L’area di disagio sociale degli italiani è cresciuta a luglio. È quanto rileva il Misery Index di Confcommercio (l’indicatore nella formulazione attuale sottostima la disoccupazione estesa in considerazione dell’impossibilità di enucleare il numero di scoraggiati e sottoccupati) che si è attestato su un valore stimato di 17,5, in aumento di un decimo di punto sul mese precedente.

Una nota di Confcommercio spiega che l’accelerazione dell’inflazione aveva determinato già a giugno un brusco peggioramento (+1,1 punti su maggio), dopo alcuni mesi in cui l’indicatore aveva mostrato segnali di stabilizzazione.

Secondo Confcommercio è quindi presumibile che “nell’ultima parte del 2022 e nei mesi iniziali del 2023 l’area del disagio sociale continui ad ampliarsi, poiché appare improbabile un rientro a breve delle tensioni inflazionistiche e, al contempo, crescono le probabilità di un peggioramento del quadro economico generale, con conseguenti effetti sul mercato del lavoro”.

A luglio 2022 il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 7,9%, in ridimensionamento di un decimo di punto rispetto a giugno. Il dato è sintesi di una riduzione degli occupati (-22 mila unità su giugno) e del numero di persone in cerca di lavoro (-32 mila unità in termini congiunturali).  A questa evoluzione si è associata, una crescita degli inattivi (+54 mila unità su giugno).

Nello stesso mese le ore autorizzate di Cig sono state oltre 30,3 milioni, a cui si sommano circa 9,8 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di Cig effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula si stima che questo corrisponda a poco più di 60mila unità lavorative standard, consolidando il trend di riduzione in atto dalla fine del 2021. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari all’8,8%, in lieve calo rispetto a giugno.

A luglio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione tendenziale dell’8,7% in risalita rispetto all’8,4% del mese precedente. I primi dati di agosto indicano una moderata tendenza al rallentamento di questa dinamica, evoluzione attribuibile in parte al ridimensionamento dei prezzi registrato per i carburanti.

Alla luce delle tensioni che attraversano i diversi mercati difficilmente il dato di agosto può essere letto come l’inizio di una fase meno espansiva dei prezzi dei beni e dei servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza.