Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Dalle agevolazioni alle start-up innovative al mix di contributi riservato ai contratti di sviluppo, dai finanziamenti della Nuova Marcora per le cooperative al sostegno per le aree industriali in crisi, dagli incentivi per l’autoproduzione di fonti rinnovabili agli aiuti per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sono queste alcune delle principali misure incentivanti che il Ministero delle imprese e del made in Italy non potrà concedere alle imprese richiedenti che non hanno provveduto a stipulare le polizze catastrofali contro gli eventi calamitosi. Parliamo, cioè, delle assicurazioni stipulate a copertura di danni a terreni, fabbricati e aziende industriali e commerciali causati da calamità naturali.
La dead line per mettersi in regola è ormai imminente, ma la decorrenza è differenziata:
– per le imprese di media dimensione la scadenza è il prossimo 2 ottobre;
– mentre alle imprese di micro e piccola dimensione è stato concesso più tempo potendo sottoscrivere le polizze entro il 1° gennaio 2026;
– per le imprese di grandi dimensioni i termini sarebbero teoricamente scaduti (30 giugno 2025) se non fosse stata concessa una proroga tecnica di 90 giorni, tramite il dl n. 38/2025 (Misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali), per poter assolvere al meglio l’incombenza (quindi entro il 30 settembre 2025).
Dati pseudonimizzati sotto sorveglianza speciale: hanno natura variabile e chi può risalire alle persone, cui si riferiscono gli alias, deve trattarli come dati personali, applicando gli adempimenti previsti dal Gdpr (regolamento Ue n. 2016/679). È questo l’effetto della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) del 4/9/2025, che ha definito la causa n. C‑413/23, la quale ha stoppato possibili manovre elusive tese a bypassare il Gdpr. In effetti, nella prassi, si sono registrati abusi consistenti nella pretesa di un’impresa o comunque di un’organizzazione di esonerare dal Gdpr se stessa e il soggetto destinatario di dati per il solo fatto di mettere in circolo dati pseudonimizzati. Per fare chiarezza in questa vicenda, la sentenza della Cgue interviene sulla definizione di pseudonimizzazione e contribuisce a individuare i tratti salienti della disciplina da adottare per essere in regola con il regolamento europeo sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr).
Data Act retroattivo. A partire dal 12 settembre 2025, le imprese (fornitrici/titolari dei dati) sono obbligate a fornire al proprio utente/cliente i dati generati dai prodotti connessi a Internet, anche se i beni sono stati ceduti prima di quella data. È questo il clamoroso effetto derivante dall’applicazione del regolamento Ue 2023/2854, che decorre proprio dal 12 settembre 2025 e che rischia di sconvolgere le prassi aziendali. Il Data Act. La legge europea sui dati, in effetti, ridisegna la catena del dato, rimodulando la disciplina dell’accesso alle informazioni, personali e non personali, generati dai prodotti e dai servizi correlati. Il fornitore/titolare dei dati non può tenersi tutto per sé, ma deve condividerlo con l’utente (persona fisica o giuridica utilizzatrice del prodotto o servizio) e con le autorità pubbliche (in caso di necessità).
Le quote accantonate per il Trattamento di fine mandato (Tfm) da una società in favore degli amministratori sono deducibili per competenza, a condizione che la previsione del Trattamento risulti da un atto scritto avente data certa anteriore all’inizio del rapporto, che ne specifichi anche l’importo. Di più, l’importo deducibile del Trattamento di fine mandato non va commisurato alle regole poste per la determinazione del Trattamento fine rapporto (Tfr), come previsto per i dipendenti. Sono le conclusioni della sezione quinta della Cassazione civile tributaria, che si leggono nell’ordinanza n. 18026/2025, depositata in cancelleria il 3 luglio scorso
top ai conflitti d’interesse tra amministratore e società. L’ex organo di gestione della srl, infatti, risarcisce il fallimento dell’ente per i pagamenti in favore di terzi che prima del default ha disposto e compiuto in contrasto con l’interesse della compagine. Il tutto anche se non risulta accertata la situazione d’insolvenza della srl nel momento in cui sono effettuati i versamenti di denaro contrari all’interesse dalla società, individuati poi nella contabilità aziendale dalla curatela: così facendo, l’organo di gestione ha violato senza dubbio i doveri di lealtà e di diligenza qualificata che gravano sull’amministratore di una società a responsabilità limitata. E ciò specialmente se si considera che gli esborsi disposti cash, invece di ricorrere alle necessarie compensazioni nei rapporti tra crediti e debiti, risultano eseguiti per volontà del manager nei confronti di una società estera collegata all’amministratore stesso: una condotta che, dunque, costituisce il frutto della deliberata scelta di appropriarsi, attraverso la compagine straniera, delle risorse economiche appartenenti alla srl. Così la Corte di cassazione civile, sez. prima, nell’ordinanza n. 23963 del 27/8/2025
Senza natura non c’è impresa. Il 72% delle aziende area euro dipende da almeno un servizio ecosistemico e quasi il 75% dei prestiti bancari a imprese non finanziarie sono concessi a realtà fortemente legate a questi servizi. Il capitale naturale – inteso come l’insieme di organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche che forniscono beni e servizi indispensabili per l’uomo e per l’ambiente – non è più solo un tema ambientale, ma un fattore economico e finanziario che condiziona produzione, occupazione e credito. Chi non integra la sostenibilità nei propri modelli di business rischia di restare escluso da fondi e mercati. È quanto emerge dal sesto rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia (a cura del Comitato capitale naturale 2024), pubblicato dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase).

