall’intelligenza artificiale e dall’interconnessione di quaranta miliardi di dispositivi, dall’altro apre fronti di vulnerabilità senza precedenti
Il nuovo anno scolastico riapre le aule ma spalanca anche la porta agli attacchi informatici: l’istruzione è oggi il bersaglio preferito del cybercrime. Ma il rischio non si limita alle scuole. Anche la manifattura, le costruzioni e la pubblica amministrazione segnalano ondate di ransomware e phishing sempre più sofisticati. Da gennaio a luglio 2025 scuole e università hanno subito in media 4.356 attacchi informatici a settimana, un aumento del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Italia è tra i paesi più colpiti, con un incremento dell’82% e 8.593 attacchi settimanali, subito dietro Hong Kong che registra un balzo del 210%. I numeri sono quelli di Check Point, azienda specializzata in sicurezza informatica e provider della piattaforma ThreatCloud AI che monitora minacce e indicatori di compromissione
Scatta lo stop alla condanna “231” a carico dell’azienda dopo l’infortunio mortale sul lavoro perché il modello di organizzazione e gestione risulta certificato: la circostanza che il Mog sia realizzato aderendo a standard internazionali, infatti, determina una presunzione di conformità in tema di sicurezza lavoro in base all’articolo 30, comma quinto, del decreto legislativo 9/4/2008, n. 81. E quindi la responsabilità amministrativa dell’ente di cui al decreto legislativo 8/6/2001 n. 231 si configura soltanto se il pubblico ministero riesce dimostrarne l’inadeguatezza. Né basta al giudice motivare la sanzione sul rilievo che il modello sarebbe generico perché il Mog non può e non deve scendere nel dettaglio operativo: la specificità, invece, risulta demandata al documento di valutazione rischi oltre che a strumenti complementari. Così la Corte di cassazione penale, sez. quarta, nella sentenza n. 30039 del 1/9/2025
Dal primo gennaio di quest’anno è scattato l’obbligo, per le grandi imprese e gli enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti, di comunicare le informazioni di sostenibilità e rendicontare le proprie emissioni di gas serra, come previsto dalla nuova direttiva europea sulla sostenibilità (Csrd) e dai relativi standard (Esrs). Le aziende dovranno dichiarare in modo trasparente e completo le proprie emissioni: Scope 1 (dirette, generate dalle attività aziendali), Scope 2 (da energia acquistata) e Scope 3 (lungo la filiera). L’obbligo si allargherà progressivamente: dal 2028 toccherà a tutte le grandi imprese, dal 2029 alle Pmi quotate. Parallelamente, le imprese industriali ad alta intensità energetica continuano a essere soggette agli obblighi stringenti di monitoraggio e comunicazione previsti dall’Eu Ets, il sistema europeo di scambio delle quote di emissione, disciplinato dalla direttiva 2003/87/Ce e successive modifiche, da ultimo la direttiva (Ue) 2023/959
Sempre più italiani accedono alla casa grazie ai mutui ad alto loan to value (Hltv), cioè quei finanziamenti che coprono oltre l’80% del valore dell’immobile riducendo o azzerando l’anticipo richiesto. Nati nel 2005 come strumento pensato per i giovani senza grandi risparmi, oggi non sono più una nicchia: nel 2024 hanno rappresentato circa il 20% delle erogazioni per acquisto e vengono utilizzati non solo dagli under 36, ma anche da famiglie più mature, da single e da chi punta su immobili energeticamente efficienti. È quanto emerge dalle elaborazioni di Qualis, società specializzata nel credito e nel rischio finanziario. La crescita è legata a fattori sociali ed economici. L’età media del primo acquisto è salita a 38 anni, mentre i prezzi delle abitazioni hanno registrato un +10% nel 2024. Oltre la metà dei mutuatari appartiene ormai alla fascia over 36, pari al 52,9%, con un ticket medio di 132.800 euro a fronte di un prezzo medio di compravendita di 142.000 euro. Per contenere il peso delle rate si scelgono piani sempre più lunghi, con una durata media di 28 anni che in molti casi accompagna quasi tutta la vita lavorativa. La relazione diretta con gli istituti rimane centrale: il 62,1% dei contratti viene infatti stipulato senza intermediari
Il fenomeno delle truffe legate ai conti correnti continua a rappresentare una delle principali preoccupazioni in ambito di sicurezza digitale e finanziaria. Negli ultimi anni le tecniche messe in atto dai truffatori si sono diversificate, spaziando dalle e-mail e dagli sms ingannevoli fino ai finti call center e ai siti web clonati. A essere presi di mira non sono soltanto i consumatori meno avvezzi alle tecnologie, ma anche le fasce più giovani, che risultano spesso tra le più colpite. Alla base di questo fenomeno vi è un meccanismo ormai collaudato: carpire con l’inganno dati sensibili e credenziali di accesso, per poi utilizzarli con finalità fraudolente. Per ridurre il rischio, ci sono alcuni accorgimenti utili: per esempio mantenere aggiornati i sistemi operativi e gli antivirus, utilizzare password efficaci, attivare l’autenticazione a due fattori, evitare reti wi-fi pubbliche, verificare la sicurezza dei siti prima di inserire dati sensibili e controllare con regolarità i movimenti del conto
Le pensioni sono rivalutate con regole sostanzialmente arbitrarie. La lapidaria conclusione è dell’Ocse che nel rapporto «Pensione at a glance» ha passato in rassegna i sistemi pensionistici dei Paesi aderenti, formulando la comparazione tra i diversi meccanismi di rivalutazione delle pensioni. L’Ose osserva che in Italia e in Austria le regole cambiano con i governi e, addirittura, di anno in anno pur con lo stesso governo: da qui la conclusione sull’arbitrarietà delle regole. A evidenziarlo, tra l’altro, è uno studio realizzato da Itinerari Previdenziali in collaborazione con Cida.

