UNO STUDIO SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE E AMBIENTE DI AI FOR THE PLANET, BCG E BCG GAMMA
di Antonio Longo
Sebbene l’87% dei manager, a livello globale, ritenga che l’intelligenza artificiale (Ia) costituisca un valido strumento nella lotta ai cambiamenti climatici e circa il 40% delle organizzazioni sia disposta ad utilizzare l’Ia per le proprie iniziative climatiche e di sostenibilità, il 78% del management denuncia l’insufficiente competenza in materia, il 77% la limitata disponibilità di soluzioni di Ia e il 67% mostra una mancanza di fiducia verso dati e analisi Ia. È quanto emerge dagli esiti dello studio “How AI Can Be a Powerful Tool in the Fight Against Climate Change” realizzato da AI for the Planet Alliance in collaborazione con Boston Consulting Group (Bcg) e Bcg Gamma.

Gli effetti del cambiamento climatico. Le temperature globali aumentano, la siccità peggiora, gli incendi e le tempeste diventano sempre più frequenti e violenti. L’impatto del cambiamento climatico sul sistema sociale ed economico globale è ormai acclarato. Più di 3 miliardi di persone vivono in aree altamente vulnerabili ai rischi climatici, in particolare nei paesi insulari in via di sviluppo, nell’Asia meridionale e in gran parte dell’Africa. Si tratta di regioni che contribuiscono relativamente poco alle emissioni globali ma che subiscono un rischio climatico più alto. Nonostante tale scenario, come sottolineano gli analisti, gli attuali sforzi in materia di cambiamento climatico tendono a trascurare i bisogni e le priorità delle aree del mondo più vulnerabili. In parte ciò si spiega con la minore concentrazione di ricchezza e risorse proprio nelle zone più deboli ed esposte ai rischi. Nuove e sempre più complesse sfide attendono, quindi, i decisori politici e i manager delle aziende. Come sottolineato nello studio, se si intende raggiungere l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi, ossia di limitare l’aumento della media globale della temperatura a meno di 2°C, necessita ridurre le emissioni dannose in tutti i paesi e in tutti i settori. Tali riduzioni richiedono sostanziali sforzi di mitigazione, compreso il raggiungimento di zero emissioni nette globali entro il 2050. A giudizio degli esperti, bisogna ridurre al minimo i danni derivanti dal cambiamento climatico aumentando gli sforzi di adattamento e resilienza su più intervalli di tempo, puntando meno sulla risposta immediata alle crisi e più sulla pianificazione a lungo termine.

L’uso dell’Ia nel contrasto al cambiamento climatico. In base ai dati contenuti nel report, più del 60% dei manager intervistati considera la riduzione e la misurazione delle emissioni attività in cui è possibile utilizzare efficacemente gli strumenti messi a disposizione dall’intelligenza artificiale.

Sono diversi i fronti su cui è possibile utilizzare l’intelligenza artificiale per raggiungere gli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico.

In primis, sul versante della mitigazione, infatti uno dei più importanti usi dell’Ia è proprio quello riguardante la misurazione, sia a livello micro che macro, la riduzione e la rimozione di emissioni e degli effetti dei gas serra. Secondo le stime degli esperti, l’uso dell’Ia può spingere le riduzioni delle emissioni nocive dal 5% al 10% o da 2.6 a 5.3 di gigatoni di CO2 se applicata globalmente.

Inoltre, importanti effetti possono registrarsi sul fronte dell’adattamento e della resilienza, considerato che l’adattamento ai cambiamenti climatici rappresenta una questione fondamentale per i decisori politici e pubblici in quanto aumenta la capacità di resilienza sia verso gli effetti di lungo termine del cambiamento climatico, come ad esempio la previsione dell’innalzamento del livello del mare, sia rispetto agli eventi climatici estremi e imprevisti, come la previsione di uragani o siccità. Infine, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per supportare la ricerca e la necessità educativa sul cambiamento climatico, aiutando gli stakeholder a comprendere i rischi e le implicazioni dello stesso e incoraggiandoli nella diffusione e condivisione di quanto appreso.

Tali sforzi agiscono come un fondamentale supporto al costante lavoro di mitigazione, adattamento e resilienza. «L’intelligenza artificiale rappresenta una promessa incredibile nella risoluzione della crisi climatica, ma da sola non è sufficiente» osserva Damien Gromier, fondatore di AI for the Planet e co-autore del report, «è vincolata alla volontà dei decisori di implementare i cambiamenti necessari, supportati in parte dall’IA e dalle altre tecnologie emergenti. Nell’arena del contrasto al cambiamento climatico, ci sono una moltitudine di utilizzi decisivi offerti dall’intelligenza artificiale, ma ogni soluzione deve risultare accessibile, offrire benefici tangibili agli utenti e raccomandazioni chiare e semplici da applicare».

Gli ostacoli. Dalla lettura dei risultati della ricerca emergono proprio le criticità che oggi accompagnano l’introduzione di strumenti di intelligenza artificiale nella lotta al cambiamento climatico. In particolare, per il 78% degli intervistati pesa ancora l’insufficiente competenza in materia, per il 77% del campione vi è ancora una limitata disponibilità di soluzioni di Ia, per il 67% dei manager persiste una mancanza di fiducia verso dati e analisi gestiti con strumenti di intelligenza artificiale. «La capacità unica dell’Ia di raccogliere, completare e interpretare grandi e complesse mole di dati aiuta gli stakeholder ad essere maggiormente informati e ad adottare un approccio efficace per ridurre le emissioni di carbonio e affrontare in modo mirato rischi climatici» evidenzia Roberto Ventura, managing director and partner di Bcg, «ma la maggior parte delle soluzioni esistenti tendono ad essere frammentate, di difficile accesso e non dispongono delle risorse necessarie».
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