Riforma fiscale: il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello chiede che l’adeguamento al regime europeo non preveda modifiche suscettibili di frenare anziché stimolare l’espandersi di una categoria di investitori istituzionali

In relazione all’avvio dell’iter operativo della riforma fiscale, il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello sostiene che “Sarebbe davvero singolare che un Governo vocato a ridare slancio alla crescita, non solo per superare i danni della pandemia, ma anche per recuperare decenni di stagnazione, riorientando il Paese verso lo sviluppo, ponesse mano a interventi tributari sulla previdenza complementare suscettibili di frenare anziché stimolare l’espandersi di una categoria di investitori istituzionali  non solo sempre più utili all’economia nazionale, ma anche socialmente indispensabili per assicurare pensioni adeguate alle prossime generazioni“.

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La Relazione delle Commissioni Finanze di Camera e Senato

Riguardo alla previdenza complementare le Commissioni Finanze di Camera e Senato, nella loro Relazione, sono state estremamente sintetiche: limitandosi a indicare, come era stato loro sollecitato, la necessità che l’Italia si adegui al criterio di tassazione europea EET. “Portando il nostro contributo tecnico agli approfondimenti delle Commissioni  – spiega il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello – avevamo ancora una volta rimarcato come l’Italia si discosti del tutto irrazionalmente dalle prassi tributarie della generalità dei partners dell’Unione, dando, ovviamente, per acquisita la valutazione di una fiscalità di favore volta a sostenere lo sviluppo, tuttora precario, di un comparto universalmente riconosciuto come necessario per l’assetto pensionistico del Paese”.

In Europa (e non solo) – sottolinea l’associazione – trova infatti costante applicazione il regime che si sintetizza appunto nell’acronimo EET: Esenzione, quindi deducibilità dal reddito corrente, nell’ambito di limiti quantitativi spesso significativi, dei contributi versati ai fondi; piena Esenzione da tassazione dei rendimenti ottenuti nel tempo dai fondi stessi; Tassazione delle prestazioni in capo ai singoli fruitori. In Italia vige invece un regime ETT: Esenzione dei contributi in misura assai contenuta (“Ancora l’equivalente dei 10 milioni di vecchie lire!” sottolinea Corbello); Tassazione dei rendimenti maturati nel tempo dai fondi; Tassazione a titolo d’imposta delle prestazioni finali, con aliquota del 15%, che può scendere sino al 9%.

“La tassazione delle prestazioni – afferma il presidente di Assoprevidenza – risulta condotta secondo criteri e misure ragionevoli, che trovano oggettiva giustificazione nella durata lunghissima dei piani di risparmio previdenziale (decine e decine di anni) e nei non pochi vincoli che li connotano. Le Commissioni non hanno detto nulla circa le modalità di applicazione della T, appunto la tassazione. Questa circostanza, che non ha mancato di suscitare timori e perplessità, non va giudicata una ‘dimenticanza’ delle Commissioni, bensì un beneplacito alla conferma dell’attuale regime di tassazione delle prestazioni che non deve essere modificato con interventi penalizzanti per la previdenza complementare”.