Il mondo assicurativo si trova ad affrontare sfide climatiche e geopolitiche senza precedenti, con la spinta che arriva da più parti, a partire dagli investitori, verso la sostenibilità. Una somma di fattori che richiede ai protagonisti del settore di fare più di quanto fatto finora.

In uno dei tanti incontri che si sono susseguiti nell’ambito del tradizionale Rendez-Vous de Septembre (RVS) che, come ogni anno, ha visto confrontarsi a Monte Carlo i principali protagonisti del mondo riassicurativo e assicurativo, Daniel Stander, special advisor presso The United Nations Development Programme (UNDP), ha offerto alcuni spunti interessanti sul modo in cui l’industria assicurativa potrebbe mostrarsi all’altezza del suo compito, in questa situazione di grande complessità, attraverso un approccio più olistico.

Secondo quanto riferisce Intelligent Insurer, Stander ha ribadito che “l’assicurazione non è una panacea. Tuttavia, esiste una correlazione positiva tra la penetrazione assicurativa e la probabilità che una comunità sia in grado di realizzare il proprio potenziale economico e umano”.

Stander ha spiegato che l’attenzione deve essere rivolta allo sviluppo di soluzioni in grado di “funzionare in modo integrato all’interno di uno specifico contesto di sviluppo”. Secondo Stander “non è sufficiente che un player si limiti a progettare un prodotto parametrico che ripaga il giusto. L’industria deve porsi molte altre domande, di natura più strategica”.

Ma quali sono queste domande? Secondo Stander bisognerebbe trovare risposte ai seguenti interrogativi: La soluzione è a favore dei poveri? È rispettosa del tema gender? Fornirà ciò che serve quando serve e a chi serve? Dà potere a chi è a rischio? Rafforza il contratto sociale tra i soggetti vulnerabili e la rete che fornisce sicurezza? Promuove interventi con un buon rapporto qualità-prezzo che vanno oltre il semplice trasferimento del rischio? E, cosa forse più importante, funziona in simbiosi con una serie di altre tecniche per costruire resilienza sul lungo termine, dall’iperlocale al sovranazionale?”. Stander ritiene fermamente che “solo riflettendo su tali questioni il settore assicurativo potrà mantenere la promessa di agire sul contenimento dei cambiamenti climatici e realizzare pienamente il suo valore sociale”.

Sottolineando la pressante necessità di collaborazioni innovative e azioni strategiche nel settore, Stander ha osservato: “Una finanza pubblico-privata informata sui rischi, guidata dalle giuste politiche e coordinata con l’industria, determinerà in gran parte se vivremo in pace e prosperità o insicurezza”.

Ha inoltre sottolineato l’importanza dell’assicurazione contro i rischi politici in contesti di conflitto, come in Yemen e Ucraina. “La finanza sostenibile ha un ruolo grande e importante da svolgere negli Stati fragili”, ha affermato. Facendo riferimento all’incredibile costo della ricostruzione dell’Ucraina, stimato in 411 miliardi di dollari, ha affermato che “i fondi provenienti solo dai paesi donatori non saranno mai sufficienti. Il settore privato ha un ruolo importante da svolgere”.

Pur riconoscendo la complessità della creazione di un partenariato pubblico-privato “che fornisca la giusta assicurazione su larga scala”, Stander rimane ottimista sul fatto che, con il giusto coordinamento delle parti interessate, ciò possa essere raggiunto. “Siamo entrati in un’era di policrisi”, ha affermato, indicando che le sfide di oggi sono molteplici, ricorrenti e “richiedono quindi soluzioni di sviluppo integrate e pluriennali.”

Guardando al futuro Stander consiglia agli assicuratori di progettare soluzioni che siano in sintonia con obiettivi di sviluppo più ampi. Le soluzioni dovrebbero essere pensate “a favore dei poveri, attente al genere e dare protezione a coloro che sono maggiormente a rischio”, ha concluso.