Secondo l’ultima indagine OSH Pulse 2025 dell’EU-OSHA, un terzo dei lavoratori dell’UE è esposto a rischi legati ai cambiamenti climatici, quali calore estremo, eventi meteorologici estremi o scarsa qualità dell’aria.

Il 33% dei lavoratori nell’UE è esposto ad almeno un fattore di rischio legato al cambiamento climatico, con il 20% che dichiara di essere esposto a calore estremo e il 19% a scarsa qualità dell’aria. L’esposizione al calore è più elevata nei settori che dipendono dal lavoro all’aperto: il 35% dei lavoratori dell’agricoltura, dell’orticoltura, della silvicoltura o della pesca dichiara di lavorare in condizioni di calore estremo, insieme a uno su quattro nel settore dell’edilizia e dell’energia. Quasi un lavoratore su dieci riferisce sintomi o malattie legati al calore, come colpi di calore, vertigini o crampi. Inoltre, più di un lavoratore su dieci è esposto al sole intenso durante il lavoro, che è riconosciuto come un fattore di rischio di cancro.

Le differenze regionali sono evidenti: i lavoratori dell’Europa meridionale subiscono l’esposizione più elevata, a causa delle ondate di calore più frequenti e del degrado ambientale. Sebbene oltre il 50% dei datori di lavoro abbia introdotto misure preventive come aree di riposo ombreggiate o orari adattati al calore, l’attuazione è disomogenea, evidenziando la necessità di una pianificazione e di investimenti resilienti al clima in tutti i settori.

Inoltre, un lavoratore su cinque teme che il proprio lavoro e le proprie mansioni attuali cambieranno a seguito delle misure introdotte per prevenire i rischi associati al cambiamento climatico. Ciò riflette un crescente senso di eco-ansia, ovvero la paura o l’angoscia causata dai cambiamenti ambientali e dal loro potenziale impatto sulla salute.

Esposizione a fattori di rischio legati ai cambiamenti climatici in Italia

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Stress e salute mentale sul lavoro

I problemi legati al carico di lavoro rimangono diffusi in tutta Europa, con il 44% dei lavoratori che dichiara di essere sottoposto a forti pressioni temporali o a un sovraccarico di lavoro. Nel settore sanitario e dell’assistenza sociale, la percentuale sale al 50%, con il 41% che afferma che i propri sforzi non sono sufficientemente riconosciuti o ricompensati, facendo eco alle preoccupazioni di lunga data relative al burnout e alla carenza di personale nel settore.

I risultati evidenziano anche la persistente stigmatizzazione intorno alla salute mentale: il 48% degli intervistati ritiene che rivelare una condizione di salute mentale potrebbe danneggiare la propria carriera. Questa percezione è particolarmente diffusa tra i lavoratori più giovani e quelli con ruoli precari o meno retribuiti. Tuttavia, la maggioranza dei lavoratori si sentirebbe a proprio agio nel discutere della propria salute mentale con un superiore o un manager, il che suggerisce che lo stigma sulla salute mentale sta diminuendo.

Anche l’accesso al sostegno varia: il 66% dei lavoratori delle grandi aziende ha accesso a informazioni e formazione sullo stress e il benessere, rispetto al solo 42% delle microimprese. I paesi dell’Europa settentrionale e occidentale mostrano in genere un sostegno migliore e approcci più proattivi, mentre altri stanno solo iniziando ad affrontare la salute mentale in modo strutturato.

Digitalizzazione e autonomia sul posto di lavoro

La trasformazione digitale del lavoro è già ben avviata: nove lavoratori su dieci nell’UE utilizzano almeno una tecnologia digitale nel loro ruolo e circa uno su tre utilizza strumenti avanzati come sistemi basati sull’intelligenza artificiale, dispositivi indossabili o robot.

Il 25% dei lavoratori afferma che le tecnologie digitali vengono utilizzate per monitorare il proprio lavoro e comportamento, mentre il 27% riferisce che i compiti vengono assegnati automaticamente attraverso tali sistemi. Queste pratiche sollevano interrogativi sull’uso dei dati, sulla fiducia dei lavoratori e sul rischio di un controllo eccessivo e di una gestione eccessiva. Sono inoltre associate a stress e problemi di salute mentale.

Inoltre, la digitalizzazione può modificare in modo significativo i ruoli lavorativi. Alcuni lavoratori si sentono isolati, con minori opportunità di utilizzare le proprie competenze o di prendere decisioni sul proprio lavoro. Ciò sottolinea la necessità di una maggiore trasparenza, di un dialogo sociale e della partecipazione dei lavoratori alle decisioni relative all’adozione delle tecnologie.

Salute mentale e digitalizzazione in Italia

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