TRA MAGGIORI IMPOSTE E INTERESSI L’ISTITUTO SOSTERRÀ UN COSTO EFFETTIVO DI 46 MILIONI
di Paola Valentini
Pace tra Banca Generali e il fisco italiano. L’istituto guidato dall’ad Gian Maria Mossa chiude senza multe una vertenza sulla fabbrica prodotto in Lussemburgo per gli anni 2014-2019 con radici al 2008, partita alla chiusura della sgr italiana e all’avvio della società nel Granducato dove si è sviluppata da anni l’industria europea dei fondi. Banca Generali ha comunicato prima dell’avvio delle contrattazioni di Borsa di aver sottoscritto un accordo quadro con l’Agenzia delle Entrate con cui le parti hanno convenuto i termini e le condizioni per la definizione dei rilievi fiscali formulati in materia di transfer pricing per i periodi d’imposta dal 2014 al 2019.

In base all’intesa, Banca Generali sosterrà un onere effettivo di 45,99 milioni di cui maggiori imposte per 40,7 milioni di euro e interessi per 5,29 milioni, senza applicazione di sanzioni per effetto dell’esimente della penalty protection. Pertanto la banca spiega che, avendo già accantonato al fondo per rischi fiscali 10,6 milioni, avrà un onere effettivo a carico dell’esercizio 2022 di 35,4 milioni.

L’accordo si fonda sul riconoscimento ai fini transattivi di una remunerazione per il passaggio, avvenuto nel 2008, alla neocostituita Bg Fml della delega di gestione di Bg Sicav. La maggiore remunerazione è riconosciuta in via decrescente per i periodi d’imposta dal 2014 al 2018. Non risultano contestazioni per il periodo d’imposta 2019 in quanto gli effetti del passaggio della delega di gestione si sono esauriti in quell’arco temporale.

E’ stata quindi riconosciuta l’idoneità del modello sviluppato dalla banca per la propria controllata lussemburghese senza rimostranze al tranfer price degli utili o accuse di esterovestizione come avvenuto in alti casi passati. Da fine dello scorso anno e con validità dal 2020 inoltre la banca è entrata nella lista preferenziale dei rapporti con l’agenzia delle Entrate avendo instaurato l’accodo sugli adempimenti collaborativi. L’istituto infatti spiega che «l’accordo apre la strada alla piena attuazione delle procedure di adempimento collaborativo al quale Banca Generali è stata ammessa il 27 dicembre 2021 a valere dal periodo di imposta 2020. Banca Generali infatti conferma infatti il forte impegno alla trasparenza dei rapporti con l’Amministrazione Finanziaria che l’ha portata a partire dal 2020 a definire un Tax Control Framework per la rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale in linea con le disposizioni di legge, di Banca d’Italia, dell’Agenzia delle Entrate e della normativa Ocse pubblicata in materia».

«Stimiamo un impatto negativo in termini di minor dividendo per azione di circa 0,2 euro. L’importo è pari all’1% della market cap», afferma Equita Sim confermando il giudizio hold e il prezzo obiettivo di 33 euro. Mentre Mediobanca Securities lascia invariata la raccomandazione outperform e il target price di 26 euro. Ieri il titolo Banca Generali ha chiuso la seduta in calo del 5,3% a quota 25,42 euro. La flessione da inizio anno è circa del 35%. La raccolta netta totale di agosto del gruppo guidato dall’ad Gian Maria Mossa è stata pari a 206 milioni di euro, un dato che ha portato il valore complessivo da inizio anno a sfiorare i 3,8 miliardi. (riproduzione riservata)
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