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Il futuro di Mediobanca è legato a doppio filo al 13,2% delle Generali in portafoglio Ora i nuovi padroni del gruppo dovranno deciderne la destinazione. Al governo c’è chi parla di “ancoraggio istituzionale”. Ora che Mediobanca è stata espugnata, ci si domanda cosa ne sarà in futuro. Per mezzo secolo la creatura di Enrico Cuccia e Raffaele Mattioli è stata il crocevia della finanza italiana, nel bene e nel male. Dal 2003 a oggi, sotto la gestione di Alberto Nagel si è progressivamente affrancata dai salotti buoni e dalla politica diventando una vera public company nel 2019, quando la grandissima parte del suo capitale era custudita nei portafogli degli investitori istituzionali.
L’Italia invecchia. Mentre i nati per coppia si riducono di anno in anno e la decrescita demografica è limitata dal solo arrivo di cittadini extracomunitari, il numero degli anziani over 80 continua a salire, arrivando a superare la soglia dei 4 milioni già nel 2024. Negli ultimi due decenni le migliori condizioni sociali hanno inoltre consentito un aumento di oltre 6 anni dell’aspettativa di vita media. Secondo l’Istat, per intendersi, dal 2014 i centenari sono cresciuti del 30 per cento, arrivando a quota 22.552. Con l’aumento dell’aspettativa di vita si è incrementato anche il numero dei non autosufficienti con severe disabilità fisiche o cognitive che richiedono assistenza domiciliare o l’ingresso nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), un mondo in cui si è sviluppato l’intervento di grandi gruppi privati. Tra quelli maggiormente in crescita c’è Sereni Orizzonti, società fondata dall’imprenditore di prima generazione Massimo Blasoni. Con sede centrale a Udine, l’azienda conta ormai su 6.500 posti letto e 3.800 collaboratori distribuiti in oltre 90 strutture tra Italia e Spagna. Numeri che fanno del gruppo friulano uno dei principali operatori italiani del comparto.

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Il giorno dopo i disagi in quattro aeroporti europei per il malfunzionamento del sistema usato per effettuare il check-in dei passeggeri e l’imbarco dei bagagli, gli esperti cercano ancora di capire chi ci sia dietro all’attacco hacker che ha colpito la società fornitrice della piattaforma, Collins Aerospace. Al momento le piste restano tutte valide, da quella di un gruppo organizzato a malintenzionati sponsorizzati dai governi «nemici». Mentre si cerca di capire se ci sia un legame tra i contratti di Collins Aerospace e la società madre Rtx firmati con gli eserciti occidentali, Nato compresa. E però colpisce che il disservizio oltre 36 ore dopo non si sia ancora risolto. Una delle ipotesi che inizia a prendere consistenza è quella di un ingresso non autorizzato nel sistema colpito (Muse) attraverso le utenze di uno degli oltre 80 mila dipendenti di Collins Aerospace. Il software consente a diverse compagnie di utilizzare gli stessi banchi check-in e gate d’imbarco in un aeroporto. La Commissione europea ha chiarito che l’attacco è rimasto limitato alla piattaforma utilizzata dai vettori in alcuni scali. Sul fronte aeroportuale i problemi sono proseguiti anche ieri con una coda attesa oggi in particolare a Bruxelles. Ieri nella struttura belga sono stati cancellati 75 voli tra partenze e arrivi, più dei 38 di sabato.

