D’AGOSTINO (BIRD & BIRD) ADERISCE ALL’INIZIATIVA PER IL RILANCIO DEL MERCATO FINANZIARIO
di Giuseppe D’Agostino
Il dibattito italiano sulle modalità per convogliare il risparmio privato verso l’economia reale ha interessato negli ultimi trenta anni molti consessi, con il risultato di guidare, ove consentito dalle norme dell’Unione Europea, la revisione del quadro normativo del nostro Paese in chiave di flessibilità operativa e semplificazione, per supportare la crescita delle imprese e la competitività del mercato finanziario.

Questo sforzo di adattamento dell’ordinamento domestico a quello delle giurisdizioni europee più liberali si è sviluppato sotto molteplici profili: dall’aggiornamento del diritto societario all’ampliamento degli investimenti ammissibili da parte degli intermediari regolamentati, dalle emissioni di obbligazioni da parte delle piccole e medie imprese fino agli incentivi fiscali disegnati a favore delle persone fisiche. Ma ora tutto questo non basta più e non è sufficiente a garantire l’obiettivo di una trasmissione efficiente del risparmio verso l’economia reale.

Lo spazio potenziale di discrezionalità tecnica per introdurre nuove norme si è infatti via via ristretto in relazione alle iniziative normative da parte delle istituzioni europee volte ad assicurare una più ampia articolazione di strumenti operativi per investitori e imprese con esigenze finanziarie diversificate. Le risposte legislative dell’Unione Europea hanno tuttavia lasciato irrisolto il problema della frammentazione su basi nazionali del sistema finanziario europeo.

Nello specifico contesto nazionale, si rileva un gap significativo tra l’elevata dimensione del risparmio privato delle famiglie e lo stock di titoli di società non finanziarie residenti che costituiscono il tessuto produttivo del Paese. Se, da un lato, non vi è dubbio che la diversificazione della ricchezza finanziaria privata si sia giovata dello sviluppo qualitativo dell’industria del risparmio gestito degli ultimi venti anni, così da accrescerne la resilienza agli shock endogeni ed esogeni, dall’altro, dal lato delle imprese, si è registrata una resistenza (possiamo definirla di tipo passivo) alla diversificazione della propria struttura finanziaria con effetti sulla vulnerabilità dell’economia italiana.

Per migliorare le funzionalità allocative del sistema finanziario italiano occorrerebbe, partendo dalla carenza d’offerta di attività finanziarie di piccole e medie imprese sul mercato dei capitali, operare un cambio di prospettiva che consideri i diversi canali di finanziamento alle imprese quali componenti di un sistema di infrastrutture operative a supporto delle imprese nelle diverse fasi del loro ciclo di sviluppo.

Questo sistema infrastrutturale dovrebbe essere fondato su alcuni punti fermi:

– connettere operativamente e concretamente nel suo svolgimento la formazione scientifica applicata delle Università con i centri di sperimentazione e di ricerca pubblici, gli Innovation Hub e l’industria del risparmio gestito;

– istituire centri di servizi professionali (di tipo amministrativo-contabile, fiscale e legale) per le imprese presenti nei Poli tecnologici / Innovation Hub o nei distretti industriali;

– accrescere le forme di collaborazione operativa tra mondo bancario e investitori istituzionali (in primis, i gestori di fondi di private equity), data l’enorme rilevanza del patrimonio informativo delle banche sulle imprese;

-ripensare il set informativo pubblico sulle imprese, anticipando il progetto della Commissione europea di istituzione di un punto di accesso unico alle informazioni finanziarie e di sostenibilità delle imprese dell’Ue;

-riformare gli incentivi fiscali all’innalzamento del rapporto capitale di rischio/debiti finanziari per le imprese. Il tema dell’efficienza del mercato dei capitali richiederebbe dunque una visione olistica delle dinamiche economiche per un libero e consapevole orientamento del risparmio privato verso le attività finanziarie delle imprese. (riproduzione riservata)

*Of counsel studio Bird & Bird
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