IL QUADRO TRATTEGGIATO DALL’INDAGINE DELLA BANCA D’ITALIA SULL’IMPATTO DELLA PANDEMIA

Calano i contagi da coronavirus e diminuiscono i timori economici degli italiani. A tal punto che nell’ultimo anno la quota dei pessimisti sul futuro del Paese è passato dal 58% al 38%. Un salto in avanti di grande conforto evidenziato dall’ultima indagine condotta a fine aprile dalla Banca d’Italia (Isf, indagine straordinaria sulle famiglie italiane) su 2.500 nuclei familiari, che permette di analizzare l’impatto della pandemia sulla solidità economica degli italiani. Compreso, per esempio, l’andamento dei risparmi, degli investimenti e dei consumi. «Più della metà delle famiglie ritiene che il valore delle proprie attività finanziarie nel 2020 sia rimasto stabile; un terzo sostiene che sia diminuito (quota che raggiunge il 40% tra quelle il cui capofamiglia è occupato nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia come la ristorazione, il turismo e il commercio al dettaglio), e raddoppia tra coloro che hanno riportato una riduzione del reddito rispetto a prima dell’emergenza sanitaria», hanno spiegato gli esperti della Banca d’Italia.

Solo il 7% dei nuclei familiari ha mostrato invece di non aver risentito affatto della pandemia in termini economici. Al contrario. Sette famiglie su cento hanno dichiarato di aver riportato addirittura un aumento del valore delle proprie attività finanziarie nel corso del 2020. Soprattutto nel nord del Paese (8,3%) e per lo più tra la fascia di persone con istruzione elevata (13,11%). L’impatto del Covid sulle risorse finanziare degli italiani ha avuto un effetto diretto su un altro tema al centro dell’analisi di Bankitalia, ovvero l’andamento atteso dei consumi. Si scopre infatti che poco meno del 50% delle famiglie si attende di spendere nei prossimi dodici mesi meno del proprio reddito annuo riuscendo a mettere da parte qualche risparmio. Un ulteriore 44% ha mostrato invece una maggiore preoccupazione dichiarando di aspettarsi di dover spendere tutto il reddito disponibile per far fronte alle necessità familiari. Mentre il 9,6% delle famiglie ha lanciato un allarme sussistenza dichiarando che nei prossimi dodici mesi spenderà più del reddito annuo, e si troverà a dover liquidare risparmi o a indebitarsi per arrivare a fine mese. Una percentuale sostanzialmente uguale a quella rilevata dagli analisti di Palazzo Koch nell’inchiesta dello scorso anno. Ecco allora spiegato il perché i comportamenti di consumo continuino a restare fortemente condizionati dall’emergenza sanitaria. «È ancora elevata (circa 80%) la quota di famiglie che dichiara di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia», si legge nel rapporto di Bankitalia. Entrando nel dettaglio di questi dati si scopre che il 10% delle famiglie ha smesso di fare acquisti di beni essenziali, compresi gli alimentari, il 45% non è più entrato in un negozio di abbigliamento o calzature e il 38,5% non è più andato dal parrucchiere, dal barbiere o dall’estetista. Non solo. Il 57% degli italiani nell’ultimo anno sembra aver rinunciato ad acquistare un elettrodomestico o a un elemento di arredo mentre soltanto il 30% ha continuato a frequentare bar e ristoranti o ad andare in albergo. «La contrazione interessa anche i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese, per i quali pesano soprattutto le misure di contenimento ancora in vigore e la paura del contagio», hanno avvertito gli esperti. In questo contesto le intenzioni di consumo non potevano che confermarsi caute. «Oltre i due terzi delle famiglie dichiara che avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e servizi nei successivi tre mesi, un quarto le avrebbe ridotte», si legge nel documento. «Il saldo negativo tra risposte in aumento e in diminuzione è più pronunciato per i nuclei che tra marzo e aprile hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili». Il calo dei consumi sembra però riguardare anche parte di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021. «Nelle valutazioni delle famiglie, le aspettative di consumo dipendono anche dal successo della campagna vaccinale, che per un terzo dei nuclei, in aprile, stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese». E cosa dire dell’impatto sul mercato del lavoro? Il 42% degli intervistati ha mostrato preoccupazione per il futuro sostenendo che le condizioni occupazionali non potranno che peggiorare nei prossimi dodici mesi. Tra i più preoccupati i lavoratori autonomi, la fascia più istruita e gli abitanti delle regioni del centro Italia. «Il 30% delle famiglie dichiara di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia ma il peggioramento delle condizioni reddituali è ancora mitigato dalle misure di sostegno al reddito di cui sembra aver beneficiato, tra marzo e aprile scorsi, poco più di un quinto dei nuclei familiari».

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