di Francesco Ninfole
La frenata economica e l’alta inflazione hanno aumentato la vulnerabilità del settore finanziario Previsti effetti sui conti delle banche e sul costo di finanziamento di imprese, famiglie e governi

La frenata economica e l’alta inflazione hanno aumentato i rischi e la vulnerabilità del settore finanziario. Lo hanno sottolineato ieri le tre autorità Ue di vigilanza su banche (Eba), mercati (Esma) e assicurazioni (Eiopa) in un’analisi congiunta sui pericoli dell’autunno 2022 in una fase la Bce alza i tassi a ritmo spedito e la Vigilanza di Francoforte aumenta i controlli sugli effetti della crisi del gas per le banche. Per Eba, Esma e Eiopa le conseguenze della guerra in Ucraina e le interruzioni degli scambi commerciali hanno causato «un rapido deterioramento delle prospettive economiche» che si è aggiunto alle pressioni inflazionistiche preesistenti e ha indebolito il potere d’acquisto delle famiglie.

Questo scenario ha avuto «un impatto significativo su rischi del settore finanziario», hanno rilevato le tre autorità. La volatilità dei mercati è aumentata per l’alta incertezza. Inoltre dopo anni di tassi bassi le banche centrali stanno inasprendo la politica monetaria. «L’aumento dei costi di finanziamento e la diminuzione della produzione economica potrebbero mettere sotto pressione il rifinanziamento di governi, imprese e famiglie incidendo negativamente sulla qualità dei portafogli di credito delle banche», hanno sottolineato Eba, Esma e Eiopa aggiungendo che la riduzione dei rendimenti reali per l’inflazione «potrebbe indurre gli investitori a un’assunzione di rischio più elevata».

Così gli organi Ue hanno suggerito alle banche e alle altre autorità di «continuare a prepararsi a un deterioramento della qualità degli asset» e a monitorare «le attività che hanno beneficiato di misure temporanee legate alla pandemia e quelle che sono particolarmente vulnerabili a un deterioramento del contesto economico, all’inflazione e ai prezzi elevati dell’energia».

Sul fronte dei mercati invece l’attenzione dovrebbe focalizzarsi sull’impatto di «ulteriori aumenti dei tassi e di potenziali aumenti improvvisi dei premi per il rischio». Inoltre le autorità di vigilanza dovrebbero continuare a monitorare «i rischi per gli investitori al dettaglio, in particolare riguardo ai prodotti per i quali i consumatori potrebbero non rendersi conto dei rischi, come le criptoattività».

L’attuale scenario di alta inflazione e bassa crescita ha effetti contrastanti sulle banche. I rialzi dei tassi faranno salire il margine di interesse degli istituti. Su questo fattore si stanno concentrando i mercati nel breve termine. Tuttavia nel tempo la recessione potrebbe pesare su attività e portafogli delle banche. Gli istituti europei hanno posizioni solide di capitale (in media attorno al 15%) e fino al primo trimestre 2022 hanno continuato a ridurre i crediti deteriorati in rapporto ai prestiti totali (all’1,9%). Ma «l’aumento del costo del rischio e la crescente quota di prestiti classificata come Stage 2 indica un lieve deterioramento della qualità dell’attivo», hanno osservato le tre autorità Ue.

La Vigilanza Bce già nelle scorse settimane aveva chiesto alle banche di ridefinire i piani di capitale sulla base di scenari macroeconomici avversi. Inoltre sta proseguendo il monitoraggio dell’esposizione al settore dell’energia. Francoforte ha inviato anche un questionario agli istituti per analizzare gli effetti di uno stop al gas, di un aumento dei default aziendali e di una minore liquidità legata ai derivati dell’energia.

Sul fronte monetario la Bce proseguirà i rialzi dei tassi, dopo quello di 50 punti base a luglio e di 75 di giovedì scorso, nonostante l’inflazione sia guidata da fattori dell’offerta come i prezzi dell’energia. Molti membri del consiglio direttivo hanno snobbato il rischio di pesare eccessivamente sull’economia in una fase in cui imprese e famiglie sono già in difficoltà e la frenata ridurrà comunque le pressioni inflazionistiche.

Il vicepresidente Bce Luis De Guindos ha spiegato ieri che Francoforte vuole mandare un messaggio sulle attese di inflazione nel medio termine evitando un disancoraggio dal target del 2%. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha detto che il focus sarà sui prezzi e che potrebbe essere necessario superare «un periodo di magra» per l’economia.

La Bce prevede una stagnazione nei prossimi mesi, non una recessione, a differenza di molti economisti. I rialzi dovrebbero proseguire nelle prossime 2-3 riunioni, fino a dicembre o febbraio. Non è detto che a ottobre ci sia un nuovo aumento di 75 punti base, considerando che si è ridotto il gap con il tasso neutrale (non definito in modo preciso, anche se per la Banca di Francia è tra l’1 e il 2%). Secondo alcuni governatori, la banca centrale dovrà comunque superare il livello neutrale. A inizio 2023 però la Bce potrebbe essere obbligata a fermare i rialzi a causa della recessione. (riproduzione riservata)
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