Carlo Giuro
Il tema pensionistico rappresenta uno dei profili di maggiore rilevanza in vista delle elezioni del 25 settembre, soprattutto in un Paese come l’Italia, caratterizzato da un marcato invecchiamento della popolazione e da un elevato debito pubblico. Tra le esigenze prioritarie ci sono il giusto posizionamento dell’asticella dell’età pensionabile, il turnover generazionale, la diversificazione del rischio previdenziale con un maggior sviluppo dei fondi pensione. Quali sono le proposte delle diverse compagini politiche?

Partendo dal centrodestra l’accordo di programma afferma di voler innalzare le pensioni minime, sociali e di invalidità e favorire la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e l’accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale. La coalizione sottolinea poi la volontà di defiscalizzare e incentivare il welfare aziendale, ricordando come tra i possibili benefit ci sia la previdenza complementare.

Andando alle singole forze politiche della coalizione nel suo programma Fratelli d’Italia ribadisce l’attenzione per la flessibilità in uscita, prospetta il rinnovo di Opzione donna, dichiara la volontà di fermare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, prospetta una tutela per le giovani generazioni che avranno la pensione calcolata integralmente con il contributivo e un possibile intervento di ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle cosiddette pensioni d’oro, che non corrispondono a contributi effettivamente versati. Il partito di Giorgia Meloni propone ancora un adeguamento delle pensioni minime e sociali e la rivalutazione dei trattamenti pensionistici erogati per fare fronte alla svalutazione monetaria.

Lato Lega, le soluzioni di flessibilità in uscita individuate nel programma sono quota 41 (per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio) come ulteriore canale di pensionamento anticipato, il rinnovo dell’Ape sociale e di Opzione donna che diventerebbe misura strutturale e una revisione della pensione di vecchiaia per le donne, con una diminuzione dell’età anagrafica richiesta a 63 anni dagli attuali 67. Si riprende poi il nodo che era già all’attenzione della pensione contributiva di garanzia per i giovani, conferendo valore previdenziale anche ai periodi di inattività lavorativa o di formazione. Nel documento presente sul suo sito, Forza Italia propone in particolare una pensione di mille euro al mese alle mamme e alle nonne per 13 mensilità, l’aumento delle pensioni minime e di invalidità a mille euro al mese per 13 mensilità.

Passando al centrosinistra e considerando il Partito Democratico si guarda ugualmente alla flessibilità in uscita, a partire dai 63 anni di età, da realizzarsi nell’ambito dell’attuale regime contributivo. Il partito inoltre vuole introdurre, per le nuove generazioni, una pensione di garanzia che stanzi fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere precarie. Appare necessario consentire l’accesso alla pensione a condizioni più favorevoli a chi ha svolto lavori gravosi o usuranti, anche rendendo strutturali Ape sociale (da estendere agli autonomi) e Opzione donna. È importante poi, secondo il Pd, rafforzare la previdenza complementare e gli strumenti che possono favorire il ricambio generazionale. Il programma propone ancora un aumento del valore e della platea dei beneficiari della quattordicesima per rafforzare la tutela dei pensionati di fronte al carovita. Prevista infine l’attivazione di un part-time volontario pienamente retribuito (anche in termini di contributi) al compimento dei 60 anni, la revisione in senso più favorevole del sistema di contribuzione per chi svolge lavoro domestico e l’estensione dell’indennità di malattia. Alleanza Verdi-Sinistra propone che si possa uscire dal lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi, riconoscendo inoltre i periodi di disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito, la maternità.

Andando poi ad Azione-Italia Viva-Calenda la coalizione guarda a una ridistribuzione della spesa pensionistica prevedendo uscite anticipate per i lavori usuranti e propone di migliorare gli incentivi al welfare aziendale attraverso l’incremento a 2 mila euro dell’ammontare dei benefit. Come nella quasi totalità dei paesi Ue, la coalizione propone di adottare il sistema Eet (Esenzione dei contributi, esenzione dei rendimenti, tassazione delle prestazioni) per la fiscalità relativa alla previdenza complementare, eliminando la tassazione del 20% annuo sui rendimenti (in Italia c’è il sistema Ett) e favorendo l’accumulazione di un montante contributivo più elevato.

Il Movimento 5 Stelle punta sull’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e a meccanismi di uscita flessibile (dai 63 anni a chi voglia con la quota contributiva, garantendo l’intera quota retributiva a 67 anni), prevedono la proroga di Opzione donna e la pensione anticipata delle mamme lavoratrici. Come misure per i giovani l’attenzione va alla pensione contributiva di garanzia e al riscatto gratuito della laurea, considerato come un incentivo allo studio universitario. Nella previdenza complementare si punta alla creazione di un fondo pubblico gestito dall’Inps con un campo di applicazione potenzialmente più ampio rispetto agli strumenti attualmente a disposizione. La gestione degli investimenti sarebbe concessa a Cdp, che li canalizzerebbe in investimenti infrastrutturali e orientati al Green New Deal. (riproduzione riservata)
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