Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

A luglio le reti di consulenza finanziaria hanno raccolto 5,5 miliardi di euro netti da nuovi investimenti, con una crescita del 48,5% rispetto a giugno e 36,1% su base annuale. Secondo quanto censito da Assoreti, associazione di categoria presieduta da Massimo Doris, le risorse del risparmio gestito sono aumentate del 20,4% rispetto a luglio 2024, con una valorizzazione complessiva di 3,9 miliardi. Sono arrivati invece a 2 miliardi gli investimenti netti sugli strumenti finanziari, con un incremento tendenziale del 56,1%. La contrazione congiunturale del -24% è dovuta a una minore attività di collocamento sul mercato primario. Il bilancio da inizio anno è positivo per 34,2 miliardi (+16,7%). In aumento anche i numeri delle risorse nette indirizzate ai prodotti del risparmio gestito, pari 22,4 miliardi, il doppio nel confronto su base annuale.
Il cda di Banco Sabadell boccia all’unanimità l’opa ostile da 14,8 miliardi di euro lanciata da Bbva, a pochi giorni dall’apertura del periodo di adesione. Nel parere inviato alla Cnmv, l’autorità di mercato spagnola, il board raccomanda agli azionisti di «non accettare la proposta di scambio di azioni» perché sottovaluta «molto significativamente il progetto della banca, il suo piano strategico e le prospettive di crescita come entità indipendente». Il documento entra nel merito della valutazione. Secondo il cda, l’offerta è «inferiore al valore attuale di mercato» e comporterebbe per chi aderisse «una perdita immediata di circa il 10%» rispetto al prezzo di borsa del 10 settembre.
Quello che solo un anno fa era fuori dai radar del mercato è avvenuto: Montepaschi ha conquistato Mediobanca. E adesso, grazie alle adesioni all’opas, il ceo Luigi Lovaglio può centrare due risultati in uno: estrarre tutto il valore possibile dalle sinergie con Piazzetta Cuccia e utilizzare al massimo i 2,9 miliardi di crediti fiscali (dta) che in sostanza garantiranno per i prossimi sei anni un utile sgravato per gran parte dalle imposte. E se inoltre i tassi continueranno a sostenere il conto economico del sistema bancario, Siena potrà ottenere ancora più guadagni dall’integrazione con Mediobanca. Questa almeno è la visione dei grandi azionisti e del mercato: non a caso il titolo continua a salire anche dopo l’opas e in una settimana ha guadagnato il 14%. È guardando a questi obiettivi che Lovaglio sta impostando la sua strategia.
Non si sa se il ceo di Mediobanca Alberto Nagel nel salutare i dipendenti di Piazzetta Cuccia avrà qualcosa di cui rammaricarsi in pubblico. Ma di certo chi lo conosce bene sa che avrà modo di illustrare le sue memorie con un refrain: non mi pento di nulla. Non sarà la sua My way, perché il banchiere che prepara l’uscita dalla sua casa che ha contraddistinto l’intera vita professionale ha il desiderio di ribadire a tutti i dipendenti di aver compiuto ogni scelta per il bene dell’istituto e non per il suo tornaconto. E questa voglia di chiudere con stile e fermezza trasparirà dalle sue parole, a ridosso dell’ultimo Cda, convocato per il 18 settembre per il passaggio di consegne nelle mani dei nuovi azionisti di maggioranza della merchant bank, dopo il successo dell’opas del Monte dei Paschi di Siena.
Della conquista di Mediobanca da parte di Montepaschi, sancita lunedì 8 dal raggiungimento di un livello di adesioni pari a 62,3%, colpisce non solo il contrasto con qualunque aspettativa formulabile anche solo un anno fa sul destino delle due banche; un capovolgimento così totale da richiamare, se è consentito il riferimento evangelico, il detto secondo cui gli ultimi sono destinati a diventare i primi. Colpisce anche la rapidità con cui si è realizzata una convergenza così importante – che con la riapertura supererà probabilmente i due terzi necessari per la fusione – fra gruppi di azionisti che – bisogna ritenere o almeno sperare – condividono una visione sul futuro di questa combinazione fra realtà così diverse. A oggi non è dato sapere con precisione quale sia questa visione, posto che il materiale presentato agli investitori suscita più domande di quante risposte dia. Ma il solo fatto che l’accordo si sia realizzato, in un Paese in cui è sempre stato più facile dividersi che andar d’accordo, fa ben sperare. Per il bene delle banche coinvolte e del Paese che le ospita ora bisogna mettere da parte le riserve e augurarsi che, anzi lavorare affinché, gli sviluppi futuri giustifichino rosee speranze e non foschi timori. Quello che è certo è che i problemi non finiscono qui; anzi, quelli veri cominciano ora. La compagine dei «conquistatori» ha tre sfide da affrontare, tutte complicate e a breve termine.
