Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Sempre più investimenti, sempre meno liquidità. Un’equazione a somma positiva che potrebbe condurre nel 2025 le reti di consulenza finanziaria italiane a sfondare il tetto dei 1.000 miliardi di euro di patrimonio, un terzo in più rispetto a oggi. Obiettivo ambizioso quello presentato da Assoreti, associazione delle reti di consulenti finanziari, in occasione del Salone del Risparmio tenutosi nei giorni scorsi Milano. Ma anche un traguardo simbolico, coronamento auspicato di una ripresa del Paese che, come specificato anche dal presidente di Assogestioni Tommaso Corcos, passerà in primo luogo dal ponte tra investimenti ed economia reale. Primo obiettivo degli asset manager: rimettere in moto la liquidità. Gli ultimi dati Abi relativi a luglio hanno mostrato che il totale dei depositi della clientela residente ha aggiornato il record a 1.805 miliardi.
La battaglia delle Generali non sarà solo una partita cruciale per gli equilibri nella Galassia del Nord, ma anche un banco di prova per la corporate governance italiana. Sul tavolo c’è l’efficacia del sistema monistico che negli ultimi anni è stato abbracciato da molte grandi società e che fa del cda il mediatore tra le istanze degli azionisti. Ma per Stefano Caselli, prorettore per gli Affari Internazionali della Bocconi e esperto di intermediari finanziari, a Trieste un compromesso è ancora possibile e il board lavorerà per raggiungerlo.
È guerra aperta a Trieste, con il mercato che solleva dubbi sul futuro di Generali Assicurazioni. I due principali soci privati della prima compagnia assicurativa italiana, ossia Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, in fondo sono azionisti come gli altri – si ragiona – e hanno quindi a cuore le crescita e soprattutto la profittabilità della loro partecipata. Anzi, per loro la partita Generali vale decisamente di più, visto che sulla compagnia in questi anni hanno investito complessivamente più di 6 miliardi di euro. Allo stesso tempo – si aggiunge – si fa però fatica a comprendere come i due azionisti vorranno effettivamente spingere sullo sviluppo di Generali e quale super-manager potrà realizzare i loro piani prendendo il posto dell’attuale ceo Philippe Donnet, che pure in questo anni – lo dicono i numeri – ha ben gestito la compagnia, il cui total shareholder ratio (cioè il ritorno netto per gli azionisti tra dividendo e quotazione del titolo) nonostante la crisi pandemica è stato migliore di quello dei diretti concorrenti europei, a partire da Axa e Allianz
Nell’ambito del Global Retirement Index 2021 di Natixis Investment Managers, che valuta i fattori che guidano la sicurezza della pensione, l’Italia quest’anno ha perso un posto nella classifica generale, attestandosi in 31° posizione su 44 Paesi analizzati. Il risultato complessivo è leggermente peggiore rispetto alla rilevazione del 2020 a causa di un lieve detrioramento registrato nei segmenti relativi all’andamento delle condizioni finanziarie in età pensionabile, alla salute e alla qualità della vita. Il Global Retirement Index esamina 18 indicatori di performance del benessere dei pensionati, raggruppati in quattro sottoindici che forniscono informazioni sulle caratteristiche che stanno guidando i cambiamenti nelle prospettive di pensionamento di ogni Paese.
Nonostante la pandemia, che ha provocato un abbassamento medio di circa un anno, per fortuna in Italia la speranza di vita resta tra le più alte al mondo, oltre l’asticella degli 80 anni, ossia circa un decennio in più rispetto al 1960. Se ciò è ovviamente positivo dal punto di vista generale, va sempre ricordato che l’invecchiamento demografico pesa sui conti pubblici in assenza di un aumento della natalità. Lo sa bene il governo Draghi, che è alle prese con la riforma del sistema di Quota 100, il meccanismo voluto dalla Lega e introdotto in via sperimentale nel 2019 per tre anni, che scadrà alla fine del prossimo dicembre e che ha prodotto impegni di spesa nel 2019-2021 di 11,6 miliardi di euro per 341 mila persone che hanno avuto accesso alla rendita anticipata con 38 anni di contributi e 62 anni di età. Una speranza di vita elevata, unita all’anticipo dell’uscita e al calo delle nascite, creano un mix insidioso per i conti dello Stato, considerando che il sistema previdenziale pubblico italiano funziona a capitalizzazione e quindi le pensioni di oggi sono pagate con i contributi di chi lavora.
Mediolanum My Life Wealth Extra è un contratto di assicurazione sulla vita di tipo unit linked a vita intera. Il contraente è chiamato a scegliere la destinazione del premio in uno o più fondi abbinabili, che rappresentano le opzioni di investimento previste dal prodotto, sulla base della propria propensione al rischio, della durata e delle proprie aspettative di rendimento; purché almeno il 30% dell’importo versato sia investito in fondi di società facenti parte al Gruppo Mediolanum, e la restante parte in Case Terze.
Generali Genera ProEvolution è una polizza a premio unico a vita intera, con capitale collegato in parte a fondi interni e in parte ad una gestione separata. I premi unici, nel caso analizzato, saranno investiti per il 50% nella gestione separata Gesav e per il 50% nel fondo interno Generali Futuro & Innovazione (Percorso Smart Futuro). La prestazione in caso di decesso prevede il pagamento ai beneficiari del capitale rivalutato della gestione separata e del valore delle quote del fondo interno aumentato dello 0,2%.

