IN AULA AL SENATO IL DDL DELEGA SULLA RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE
di Iacopo Buriani
Il nuovo processo civile punta sulla mediazione. Dopo il via libera in commissione giustizia del Senato, la versione emendata del disegno di legge delega sulla riforma del processo civile è giunta in Aula giovedì scorso 16 settembre. Con tutta probabilità la riforma sarà votata la prossima settimana con la questione di fiducia, per stringere i tempi in vista dell’approdo alla Camera. L’obiettivo dichiarato del provvedimento affidato al relatore Sen. Fiammetta Modena è “realizzare una razionalizzazione delle materie e un efficientamento dei servizi, allo scopo di rendere i riti più snelli e veloci, mediante un intervento sistematico sul corpo normativo delle disposizioni che regolano attualmente lo svolgimento dei processi in materia civile con l’obiettivo di semplificare le procedure improntandole a criteri di maggiore celerità ed efficienza”. E, proprio in tale direzione vanno gli emendamenti approvati e rivolti a rafforzare gli incentivi economici e fiscali concessi per stimolare l’adesione alla procedura di mediazione delle controversie civili e commerciali e la conclusione dei relativi accordi. La norma, tra le altre novità, prevede l’incremento della misura dell’esenzione dall’imposta di registro, il riconoscimento di un credito d’imposta commisurato al compenso dell’avvocato che assiste la parte nella procedura di mediazione, l’estensione alla mediazione del patrocinio a spese dello Stato per i non abbienti e la riforma delle spese di avvio della procedura e delle indennità spettanti all’organismo di mediazione. “Abbiamo accolto con estrema soddisfazione il testo approdato all’Aula del Senato” commenta il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone. “I principi che la nostra associazione propone da tempo, oggi sono stati posti come cardine della riforma; tutto questo ci inorgoglisce e dimostra l’importanza che riveste l’ascolto nei confronti di chi, come noi, ha il polso della situazione ed applica quotidianamente le norme” rimarca il presidente. Infatti già nell’audizione del 7 luglio 2020, la Lapet ha evidenziato i risultati significativi raggiunti dall’istituto della mediazione, che ha contribuito a diminuire l’arretrato dei procedimenti giacenti nei tribunali di tutta Italia. Nella stessa audizione, per altro “abbiamo rilevato le motivazioni dell’insuccesso della mediazione e contestato la restrizione del suo ambito di applicazione proposta dall’allora Ministro Alfonso Bonafede” ricorda Falcone. Tuttavia non si può parlare di un insuccesso, ma al limite di un mancato decollo della mediazione nonostante i risultati significativi ottenuti. Tanto è vero che le statistiche del Ministero della Giustizia riferite al primo semestre 2020 fanno registrare una percentuale di successo nel 40% dei casi di mediazione volontaria, che sale al 59% quando le parti hanno accettato di incontrarsi per un tentativo di conciliazione. Il successo solo parziale della mediazione è da imputare da un lato alla mancata diffusione dei vantaggi dell’istituto e dall’altro al fatto che non sono state applicate regole chiare per il riequilibrio del diverso potere contrattuale delle parti (si pensi a controparti come banche, assicurazioni e grandi imprese). In pratica, non si è tenuto conto che gran parte dell’insuccesso della mediazione in tali materie è stato dovuto all’approccio delle parti citate, ma anche degli enti che gestiscono la sanità in Italia, spesso assenti in mediazione. Nell’analisi dei numeri è fondamentale inoltre sottolineare l’aspetto relativo alla responsabilità dei funzionari della pubblica amministrazione. Questione chiarita dal decreto 16 luglio 2020 n. 76, noto come decreto semplificazioni, che seppure in via temporanea, ha ritenuto salva da responsabilità la parte pubblica che accetta l’accordo ad eccezione che abbia agito con dolo. Con l’insediamento del Governo Draghi, in netta discontinuità rispetto all’orientamento precedente, il Ministro Marta Cartabia, fin dall’audizione del 15 marzo scorso, aveva mostrato la volontà di inserire tra gli obiettivi della riforma quello di valorizzare a fianco del procedimento giurisdizionale, anche un modello di giustizia consensuale, grazie al quale le soluzioni negoziali e di mediazione possono diventare un argine all’esplosione del contenzioso, il cui incremento è facilmente prevedibile al termine della pandemia. Dunque “come auspicato dalla Lapet, il percorso di approvazione della riforma ha accolto anche le proposte dei professionisti che operano nell’ambito della risoluzione stragiudiziale delle controversie e non solo di coloro che operano all’interno del processo” rimarca Falcone. In questa prospettiva la Lapet è stata precursore dei tempi ed ha creduto nell’istituto fin dai suoi esordi, tanto da avere dato vita all’organismo di mediazione AdrMedilapet, autorizzato dal Ministero della giustizia dal 2011. Organismo costituito al fine di diffondere la cultura degli strumenti alternativi alle vie giurisdizionali in materia di prevenzione dei conflitti e di definizione stragiudiziale delle controversie, nonché di promuovere e gestire i relativi procedimenti. L’estensione dell’ambito di applicazione della mediazione diventa quindi strumentale a riportare il processo civile italiano ad un modello di efficienza e competitività, in modo da recuperare la fiducia dei cittadini, e soprattutto delle imprese, nell’amministrazione della giustizia. Il nuovo contenzioso civile risultante dalla riforma, quindi, arriverà a realizzare una migliore interazione tra mediazione e procedimento giurisdizionale, fino a realizzare una complementarietà e coesistenza delle due strade, giudiziale e stragiudiziale, per ampliare la risposta di giustizia a beneficio dei cittadini e delle imprese. Peraltro la struttura della riforma è coerente con le indicazioni della Commissione Europea, che ha individuato nei metodi di risoluzione alternativa delle controversie, uno strumento di risposta alle difficoltà di accesso alla giustizia. Ora l’auspicio, conclude Falcone “è che anche la riforma della giustizia tributaria segua l’esempio della giustizia civili e punti a rafforzare la mediazione in primo luogo attribuendone la competenza ad un ente distinto dall’Agenzia delle Entrate”.
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