MERCATI
Autore: Fausto Panzeri
ASSINEWS 367 – Ottobre 2024
Boom dello sviluppo in Spagna, frenano Francia e Germania; l’Italia al terzo posto nella raccolta complessiva, ma molto arretrata nei rami danni non auto. Buona la redditività e il grado di solvibilità
Dal 1° gennaio 2011 è diventata operativa l’EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority), che rappresenta l’Autorità europea per le assicurazioni e le pensioni aziendali. Questo organismo, creato dall’Unione Europea, ha il compito di sorvegliare il mercato assicurativo dell’Europa unita.
Il report annuale della EIOPA pubblica i dati, traendoli dalle informazioni relative all’informativa di vigilanza Solvency II, che vengono elaborati dalle singole Authority nazionali dei paesi dell’Europa unita.
Fornisce, inoltre, una serie di informazioni assai utili per la comprensione dell’andamento del mercato europeo in generale. Sulla base dei dati forniti è stata effettuata una comparazione, per il 2023, dei principali dati dei mercati assicurativi di 9 paesi europei.
Questi paesi sono: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Spagna e Svezia, e rappresentano il 90% circa della raccolta totale dei premi in Europa. Sulla base di questi dati, integrandoli anche con quelli dell’OCSE, l’ANIA ha elaborato una serie di comparazioni assai interessanti, che sono contenute nell’Assicurazione Italiana 2023.
I premi e l’incidenza sul PIL
Nel 2023 la raccolta premi globale dei paesi della UE è ammontata a 1.180 miliardi, mentre quelli presi in esame in questa analisi sono pari a 1.018 miliardi, equivalenti al 90% circa del totale.
Questa raccolta complessiva è relativa sia ai rami vita che danni ed a livello europeo ha determinato una crescita dello 0,5%. Entrando nel dettaglio possiamo rilevare che il maggiore aumento della raccolta premi si è verificato in Spagna (+17,5%), in Belgio (+7,6%), in Olanda (+6,5%), Danimarca (+5,4%) e Svezia (+3%).
Per quanto riguarda l’Italia il tasso di variazione positivo appare minimale attestandosi allo 0,4%. Va sottolineato che i 2 principali paesi in termini di raccolta premi, ovvero la Germania e la Francia, hanno, invece, registrato un calo rispettivamente del 3,3% e del 3,1%. Passando a una analisi di quanto si è verificato nel ramo vita, come indicato nel grafico sottostante, possiamo riscontrare che la raccolta è risultata sostanzialmente stazionaria e pari a 589 miliardi, mentre nel 2022 la raccolta stessa era risultata negativa.
Il maggiore aumento è stato realizzato in Spagna, con un incremento del 32,7%. Sono apparsi in diminuzione i premi raccolti in Germania (-5,5%), in Italia (-2%) e in Francia (-0,9%). Da rilevare che a livello complessivo il paese con maggiore raccolta nel ramo vita appare la Francia con oltre 172 miliardi, contro i 148 miliardi della Germania e i 91 miliardi dell’Italia che si colloca al terzo posto in questa classifica.
Diverso l’andamento nel ramo danni, nei quali la raccolta ha raggiunto i 429 miliardi con un lieve aumento (+0,8%) rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso la raccolta premi, in Francia, ha evidenziato uno sviluppo negativo (-6,2%), mentre questa raccolta è apparsa sostanzialmente stazionaria in Germania.
Il paese che ha registrato il maggiore sviluppo è stato il Belgio con il 10,4%, mentre l’Italia ha raggiunto una raccolta premi di 38 miliardi con un incremento del 6,6% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda i rami danni, a differenza del Vita, l’Italia si colloca al quinto posto, a ridosso della Spagna, paese in cui, per diversi anni, la raccolta era risultata inferiore a quella del mercato italiano.
Da notare l’entità della raccolta premi in Olanda (70,6 miliardi), ma giova sottolineare che questa notevole massa di premi è in larga misura dovuta alla privatizzazione della spesa sanitaria, che dal 2006 viene gestita integralmente dalle compagnie di assicurazione.
Questo gap dell’Italia rispetto agli altri paesi europei risulta ancora più accentuato se calcolato in base alla spesa pro-capite nei rami danni che, ovviamente, viene determinata dal diverso numero di abitanti nelle singole nazioni.
Esaminando il rapporto tra i premi vita e il PIL possiamo registrare che da alcuni anni si sta assistendo a un calo dell’incidenza. Entrando in dettaglio, come evidenziato nel grafico, possiamo rilevare che il paese nel quale si registra l’incidenza più significativa è l’Irlanda, laddove la percentuale si attesta al 10% seguita dalla Danimarca e dalla Francia.
In Italia l’incidenza dei premi vita sul PIL è passata dal 5,8% registrato nel 2021 a 4,4% del 2023. Se esaminiamo questo rapporto per quanto riguarda le riserve matematiche e il PIL possiamo rilevare che la media del campione europeo evidenzia un rapporto tra riserve matematiche e PIL del 41.6%, per quanto riguarda la media europea, ma con fortissime differenze all’interno tra singoli paesi. Basti pensare che questa incidenza raggiunge il 120% in Danimarca per scendere al 12% in Spagna.
Per quanto riguarda il nostro Paese l’incidenza delle riserve matematiche sul PIL è nell’ordine del 37%. Passiamo all’esame dei dati relativi ai rami danni e rileviamo che l’Italia si conferma, da diversi anni, come il paese con il più basso rapporto tra raccolta premi danni e PIL con un valore dell’indice pari all’1,8%, contro una media del 3,2% del campione dei paesi considerati in questa indagine.
In Germania e in Svezia il valore dell’indicatore è stato di poco superiore rispetto a quello italiano, e pari, in entrambi paesi, al 2,3%, mentre questo indice in Spagna è risultato pari al 2,6% e al 4% in Francia. Segnaliamo inoltre, come già accennato, che l’Olanda, per via degli effetti positivi derivanti dalla privatizzazione del Sistema Sanitario, continua a riportare il valore dell’indice più elevato (6,8%) con una differenza di cinque punti percentuali rispetto a quello italiano nel 2023. Se dal totale dei premi dell’assicurazione danni si escludono quelli del settore auto il divario dell’Italia rispetto agli altri paesi europei risulta ancor più evidente.
Nel 2023, in effetti, il rapporto tra questi premi e il PIL è stato pari all’1%, stazionario rispetto ai 2 anni precedenti. Va, peraltro, sottolineato che questa fatidica soglia, ritenuta comunque assai bassa, è attestata a questi livelli da diversi anni, a testimonianza della scarsa propensione del mercato assicurativo italiano nei confronti delle coperture dei rami diversi dall’auto.
I principali indicatori tecnici
Per quanto riguarda gli indicatori tecnici riteniamo opportuno sottolineare che, ai fini di un raffronto tra i vari paesi europei, appaiono molto più significativi quelli relativi ai rami danni, stante la sostanziale omogeneità della tipologia dei contratti nelle varie nazioni oggetto del confronto.
Per quanto riguarda il Vita, invece, siamo di fronte a situazioni assai differenziate nei vari paesi, poiché in Italia, ad esempio, vi è una larghissima prevalenza di premi unici riferibili a contratti di carattere eminentemente finanziario, mentre in altre nazioni questa prevalenza è riferibile alle varie forme di pensioni integrative e di contratti a forte contenuto previdenziale.
Ciò significa che vi possono essere differenze notevoli sia nella raccolta netta, che nell’incidenza degli oneri gestionali sui premi. In linea di massima rileviamo che in Italia il rapporto tra la raccolta netta (saldo tra premi e oneri) e il volume dei premi contabilizzati, nel 2023, è risultato pari al -23,1%. Il valore di tale rapporto è stato determinato dal forte calo della raccolta nel ramo III (linked) e dal deciso aumento dei riscatti sulle polizze in essere.
Questo trend, sia pure con valori più contenuti, si è verificato nella maggior parte degli altri paesi presi in esame, ad esclusione della Spagna, laddove questo indice è apparso in forte miglioramento. Anche l’expense ratio è apparso in diminuzione (-5,7%) in Italia e nella maggior parte degli altri paesi del campione preso in esame, ad eccezione di Francia e Olanda che presentano indicatori stabili rispetto agli anni passati. Per quanto riguarda i rami danni ci pare opportuno porre a confronto il combined ratio dei vari paesi oggetto della ricerca. Ricordiamo che il combined ratio è determinato dalla sommatoria del valore del loss ratio e dell’expense ratio.
Questo rapporto in Italia è risultato pari, nel 2023, al 96,8% in aumento rispetto al 94% del 2022. Questo rapporto è risultato inferiore rispetto alla media del campione europeo che è pari al 98,1%. Questo indicatore è risultato in aumento in Germania, in Olanda e in Danimarca.
È apparso stazionario e pari al 93,8% in Irlanda e in lieve miglioramento in Belgio, Francia, Spagna e Svezia. Come indicato nel grafico, possiamo asserire che siamo di fronte a percentuali molto simili nei vari paesi, con eccezione della Danimarca che presenta combined ratio decisamente inferiori alla media europea.
La redditività del settore
Per valutare la redditività del settore poniamo a confronto il Return on Equity (RoE) dei vari paesi. Il RoE si ottiene rapportando il risultato dell’esercizio al patrimonio netto dell’impresa o del settore preso in esame. Si tratta di un indice sintetico che consente di esprimere un giudizio complessivo sull’andamento economico.
Il RoE può pertanto essesi re definito come la capacità che ha il patrimonio gestito per una determinata attività nel generare dei profitti o delle perdite. Siamo, pertanto, di fronte a uno strumento assai utile che serve a verificare il tasso di remunerazione del capitale conferito a titolo di rischio ed esprime quanto, questo capitale, ha reso in un anno.
Una comparazione a livello europeo per il settore assicurativo consente, quindi, di identificare i paesi che meglio hanno remunerato il capitale degli investitori.
Questa comparazione è stata fatta utilizzando i dati OCSE dei principali paesi europei, per i quali erano disponibili le informazioni, e per il totale del settore assicurativo per gli anni dal 2020 al 2022. Nel 2022 il RoE dell’Italia, pari al 3,2%, è risultato inferiore alla media dei paesi europei che si sono attestati al 6,7% e hanno palesato un calo rispetto all’anno precedente.
Giova, tuttavia, sottolineare che l’indagine OCSE è limitata all’esercizio 2022, mentre sono disponibili i risultati italiani del 2023, dai quali traspare un ritorno assai positivo al RoE nell’ordine del 10%-12% che era stato generato negli anni precedenti. Limitandoci al 2022 possiamo osservare come appaia in calo l’indicatore tedesco e come in quell’anno solo Danimarca e Olanda hanno registrato valori del ratio inferiori e negativi rispetto a quelli di Italia e Germania.
In buon aumento, per il terzo anno consecutivo, l’indicatore francese, pari al 9%; appaiono in forte sviluppo gli indicatori di Svizzera, Spagna e Belgio con valori ben oltre la media del campione preso in esame. Riteniamo, comunque, che l’Italia si collochi storicamente, se si prende in esame il RoE dell’ultimo decennio, a un livello me diamente superiore alla media del campione europeo.
Per concludere questa sintetica ricognizione sull’andamento del mercato assicurativo delle assicurazioni in Europa, possiamo sottolineare che la media degli ultimi anni palesa, nel suo complesso, un modesto tasso di sviluppo con un buon grado di redditività e un solido assetto patrimoniale che fornisce adeguate garanzie agli assicurati sulla solidità del sistema.
L’Italia pare aver rallentato il tasso di sviluppo del ramo vita, che aveva registrato tassi di crescita assai significativi nei primi decenni degli anni Duemila. Al tempo stesso, tuttavia, è rimasto immutato il basso grado di incidenza della spesa assicurativa nei rami danni sul PIL nazionale.
È possibile, e non solo auspicabile, che nei prossimi anni possano accentuarsi, nel ramo vita, i segnali di ripresa che si stanno palesando nel corso del 2024. È sperabile, altresì, che nei rami danni non auto si possa superare quella percentuale dell’1% di spesa assicurativa riferita al PIL, che appare invero esigua, per non dire malinconica, se si considera l’alto grado di industrializzazione del nostro Paese e la sua elevata esposizione ai danni derivanti da catastrofi naturali.
È nostra opinione che per ottenere uno sviluppo reale e crescente sia davvero indispensabile una proficua collaborazione tra assicurazione pubblica e privata condotta in modo serio e trasparente, senza dare troppo spazio a contrapposizioni meramente ideologiche.
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