Il green è finito fuori moda nel risparmio gestito? Dopo il boom registrato durante il Covid da parte dei fondi che utilizzano criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Environment, Social and Governance, da cui l’acronimo Esg) per orientare i propri investimenti, l’onda si è rapidamente ritirata con lo scoppio della guerra Russia-Ucraina e poi della crisi in Medio Oriente. Conflitti che hanno fatto correre le azioni del settore della difesa, che mal si adattano ai profili etici Esg. D’altra parte il mercato era cresciuto fino a qualche anno fa senza regole precise. Per questo motivo le autorità europee hanno deciso di stringere le maglie della normativa dei comparti Esg. Che hanno raggiunto asset per 6.400 miliardi di euro, pari al 59% del mercato europeo dei fondi. Le nuove regole sono innanzitutto quelle del pacchetto Sfdr, il Regolamento Ue relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari del marzo 2021. In base a queste disposizioni gli asset manager devono fornire maggiori informazioni sui rischi di sostenibilità e sull’impatto dei loro prodotti venduti in Europa.
Unipol rivoluziona il modello distributivo con il lancio di Unica, una polizza modulare che in un unico prodotto racchiude tutte le coperture danni dedicate al cliente retail. Non è la prima volta che nel mercato assicurativo viene lanciato un solo prodotto che ne racchiude altri (lo hanno già fatto in passato per esempio Allianz e Sara Assicurazioni) ma nel caso di Unipol ci sono «delle novità assolute, che semplificheranno l’offerta assicurativa avvicinandola ai livelli di servizio cui consumatori sono da tempo abituati in altri settori, come un abbonamento a una piattaforma di intrattenimento televisivo. Unica non è solo un nuovo prodotto, ma un nuovo modello di relazione con il cliente», sottolinea Enrico San Pietro, group Insurance General Manager di Unipol, aggiungendo che «la nuova offerta avrà un forte impatto anche sui canali distributivi della compagnia, perché sarà omnicanale, ed è stata lanciata in sinergia con la rete agenziale».
La previdenza complementare è sempre più importante come sostegno all’integrazione pensionistica, ma in Italia restano tanti nodi da sciogliere per la sua definitiva consacrazione: dai meccanismi di adesione diffusa fino al rapporto con la sanità integrativa, passando per la necessità sempre più impellente di destinare i trattamenti di fine rapporto (tfr) ai fondi pensione. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Paolo Pellegrini, vicedirettore generale del Mefop, la società costituita dal Mef per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione.
L’inverno demografico riflette la propria ombra sui sistemi previdenziali internazionali, europei e in particolare su quello italiano considerando il combinato disposto di una ridotta natalità e di un progressivo innalzamento della vita media. Come sottolinea la Ragioneria Generale dello Stato nel proprio recente rapporto annuale sull’andamento della spesa previdenziale e socio-sanitaria il processo di riforma del sistema pensionistico italiano degli ultimi decenni ha contribuito, e contribuisce tuttora in misura significativa, a contrastare gli effetti attuali e quelli previsti negli anni a venire della transizione demografica sulla spesa pubblica. Tra i diversi meccanismi di contenimento vi sono anche due automatismi legati all’evoluzione della piramide della popolazione rappresentati dalla revisione biennale dei coefficienti di trasformazione nel calcolo contributivo e dall’innalzamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita che, originariamente previsto su base triennale, dal 2021 ha ugualmente periodicità biennale.