La storia dei fondi pensione italiani è travagliata, con risultati modesti e non è ancora finita. Dopo oltre 20 anni, nel rapporto tra patrimonio dei fondi e Pil siamo all’11,7% contro una media Ocse superiore al 75% e un raffronto rispetto ai Paesi del nord Europa, impietoso: Danimarca, 204% del Pil, Olanda (150%) e così via. Per non parlare degli investimenti in economia reale domestica che in media non arrivano al 5% nonostante più del 50% dei contributi derivino dal Tfr, cioè dall’economia reale del tessuto produttivo italiano. Nella classifica mondiale dei primi 300 fondi pensione per patrimonio il primo soggetto italiano è l’Enpam al 196° posto con 28,5 miliardi e non è neppure un f0ndo ma una Cassa di previdenza di primo pilastro dei medici
Luigi Lovaglio i nodi è abituato a scioglierli. Farà così anche questa volta. Stasera l’amministratore delegato di Mps conterà le azioni che sono state conferite all’offerta di acquisto e scambio, partendo dal 70,48 per cento contabilizzato venerdì scorso e su quella base deciderà il futuro della controllata Mediobanca. Fin dall’inizio, anche nei momenti più critici, Lovaglio si è sempre dato come obiettivo il 66,7 per cento del capitale di Piazzetta Cuccia, altre percentuali, volte a creare aspettative, non sono state pronosticate da lui. E già arrivare ai due terzi del capitale, per molto tempo e molti osservatori, appariva come una chimera. Ora che l’obiettivo è stato raggiunto e che il Monte dei Paschi di Siena ha mano libera in Piazzetta Cuccia, inizia la fase più complessa: costruire il futuro
Giovedì 24 aprile 2025, cinque mesi fa, l’assemblea dei soci delle Assicurazioni Generali ha rinnovato il consiglio di amministrazione della compagnia. La lista presentata da Mediobanca, primo azionista del Leone di Trieste con il 13,22 per cento del capitale, raccogliendo il 53,28 per cento dei voti ha ottenuto l’elezione, in alcuni casi la riconferma, del presidente Andrea Sironi, dell’amministratore delegato Philippe Donnet e dei consiglieri Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Clara Furse, Antonella Mei-Pochtler, Patricia Estany Puig, Umberto Malesci e Alessia Falsarone. Il nuovo consiglio, di cui fanno parte, in rappresentanza di una delle due liste di minoranza, quella sotto l’egida di Assogestioni non ha ottenuto adesioni sufficienti per vedersi rappresentata, anche Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Fabrizio Palermo, rimarrà in carica fino all’approvazione del bilancio 2027. Ovvero la primavera 2028. Ed è proprio questo lungo arco temporale che ora fa emergere sottili questioni di opportunità. Il consiglio delle Generali, sia chiaro, è pienamente legittimato dal voto assembleare, ma il cambio di proprietà di Mediobanca che va a realizzarsi in queste ore, genera alcuni ragionamenti laterali.

Con l’entrata in vigore, il 2 agosto scorso, di un’altra parte del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (Ai Act), cresce il lavoro dei consulenti legali per la conformità a queste norme. A questo si aggiunge la legge quadro italiana sull’intelligenza artificiale, appena approvata, che assegna un anno di tempo al Governo per i decreti legislativi che adegueranno le norme italiane all’Ai Act. Intanto, i nuovi obblighi europei hanno interessato da vicino le imprese fornitrici di Ai generativa, ma anche tutti gli altri utilizzatori di questi sistemi, perché dal 2 agosto, appunto, sono diventate operative pure le prime sanzioni per le violazioni al regolamento. Per gli studi legali tutto questo sta portando nuovo lavoro, in prima battuta di formazione e di screening presso le aziende clienti, ma il mercato, dalle grandi potenzialità, non è ancora esploso.
Per quantificare il danno patrimoniale legato alla perdita della capacità di lavoro, provocata da lesioni personali, il giudice deve svolgere un accertamento concreto e caso per caso, per valutare l’incidenza dei postumi sulla capacità di lavoro e sul reddito. Non è invece corretto compiere un giudizio astratto, affidando al medico legale la quantificazione, in punti percentuali, dell’incapacità lavorativa. Inoltre, per ottenere il risarcimento del danno non occorre che il danneggiato provi di avere cercato una nuova occupazione. Sono i chiarimenti resi dalla Cassazione che, con due ordinanze (16604 del 20 giugno 2025 e 22584 del 5 agosto 2025), ha imbastito una sorta di statuto del risarcimento del danno da lucro cessante per perdita o compromissione della capacità di lavoro di chi già aveva un reddito da lavoro.
Può essere riconosciuto il risarcimento del danno non patrimoniale per il dolore causato dalla perdita dell’animale d’affezione. Lo ha deciso il Tribunale di Brescia che, con la sentenza 1256 del 28 marzo 2025 (giudice Frata), si è pronunciato sul caso avviato dai proprietari di un cane, deceduto a seguito dell’aggressione subita da un altro cane. Il Tribunale di Brescia ricorda in via preliminare il fondamento della responsabilità per i danni causati dagli animali: si tratta di responsabilità oggettiva, regolata dall’articolo 2052 del Codice civile, in capo al proprietario o al detentore dell’animale e, nel caso esaminato, sussiste. Tuttavia, il giudice rileva che la risarcibilità del danno non patrimoniale per la perdita dell’animale d’affezione è controversa in giurisprudenza. La Cassazione si è infatti finora pronunciata in senso contrario, osservando che la perdita non configura una lesione di un diritto inviolabile della persona.