OSSERVATORIO PEM: AD AGOSTO 27 OPERAZIONI. MA SI SONO BLOCCATE QUELLE SU AZIENDE ENERGIVORE
di Marco Capponi
Sul private equity italiano parrebbe non essersi abbattuta la tempesta che per tutto il 2022 ha finora caratterizzato i listini azionari. Il mese di agosto, dopo le lievi flessioni di giugno e luglio, è stato archiviato con operazioni in crescita rispetto ai livelli del 2021. A rivelarlo è l’osservatorio Pem di Liuc-Università Cattaneo, realizzato col contributo di Deloitte, Eos Im, Fondo Italiano d’Investimento sgr, McDermott Will&Emery, Unicredit e Value Italy sgr, consultato in anteprima da MF-Milano Finanza, che ha mostrato come in agosto siano stati realizzati 27 deal, due in più rispetto ai 25 dello scorso anno. Il totale da inizio gennaio è arrivato così a 258, in crescita dell’8% su base tendenziale. Tra le operazioni più importanti del mese spicca quella realizzata da Alpha Private Equity e Peninsula, che hanno messo in campo 129 milioni di euro per acquistare il 50,1% di Prima Industrie. Un deal finalizzato al delisting dell’azienda da Piazza Affari. Ancora, degni di nota sono i 30 milioni spesi da Cdp Equity per il 49% di Energie Rete Gas tramite Medea, società del gruppo Italgas.

Più in generale, nel corso del mese le operazioni di buyout hanno rappresentato il 57% del totale, mentre le aggregazioni aziendali (add-on) hanno pesato per il 41%. Una novità a livello geografico è che la Lombardia, storico terreno di elezione per le operazioni di private equity, ha ceduto in agosto lo scettro all’Emilia Romagna. Quanto alla provenienza degli investitori, dopo la flessione di luglio (erano stati il 36% del totale), gli operatori esteri hanno ripreso terreno, assestandosi al 44% dei deal conclusi, contro il 56% riconducibile ai private equity italiani.

Ora l’industria si chiede cosa aspettarsi nei prossimi mesi, a fronte di un contesto macroeconomico e di mercato sempre più sfidante. «Le acquisizioni su società energivore», dichiara Emidio Cacciapuoti, partner di McDermott Will&Emery, «sono state sospese nelle ultime settimane a causa di una revisione del prezzo». Anche se l’effetto inflazione non parrebbe avere finora un impatto significativo sui ricavi, «l’incremento dei costi sta generando una forte contrazione dell’ebitda di molte aziende industriali», conclude l’esperto. (riproduzione riservata)
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