  • La semplicità di SìCresce Sereno Plus
Assimoco SìCresce Sereno Plus è una assicurazione mista sulla vita a premio unico, con adeguamento annuo del capitale. La polizza non prevede una data di scadenza prefissata e il cliente, al momento della sottoscrizione, è chiamato a scegliere la durata del contratto, che oscilla tra un minimo di 10 anni e un massimo di 30 anni. SìCresce Sereno Plus è pensata per coloro che cercano una polizza di investimento con protezione del capitale investito, mettendo in sicurezza i propri risparmi. E per coloro che sono interessati a un investimento assicurativo che consente di destinare una somma di denaro ai propri eredi o a beneficiari non eredi che possono essere liberamenti scelti. Nei primi anni la polizza garantisce un rendimento minimo pari ad almeno il 2% all’anno e i risparmi saranno investiti nella gestione separata denominata Riserva Futuro. Annualmente verrà effettuato un adeguamento del capitale assicurato. Nei primi anni l’investimento viene rivalutato ad un tasso di rendimento che sarà pari o superiore al 2% annuo e al momento della liquidazione, il capitale maturato sarà protetto e non potrà essere inferiore a quanto consolidato nel corso di questo periodo. Successivamente, Assimoco Vita garantisce che il capitale da liquidare alla scadenza, in caso di riscatto totale o di decesso dell’assicurato, non risulti inferiore al capitale  consolidato al termine del periodo di garanzia.

A Torino i privati potranno posizionare telecamere direttamente sulle strade previo accordi
vincolanti con il comune. Sostenendo i costi ma perdendo di fatto la disponibilità dei filmati. Con la deliberazione di Giunta n. 510 del 2 settembre 2025, la Città di Torino ha introdotto un modello di videosorveglianza partecipata che consente a cittadini, associazioni e operatori economici di contribuire al potenziamento del sistema comunale, senza però poter accedere direttamente alle immagini. Il meccanismo si fonda sull’acquisto e messa a disposizione da parte dei privati di telecamere tecnologicamente avanzate, integrate nella rete comunale e gestite in via esclusiva dal comune, titolare del trattamento. La cornice normativa è delineata dal dl 14/2017, art. 7, che consente la partecipazione dei soggetti privati a progetti di sicurezza urbana mediante accordi o patti locali. Il regolamento comunale torinese disciplina in dettaglio modalità e criteri di valutazione dei progetti. Una volta approvati, gli impianti sono interamente gestiti dal comune, che assume anche la responsabilità privacy.

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Costruttori, progettisti, collaudatori. E chi doveva occuparsi di manutenzione. Sono dieci gli indagati della procura di Milano per il cedimento dell’insegna “Generali”, avvenuto il 30 giugno, per fortuna senza gravi conseguenze, sul tetto della Torre Hadid del quartiere City Life di Milano. Le pm Francesca Celle e Maura Ripamonti, titolari del fascicolo per crollo colposo, hanno nominato due consulenti: dovranno certificare le cause dell’incidente, che intanto si cominciano a ipotizzare. Per quanto riguarda la struttura che sosteneva l’insegna, il dubbio è che si tratti di «un prodotto non adeguato sotto il profilo della sicurezza, in quanto esposto — anche in ragione dell’azione degli agenti atmosferici e del vento — a rischio di rottura delle componenti metalliche e di crollo dell’intera struttura». Dal punto di vista tecnico, ci sarebbero state «gravi criticità nel sistema di accoppiamento tra nodi sferici e bulloni/manicotti». La manutenzione è nel mirino perché «in occasione dei controlli e delle relative ispezioni» tra il 2023 e il 2025, si è omesso di «segnalare la necessità di messa in sicurezza urgente». I consulenti devono rispondere a più quesiti: dalla correttezza del progetto all’eventuale «pericolo per l’incolumità pubblica».

Mettere in comunicazione il risparmio dei privati con le necessità di finanziamento delle imprese: un obiettivo che si è finora rivelato difficile da raggiungere, ma che resta ben presente nella mente dei regolatori, in Italia come in Europa. Lo dimostra la consultazione pubblica che Esma, l’autorità che regola strumenti e mercati finanziari a livello continentale, ha effettuato nei mesi scorsi con la finalità di comprendere le dinamiche legate alla partecipazione degli investitori retail nei mercati dei capitali. Un invito che l’Associazione Italiana Private Banking (Aipb) ha raccolto, presentando le proprie osservazioni e seguendo un approccio distintivo: mettere in evidenza non tanto gli ostacoli che agiscono da freno nei confronti degli investitori, ma concentrarsi su quanto, sulla base delle esperienze maturate all’interno del settore e delle analisi del proprio Centro Studi, possa rendere più efficace la partecipazione dei risparmiatori al mercato finanziario.
