CATTOLICA ASSICURAZIONI: NEGLI ULTIMI 10 ANNI SI REGISTRANO 61.443 ORGANIZZAZIONI IN PIÙ
di Antonio Longo
Sono oltre 5,5 milioni i volontari che operano in Italia ma il 17,5% delle realtà potenzialmente soggette agli obblighi assicurativi non ha ancora sottoscritto le polizze previste dalla riforma del Terzo Settore, con evidenti conseguenze negative, in caso di sinistro, sia nei confronti dell’organizzazione sia dei suoi amministratori. Poco avvertita è anche la minaccia del cyber risk, infatti solamente il 4,5% degli enti dichiara di avere sottoscritto una polizza specifica per tale copertura. È quanto emerge dalla lettura dei contenuti del report “Il non profit in evoluzione”, indagine sui fabbisogni assicurativi, sulle scelte e sulle esigenze degli enti presentata nel corso dell’evento “In 4 per Voi – Conoscere, Accompagnare, Proteggere, Sostenere il Non Profit” e realizzata da Cattolica Assicurazioni, in collaborazione con il Cesen, Centro Studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Innovation Team.

In base agli esiti dell’indagine, il 56,6% dei soggetti intervistati ha sottoscritto le polizze obbligatorie, il 9,2% degli enti aveva sottoscritto polizze ancor prima dell’introduzione degli obblighi, il 16,7% ha stipulato polizze aggiuntive rispetto a quelle prescritte dalla normativa di settore.

Dal punto di vista delle coperture, il 76,7% delle polizze sottoscritte riguarda la responsabilità civile verso terzi e dipendenti, il 44,4% incendio e altri danni, il 31,1% il furto, il 18% la tutela legale. Gli analisti sottolineano che la strada verso una “cultura del rischio” nel mondo non profit è ancora agli inizi.

Una crescita esponenziale. Oltre ad un generale arretramento del sistema di welfare, colmato da­gli apporti delle organizzazioni non profit, l’incremento degli enti è favorito dalla significativa attività legislativa.

Negli ultimi decenni si sono, infatti, succedute norme e leggi che hanno riconosciuto e disciplinato tipi organizzativi differenti e che hanno trovato un momento di sintesi con l’approvazione del Codice del Terzo Settore.

La riforma sostanzialmente equipara, dal punto di vista della responsabilità, gli amministratori degli enti del terzo settore a quella dei legali rappresentanti delle società.

Dal 1999 al 2019 si registra un incremento del numero delle istituzioni non profit pari a 301.258, aumento più che esponenziale pari al 490,8%. Dal 2015 al 2019 l’incremento è stato, invece, del 7,8%. Negli ultimi dieci anni si registrano 61.443 organizzazioni non profit in più. I 362.634 enti non profit censiti da Istat sono in grado di generare circa 70,4 miliardi di euro di entrate, coinvolgendo 861.919 dipendenti e circa cinque milioni e mezzo di volontari.

Un universo diversificato. Nel settore del non profit convivono organizzazioni che appartengono ad un sistema redistributivo ed erogativo, come le organizzazioni di volontariato, ed enti che fanno parte, invece, di un sistema produttivo, come le cooperative sociali. Si trovano, inoltre, enti che si servono soprattutto delle risorse derivanti dal lavoro volontario e organizzazioni che svolgono, mediante le rendite derivanti da propri patrimoni, attività filantropica. Come rileva la ricerca, l’85% delle organizzazioni assume la forma associativa, le cooperative sociali sono il 4,3%, e le fondazioni sono il 2,2%. Le associazioni sono realtà di piccola o piccolissima dimensione e agiscono, quasi esclusivamente, tramite il lavoro di 5 milioni di volontari, ovvero il 90,8% del volontariato totale. Sono soprattutto tali piccole realtà associative che non dispongono delle risorse e delle competenze necessarie alla creazione di un sistema di controllo e di gestione del rischio interno all’organizzazione stessa. Il 91,3% delle associazioni, in termini assoluti 281.282, non contano dipendenti e il 41,5% delle associazioni re­gistra entrate fino a 10 mila euro. Il 62,2% delle cooperative sociali registra entrate superiori a 100 mila euro di cui il 27,5% oltre i 500 mila euro provenienti in larga parte dalla vendita di beni o servizi verso la pubblica amministrazione e privati.

Persiste un forte disequilibrio tra aree geografiche, infatti a fronte del 27% di istituzioni attive, il Sud raccoglie appena il 20% dei dipendenti, il 21,3% dei volontari e il 12% delle risorse. La fragilità del non profit al Sud si ripercuote sulla sostenibilità economica con un margine del 2,2% a fronte di una media del 12,8%. Al Nord si concentrano il 50% delle organizzazioni, il 58% dei lavoratori dipendenti e il 55,8% dei volontari. Il settore è, comunque, in gran parte composto da organizzazioni di piccola dimensione, infatti l’81,6% delle organizzazioni non supera i 100 mila euro di entrate all’anno, ampiamente inferiore (13,4%) è il numero delle organizzazioni con volumi di entrate tra i 100 mila euro e i 500 mila euro. Infine, le organizzazioni con entrate superiori a 500 mila euro includono il 4,8% degli enti.
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