IL DATO RECORD DI AGOSTO (9,1%) RAFFORZA LA SPINTA DEI FALCHI PER UN MAXI-RIALZO BCE
di Francesco Ninfole
L’inflazione nell’Eurozona ha raggiunto ad agosto un nuovo record storico al 9,1%, dall’8,9% di luglio, aumentando la probabilità di un rialzo dei tassi da 75 punti base nel consiglio Bce dell’8 settembre. Ieri, dopo la pubblicazione del dato di Eurostat, il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha detto che è «urgente» che la Bce agisca «con decisione» nella prossima riunione. Secondo il banchiere centrale occorre «un forte aumento dei tassi a settembre. E nei mesi successivi devono essere attesi ulteriori interventi». Il giorno precedente Nagel aveva sottolineato che «non si dovrebbero ritardare ulteriori passi sui rialzi per paura di una possibile recessione».

Appare così chiara la preferenza della Bundesbank per un rialzo da 75 punti base. La stessa linea è stata suggerita negli ultimi interventi del membro tedesco del board Bce Isabel Schnabel e dei governatori di Olanda, Austria, Slovenia ed Estonia. La pressione dei falchi si è ulteriormente intensificata dopo il messaggio hawkish del presidente della Fed Jerome Powell.

Nel consiglio Bce tuttavia c’è anche chi è più preoccupato degli effetti di una maxi-stretta sull’economia. Tra questi il membro del board Fabio Panetta, il capoeconomista Philip Lane e probabilmente anche il banchiere centrale francese François Villeroy de Galhau, che ha invitato a evitare mosse «inutilmente brutali».

I mercati monetari ora scontano un rialzo di 67 punti base nella prossima riunione (cioè ritengono più probabile un aumento di 75 che di 50 punti base) e di 125 punti base nelle prossime due (cioè prevedono una stretta di 75 e 50 in due consigli). Il tasso sui depositi dovrebbe toccare il 2,25% a metà 2023, il livello più alto dal 2008.

L’aumento dell’inflazione nell’Eurozona è ancora condizionato in modo significativo dai prezzi dell’energia, saliti del 38%, ma anche da quelli del cibo (+11%). L’inflazione di fondo è arrivata al 4,3%, dal 4% di luglio. Nei prossimi mesi il carovita potrebbe superare il 10% anche per la fine di alcuni fattori temporanei in Germania. «L’inflazione rimarrà elevata nel breve termine, prima di raffreddarsi gradualmente grazie alla normalizzazione dei prezzi dell’energia e al calo della domanda», ha osservato Oxford Economics, secondo cui il carovita peserà sulla domanda, spingendo l’Eurozona in recessione quest’inverno.

Ieri anche gli analisti di Goldman Sachs, JpMorgan e BofA hanno detto di prevedere una stretta dello 0,75% l’8 settembre. «Le comunicazioni recenti e la sorpresa del rialzo di agosto dell’inflazione complessiva e soprattutto di quella di fondo rendono lievemente più probabile un rialzo maggiore rispetto a quello di luglio», ha rilevato BofA.

Gli economisti della banca Usa ritengono che anche in futuro potranno esserci rialzi più consistenti dei tassi. Per BofA le strette saranno di 50 punti base a ottobre, poi di 25 a dicembre e di altri 25 a marzo, maggio e giugno 2023. Questo percorso implica a giugno 2023 tassi sui depositi al 2,25% e sulle operazioni di rifinanziamento al 2,75%, mentre i tagli dovrebbero iniziare dal secondo semestre 2024.

Ieri intanto i rendimenti dei Btp decennali sono saliti di 7 punti base al 3,88%, mentre quelli tedeschi di 3 all’1,53%. Lo spread è aumentato a 235 punti base. (riproduzione riservata)

Anche in Italia i prezzi salgono: +8,4% ad agosto
di Carlo Brustia
Inflazione in crescita anche in Italia: ad agosto è salita all’8,4% su base annua registrando il valore più alto da dicembre 1985 (quando arrivò a +8,8%). Lo rende noto l’Istat spiegando che sono l’energia elettrica e il gas sul mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’aumento dei prezzi al consumo nel Paese. Vola anche il cosiddetto carrello della spesa, che è aumentato del 9,7%, una crescita che in questo caso non si osservava da giugno 1984. Accelera anche l’inflazione al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi (+4,4%, record da maggio 1996) e quella al netto dei soli beni energetici (+4,9%, il massimo da aprile 1996). Sta di fatto che l’inflazione acquisita per il 2022 attualmente è pari a +7% per l’indice generale e a +3,5% per la componente di fondo. Secondo Confesercenti la corsa dell’inflazione assieme al caro bollette «rischia di produrre un pesante effetto domino sui consumi delle famiglie e sul pil: senza un’inversione di tendenza l’aumento di prezzi e utenze porterà nei prossimi due anni a una minore spesa di 34 miliardi, oltre 1.300 euro in meno a famiglia». Dal canto suo invece Confcommercio segnala che «l’erosione del potere d’acquisto dei redditi e della ricchezza detenuta in forma liquida produrrà effetti di rilievo nella parte finale di quest’anno comprimendo anche le possibilità di crescita del prossimo». (riproduzione riservata)
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