LE BANCHE HANNO ACCETTATO CREDITI FISCALI PER 30 MILIARDI. ALTRI 45 IN VALUTAZIONE
di Andrea Pira
Le banche hanno già accettato crediti fiscali generati dai bonus edilizi per circa 30 miliardi di euro. E sono in fase di lavorazione o deliberate pratiche per qualcosa come 45 miliardi. Per dare un’ordine di grandezza, la capienza fiscale annua stimata per le banche è di poco più di 16,2 miliardi. Pertanto nei prossimi cinque anni sarà a circa 80 miliardi. «Da questi numeri emerge chiaramente che la capienza fiscale delle banche è stata sostanzialmente impegnata per intero», spiega a MF-Milano Finanza la presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, Carla Ruocco. I dati emergono dai risultati del sondaggio inviato, prima che cadesse il governo, a 11 istituti, a Cassa Depositi e Prestiti e a Poste.

«La metodologia del questionario era già stata sperimentata con il dl Liquidità, per ovviare alle difficoltà di introduzione della normativa nell’attività bancaria, così da aiutare famiglie e pmi in difficoltà sia con uno sportello virtuale sia attraverso l’interlocuzione con le banche», ha aggiunto la deputata di Impegno Civico, candidata al plurinominale nei collegi plurinominali Lazio 1-01 e Toscana 02. Dalla commissione e dall’analisi della situazione è partito anche il lavoro concretizzatosi con la modifica, inserita nel decreto Aiuti bis, che circoscrive la responsabilità in solido per chi acquista i crediti fiscali generati dai bonus edilizi ai casi di dolo e colpa grave, con l’intento di sbloccare la monetizzazione dell’agevolazione. «Il risultato dell’ultimo decreto è un punto d’arrivo rispetto a un lavoro avviato che, come con il dl Liquidità, ha permesso di affinare la normativa». La modifica all’Aiuti bis, oggi in Senato per l’ok finale, è un intervento che «migliora la situazione, ma non risolve completamente il problema della saturazione della capacità fiscale delle banche», aggiunge. «Riduce i rischi per le banche, ma non chiarisce il discorso delle successive cessioni a terzi. Per riavviare il circuito occorre limitare tale responsabilità solidale soltanto al primo cessionario. Le successive cessioni ne dovrebbero essere esenti». Il mercato dei crediti fiscali, emerge dalla relazione basata sui questionari che coprono il periodo giugno 2020-giugno 2022, è oggi molto concentrato. I primi tre intermediari oggetto dell’analisi (sui nomi vige riservatezza) coprono circa il 70% delle cessioni. «Ciò è dipeso soprattutto dalla capillarità territoriale delle banche e dai rapporti diretti e continuativi con i loro clienti», ha commentato Ruocco. Cdp, che pure ha contribuito all’avvio dello strumento, ha invece acquistato una quota abbastanza ridotta, pari a circa l’1%.

Per tipologia di crediti, oltre la metà, il 55%, è legata a crediti con recupero in 10 anni (ecobonus, bonus facciate, ristrutturazione), con quasi 16,3 miliardi erogati. I crediti legati al Superbonus 110% sono stati pari al 44%: oltre 13 miliardi di euro. I restanti 421 milioni sono su bonus il cui recupero è in cinque anni (sisma bonus). Gli istituti del campione hanno gestito oltre 1,3 milioni di richieste. Finora ne hanno annullato o declinato circa un quarto per i crediti a 10 anni e per il Superbonus e il 40% di quelle sui cinque anni. Altro punto segnalato dal documento è l’allungarsi dei tempi di smaltimento delle pratiche, complicate da una normativa che si è stratificata nel tempo. Ci sono picchi di sei mesi, e anche senza tali eccessi i tempi per i crediti da 110% sono saliti da 85 giorni nel 2020 a 134 giorni quest’anno. «Se da un lato occorre rafforzare l’azione di contrasto alle frodi, dall’altro serve far ripartire la misura», prosegue Rucco, «È necessario agevolare un mercato secondario e in tale ambito occorre azzerare la responsabilità degli investitori successivi al primo, soltanto così le banche cederanno i crediti finora acquistati, liberando capacità fiscale e acquistando ulteriori crediti da imprese edili e cittadini. In caso contrario la misura sarà di fatto destinata a non avere effetti positivi». La presidente guarda inoltre alle ultime decisioni della Bce e alle ripercussioni che possono avere sul mercato dei crediti, che oltre a peggiorare le condizione di accesso al credito per famiglie e imprese, influenzerà le condizioni applicate ai bonus edilizi. Finora le banche che hanno partecipato al sondaggio hanno applicato un tasso medio di sconto del 7,93% per il Superbonus, dell’8,41% per i crediti con recupero in cinque anni, del 17,82% sui 10 anni. «Significativi profili di attenzione si sono registrati sulla capacità delle società di revisione, cui è stata esternalizzata l’analisi dei documenti, a far fronte con tempistiche ragionevoli alle richieste da lavorare», conclude. (riproduzione riservata)
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