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Il cantiere Mps-Mediobanca apre, con il fragore che merita una delle notizie più dirompenti per la finanza italiana moderna. Dal 15 settembre il 62,3% delle azioni consegnate all’Opas sarà “regolato”: 2,533 titoli senesi e 0,9 euro a ogni azionista di Piazzetta Cuccia. Ma dal 16 al 22 l’Opas riapre, e le adesioni «saliranno attorno all’80%», come ha stimato Francesco Saverio Vinci, vice dg di Mediobanca, che di scalate se ne intende. Nessuno si aspettava tanto otto mesi fa, quando Siena lanciò l’assalto al già ex “salotto buono”, i cui inquilini chiamarono l’Ops Rocky horror picture show. Nessuno pensava che una banca regionale che solo tre anni fa chiedeva al Tesoro il 67% dei 2,5 miliardi di ennesimo aumento, azzerando i soci esistenti, sarebbe stato il fulcro del terzo gruppo italiano. L’Ops pareva ai più una mossa opportunistica, per mettere un cappello bancario al 30% rastrellato dagli imprenditori Del Vecchio e Caltagirone, piegare i manager di Mediobanca e gestire a piacimento il 13% di Generali.
L’ultimo studio con i dati del Wwf lancia l’allarme sulla crescita del Regno Unito. Ma anche la Bce ormai fa i conti con l’aggravarsi della minaccia ambientale per le imprese. «È stato stimato che più di metà del Pil mondiale dipenda in modo più o meno diretto dalla natura e dal clima », conferma Francesco Bosello, economista presso il Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. «Pertanto, oltre il 50% del prodotto interno lordo globale è da considerarsi minacciato dal degrado di questi ultimi ». E l’impatto sul Pil italiano? «Difficile quantificarlo », risponde Bosello, «tuttavia, se ci si concentra sul solo cambiamento climatico, sappiamo che se non controllato può costare, a metà secolo, una perdita di Pil tra l’1,7 e il 3,7%. Mentre Ispra calcola che il consumo di suolo nel nostro Paese produrrà una perdita di servizi ecosistemici con un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, nel periodo 2012-2030».
Un tempo la carta di credito veniva utilizzata per la cena del sabato o per gli acquisti più consistenti. Oggi, invece, è normale usarla per un caffè al bancone o una brioche al volo. È il segno di un’abitudine che si è radicata nella quotidianità degli italiani: la moneta elettronica guadagna terreno anche sulle spese minime. Lo conferma l’Osservatorio Bar e Caffè Cashless: nei primi otto mesi del 2025 i pagamenti digitali in bar e caffetterie sono cresciuti del 42%, con un picco del 44% tra le sei e le dieci del mattino. Nel frattempo, lo scontrino medio digitale è sceso a 11,1 euro (meno 4,2% sul 2024), a testimoniare che il pagamento contactless è ormai la regola anche per importi ridotti.
Phishing, falsi fornitori, manomissioni dell’Iban, ordini impartiti da finti dirigenti o rimborsi mai esistiti: le frodi sui bonifici assumono forme sempre più sofisticate. In alcuni casi il truffatore si finge un partner commerciale abituale e invia nuove coordinate bancarie, facendo sì che il pagamento finisca su un conto fraudolento. In altri, attraverso e-mail o sms contraffatti, induce il malcapitato a cedere le proprie credenziali, che vengono poi usate per disporre bonifici non autorizzati. Non mancano i malware che intercettano e alterano i dati di una fattura, così come le richieste lampo di un presunto ceo che convince un dipendente a eseguire un trasferimento urgente verso l’estero. Tecniche diverse, accomunate però dallo stesso obiettivo: deviare i bonifici verso conti controllati da reti criminali.