Nel percorso a ostacoli per ottenere cure mediche in un altro Paese Ue è intervenuta la Corte di giustizia dell’Unione europea che, con la sentenza del 4 settembre (C-489/23), ha aperto le porte a una maggiore libertà di circolazione per i pazienti, bocciando condizioni fissate dagli Stati che sono sostanziali ostacoli alla libera prestazione dei servizi. In particolare, la Corte ha stabilito che, se è legittima una verifica delle condizioni che giustificano una prestazione medica fuori dallo Stato di residenza, non sono compatibili con il diritto Ue misure che hanno un effetto dissuasivo, tra le quali quelle che condizionano il rimborso all’autorizzazione al ricovero da parte di un medico del servizio pubblico nazionale dello Stato del paziente.

Ridare credibilità e fiducia al sistema pensionistico pubblico e favorire l’investimento previdenziale. Un refrain che ha caratterizzato il dibattito pensionistico negli ultimi decenni. In questi anni i continui cambiamenti delle regole pensionistiche, realizzate più per necessità immediate di cassa che per un’effettiva programmazione, hanno creato una sfiducia generalizzata nel sistema che non ha di certo favorito l’adesione degli italiani alla previdenza complementare. In questo contesto, a differenza di altri Paesi europei, la previdenza complementare in Italia non decolla. L’investimento in previdenza integrativa (i contributi versati alle varie forme di previdenza complementare da lavoratori e datori di lavoro nel 2024 ammontano a 20 miliardi di euro) è pari a poco più di un decimo di quanto gli italiani spendono nel gioco d’azzardo. Uno sperpero, quest’ultimo, che lo scorso anno ha superato i 157 miliardi di euro tra slot machine, lotterie, scommesse sportive, gratta e vinci e casinò online autorizzati.
Nei giorni scorsi le acque sono state smosse da un’idea lanciata dal Governo tedesco: la proposta è quella di far partire da gennaio 2026 un versamento da 10 euro al mese per ogni bambino residente in Germania da 6 a 18 anni. Le somme non sono stratosferiche ma è un primo passo per dare risposte concrete. Intanto anche alcune regioni italiane si stanno muovendo (si veda altro articolo a pagina 4) per venire in aiuto alle famiglie su un tema così sensibile.  Con l’aiuto di Dedalo Invest abbiamo realizzato una simulazione dei potenziali risultati se la proposta fosse introdotta anche in Italia sull’ipotesi audace di 330mila bambini l’anno (in linea con l’ultimo dato delle nascite in costante calo) versando 10 euro fino a 18 anni, ma iniziando dalla nascita. Le somme verrebbero investite in uno strumento azionario con l’ipotesi di un ritorno annuo netto del 4,4% (4,89% lordo), in linea con le performance dei comparti azionari dei fondi pensione chiusi. La somma complessivamente investita corrisponde quindi nel complesso a 2.160 euro.
Un contributo pubblico per cominciare a costruire la pensione di scorta dei ragazzi? L’idea è già una realtà in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige. Qui, in particolare, un nuovo provvedimento, in via di approvazione definitiva da parte della giunta regionale del Trentino Alto Adige il prossimo mercoledì il 17 settembre, prevede un contributo economico a favore di ogni nuovo nato, adottato o affidato, per incentivare l’apertura di un fondo di previdenza complementare intestato al minore.
Per analogia, abbiamo preso in considerazione quanto avviene nel fondo pensione Espero alimentato dai contributi degli insegnanti pubblici e privati. Qui ci occupiamo in particolare dei primi e di come viene trattato il loro Tfr, fra le principali voci del tesoretto previdenziale complementare. Ebbene, si legge nel sito di Espero «le quote di Tfr dei dipendenti pubblici non sono versate al fondo ma accantonate figurativamente presso l’Inps Gestione ex Inpdap, che provvede a contabilizzarle e a rivalutarle secondo il tasso di rendimento del comparto di appartenenza scelto dall’associato». Contributi virtuali dunque che emergeranno, rendimenti compresi, si legge sempre sul sito Espero, «alla cessazione del rapporto di lavoro» quando Inps «provvede al conferimento del montante costituito dagli accantonamenti figurativi maturati e rivalutati». Da Espero sappiamo che il Tfr virtuale complessivo aggiornato a giugno 2025 ammonta a circa 2,4 miliardi di euro.
Anche piccole cifre seminate fin dall’infanzia, se ben investite, danno buoni frutti per effetto della rivalutazione dei rendimenti nel lungo termine. Inoltre la tassazione finale delle prestazioni previdenziali viene ridotta in base al periodo di permanenza nel fondo pensione. Tuttavia in Italia solo il 20% degli iscritti ai fondi pensione e Pip è under 35. E gli aderenti con meno di 15 anni sono solo 158mila. Anche su queste evidenze la Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha lanciato l’idea di introdurre un «bonus previdenziale alla nascita che può essere alimentato con contributi fiscalmente deducibili versati dai familiari, anche non “stretti”, e che possa essere utilizzato al raggiungimento della maggiore età», come ha spiegato Mario Pepe, presidente Covip, in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Authority.