Una data per certi versi storica: oggi il 62,29 per cento del capitale di Mediobanca passa di mano. Il Monte dei Paschi di Siena realizzerà il concambio azionario proposto all’inizio dell’estate, 2,533 azioni Mps ogni azione Mediobanca consegnata e conguaglierà le azioni di Piazzetta Cuccia con complessivi 467,175 milioni di euro in contanti, ovvero 90 centesimi per ogni singolo titolo consegnato. Siena, la banca più antica al mondo, che dal 2007 al 2017 ha rischiato cento volte di affogare, vedendo disperdersi nel mare dei debiti la sua Fondazione, un tempo solida e ricchissima, questa mattina entra in Mediobanca dalla porta principale, con una solida maggioranza azionaria già in portafoglio. Da domani, poi, il piano di Luigi Lovaglio riprenderà con l’apertura dei termini dell’offerta di acquisto e scambio che si protrarranno fino a lunedì prossimo, 22 settembre, alle medesime condizioni offerte in precedenza.
A Sondrio questa mattina finisce un’epoca. Alle 10 si riunirà l’assemblea dei soci della locale Banca Popolare per eleggere il nuovo consiglio di amministrazione. Nel luglio scorso l’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Bper Banca aveva raccolto l’80,69 per cento di adesioni. Un’operazione da 4,8 miliardi di euro, che aveva premiato l’intuito e la rapidità di esecuzione di Gianni Franco Papa, ceo del gruppo Bper, che appena messosi in moto il risiko bancario, nello scorso autunno, non aveva esitato a cambiare i piani annunciati per non farsi trovare in fuori gioco
  • Polizze e grandi rischi
Riflessioni sui rischi sistemici, dal clima alla geopolitica, dal cyber all’impatto dell’IA. Sono i temi di Partnering for Experience, la due giorni di dialogo che Generali organizza domani e mercoledì alle Procuratie di Venezia, per i più importanti clienti large corporate. A fare gli onori di casa, il presidente, Andrea Sironi e Christian Kanu, ceo di Generali Corporate & Commercial. Tra gli ospiti, Antonio Navarra, climatologo, presidente del Centro Euro-Mediterraneo, e Alec Ross, ex consigliere per Hillary Clinton e Barack Obama.

Stando al report di Legambiente con i dati di 97 Comuni capoluogo (su 112) relativi a 7.063 edifici tra scuole dell’infanzia, primarie e medie, nel 2024 solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% di quell in zona sismica è stato progettato o adeguato alla normativa antisismica (e nel 54,8% dei casi non ha beneficiato della verifica di vulnerabilità sismica). Non mancano, per fortuna, le eccezioni. Cinque amministrazioni (Benevento, Cosenza, Fermo, Gorizia e Udine) hanno realizzato i maggiori interventi di adeguamento sismico e altre 13 (Agrigento, Ancona, Avellino, Brescia, Cesena, Fermo, Forlì, Frosinone, Gorizia, Napoli, Pordenone, Rieti, Siracusa e Teramo) hanno effettuato tutte le verifica di vulnerabilità. C’è poi il tema della sicurezza dei solai: solo il 31,2% degli stabili li ha sottoposti a diagnosi negli ultimi cinque anni: il dato è leggermente più alto al Sud (36,1%), nelle Isole (33,9%) e al Nord (32%) mentre scivola al 22,5% nel Centro. Peccato che gli interventi per la loro messa in sicurezza si siano fermati al 10,9% a livello nazionale, con il Sud al 17%, le Isole al 15,9, il Nord al 9,2% e il Centro al 7,7
Se l’accordo raggiunto in mediazione – con valenza esecutiva e contenente obblighi di fare – non viene rispettato, il giudice dell’esecuzione può direttamente convertire gli obblighi di fare nella condanna a versare una somma di denaro pari ai costi necessari a eseguire quanto pattuito. Sono le conclusioni cui perviene il Tribunale di Ascoli Piceno (giudice dell’esecuzione Mariani) con l’ordinanza del 2 luglio 2025, resa in una controversia in cui il ricorrente aveva agito contro la società che non attuava l’intesa raggiunta in mediazione.
Per escludere la responsabilità civile per danni da emotrasfusioni di sangue infetto, il giudice di merito che intende discostarsi dalla perizia deve esplicitare un percorso logico-giuridico trasparente, sorretto da corretti criteri tecnico-scientifici, e valutare le concause alla luce del principio della prevalenza probabilistica. Lo ha chiarito la Cassazione che, con l’ordinanza 22388 del 4 agosto 2025, ha sottolineato i principi relativi a nesso causale e dovere di motivazione del giudice di merito. La Suprema corte si è pronunciata su una vicenda risalente agli anni Ottanta, che ha visto gli eredi di un paziente deceduto dopo aver contratto epatite C da emotrasfusioni convenire in giudizio il ministero della Salute per il risarcimento dei danni.