In Italia solo il 20% degli iscritti ai fondi pensione ha meno di 35 anni. Un dato che, seppure in crescita, mette in luce uno sbilanciamento del sistema con adesioni e versamenti maggiori per le fasce di lavoratori avviati verso fine carriera: l’età media degli aderenti è di 47 anni. Talvolta i giovani lavoratori, soprattutto se operanti al di fuori dei settori molto sindacalizzati (metalmeccanici, chimici, operatori dell’energia e così via), non sono adeguatamente informati sui vantaggi dei fondi pensione e non si iscrivono. Vi sono poi ostacoli economici in un Paese dove le carriere sono intermittenti e gli stipendi di ingresso molto bassi. «Per migliorare la capacità contributiva di coloro che si trovano in una situazione lavorativa e reddituale meno agiata, e che pure più avrebbero bisogno di tutela nell’età anziana, si potrebbe valutare di trasformare, nei primi anni di partecipazione al fondo pensione, la deducibilità dei contributi in una contribuzione di ingresso», ha proposto recentemente la Covip con ulteriori interventi come la possibilità di riportare negli anni successivi le deduzioni fiscali di cui non si è beneficiato, similmente a quanto già previsto per i lavoratori di prima occupazione.
Quasi la metà degli italiani dichiara di non sentirsi sicura di riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita quando sarà in pensione e questa mancanza di fiducia si riscontra più o meno in tutta Europa. Al 40% di italiani che dice chiaramente di non essere affatto confidente si aggiunge un altro 36-40% che risponde “non lo so”, mentre si arriva a quasi l’80% di persone che non hanno certezze sul futuro, un livello di incertezza che non rappresenta certo un segnale positivo.
Nonostante la centralità della figura dell’agente nella catena di valore delle compagnie assicurative e nonostante il bisogno di colmare il protection gap italiano, il numero dei “professionisti della polizza” in Italia è ancora in calo. Non solo. La professione non attira giovani: l’età media della categoria è elevata con il 50% degli iscritti alla lettera A del registro unico degli intermediari assicurativi che ha tra i 50 e i 62 anni e solo il 2,4% che ha meno di 35 anni. I dati emergono dall’approfondita analisi “La rete agenziale assicurativa 2024” condotta da Ey, un report che scandaglia il settore da più punti di vista, si parte dal numero complessivo della categoria a fine 2024 che è ancora in lieve calo con 16.340 agenti (-1% rispetto al 2023) e 8.023 persone giuridiche (-0,7% ) e si scende poi nell’analisi dei trend più evidenti come il problema dell’invecchiamento della categoria: in media l’80% degli agenti ha infatti un’età compresa tra i 43 e 67 anni.
La leadership nel settore assicurativo danni resta salda nelle mani degli agenti assicurativi che sono il principale canale di intermediazione in termini di quote di mercato, con il 71,5%, superiore a quella registrata a marzo 2024 (70,1%). I dati arrivano dalla pubblicazione Ania Trend che fotografa la situazione al secondo semestre 2025 quando si è registrata una raccolta record. In particolare, i rami nei quali il canale agenziale è risultato più sviluppato sono R.C. Veicoli marittimi (92,5%), R.C. Auto (86,7%), Altri danni ai beni (79,3%), Cauzione (76,6%), R.C. Generale (76,4%), Tutela legale (74,5%), Corpi veicoli terresti (74,3%), Assistenza (72,2%) e Incendio (68,2%).
Una categoria in crescita quella dei consulenti finanziari autonomi. A luglio di quest’anno erano 805, con un’età media di 45 anni. Un incremento notevole rispetto ai 741 dello scorso anno, già in crescita rispetto all’anno precedente quando erano registrati 644 (si veda la grafica in basso). Una categoria dunque che registra una attenzione crescente da parte del pubblico, oltre che un certo favore normativo (si è visto con il “non paper” della Commissione Ue sui prossimi passi della Ris) e che la settimana prossima celebrerà a Verona, un po’ la capitale del settore, un appuntamento di riferimento per il settore, con il Feeonly Summit, con circa 1.500 partecipanti per anno.