Il nuovo processo civile punta sulla mediazione. Dopo il via libera in commissione giustizia del Senato, la versione emendata del disegno di legge delega sulla riforma del processo civile è giunta in Aula giovedì scorso 16 settembre. Con tutta probabilità la riforma sarà votata la prossima settimana con la questione di fiducia, per stringere i tempi in vista dell’approdo alla Camera. L’obiettivo dichiarato del provvedimento affidato al relatore Sen. Fiammetta Modena è “realizzare una razionalizzazione delle materie e un efficientamento dei servizi, allo scopo di rendere i riti più snelli e veloci, mediante un intervento sistematico sul corpo normativo delle disposizioni che regolano attualmente lo svolgimento dei processi in materia civile con l’obiettivo di semplificare le procedure improntandole a criteri di maggiore celerità ed efficienza”. E, proprio in tale direzione vanno gli emendamenti approvati e rivolti a rafforzare gli incentivi economici e fiscali concessi per stimolare l’adesione alla procedura di mediazione delle controversie civili e commerciali e la conclusione dei relativi accordi.
  • I giovani comprano la casa
Sono i giovani i nuovi protagonisti del mercato dei mutui, da quando il Decreto sostegni bis li ha posti al centro di una serie di agevolazioni che ne favoriscono la condizione di proprietari. Un mercato vivace e in continua crescita, che reagisce al fermo forzato del lockdown e riparte grazie al rinnovato ruolo della casa: è quanto emerge dall’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it. Ci sono altre evidenze: dalla riduzione progressiva e fisiologica delle surroghe, fino alla ridiscesa dei tassi dopo un inizio anno in salita, con le banche che diventano l’ago della bilancia di una battaglia sul mercato condotta sullo spread. Si sta inoltre abbassando l’età media dei richiedenti mutui, passata dai 41 anni dell’anno scorso ai 40 anni e 4 mesi del 2021, insieme a un aumento della durata media da 21 anni e 10 mesi a 23 anni. Si tratta di un effetto riconducibile al Decreto sostegni bis.
  • Private, Fideuram compra Cbpq
Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, attraverso la controllata lussemburghese Fideuram Bank Luxembourg, ha siglato un accordo per l’acquisizione di Compagnie de Banque Privée Quilvest (Cbpq). Si tratta di una banca private lussemburghese, con filiali in Belgio, che conta 150 dipendenti, controllata interamente dalla holding Quilvest Wealth Management. Questa operazione, che dovrebbe essere completata entro la prima metà del 2022, porterà alla creazione di un ulteriore hub nell’Unione eropea, accanto a Reyl & Cie in Svizzera, destinato alla clientela del continente e a quella internazionale, e consentirà di sviluppare le attività di private banking in aree con promettenti previsioni di crescita come il Lussemburgo e il Belgio. Il Lussemburgo è il primo centro cross border nell’Eurozona e il settimo nel mondo con 466 miliardi di euro di masse gestite. Cbpq sarà integrata in Fideuram Bank Luxembourg per incrementare i servizi a supporto dei clienti High net worth individual italiani ed esteri, anche al di fuori del Lussemburgo. La denominazione Cbp (Compagnie de Banque Privée) sarà mantenuta.

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  • Generali, anche Cassa Torino nel patto Del Vecchio-Caltagirone
Fondazione Crt chiede a Caltagirone e Delfin di entrare come terza forza nel patto su Generali, che in tal modo sale virtualmente oltre il 12%. A quel che si apprende l’ente torinese azionista storico di Unicredit, si sarebbe mosso nella giornata di ieri, e avrebbe propositi meno belligeranti rispetto ai due soci privati, che vorrebbero nell’assemblea di primavera 2022 un ricambio dell’ad Philippe Donnet, come anche del presidente Gabriele Galateri. La Fondazione presieduta da Giovanni Quaglia, in storici rapporti con Mediobanca, pare invece più incline a giocare il ruolo del paciere tra le due fazioni, per giungere a una decisione concordata sul prossimo vertice. Si vedrà se i nuovi afflati pacificatori si rifletteranno sul Comitato nomine del cda Generali che venerdì prossimo proverà a esprimere il suo parere, pro o contro, sull’iter per definire la “lista del cda”, finora osteggiata dai pattisti come emerso nel Comitato nomine di giovedì.

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  • Generali, via libera dell’Ivass all’acquisto di Cattolica Assicurazioni
Generali ottiene il via libera dell’Ivass all’acquisto di Cattolica Assicurazioni, che la compagnia triestina ha deciso di rilevare lo scorso maggio con un’opa a 6,75 euro per azione, per un esborso complessivo di 1,17 miliardi. Ora manca l’ok di Consob del prospetto in vista della partenza dell’offerta pubblica, attesa per ottobre. L’opa lanciata dal gruppo guidato da Philippe Donnet è la conclusione del salvataggio della cooperativa veronese, cui l’Ivass aveva imposto un aumento di capitale da mezzo miliardo contestandone anche la vecchia governance imperniata sull’ex presidente Paolo Bedoni. Nel contesto dell’aumento, Generali è entrata con il 24% circa in Cattolica. È una delle operazioni su cui Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente e secondo socio con il 6%, ha fatto filtrare perplessità, culminate nel mancato deposito delle azioni all’assemblea di maggio.

  • Generali, via libera Ivass all’acquisto di Cattolica
Generali ha ottenuto l’autorizzazione preventiva dall’Ivass all’acquisizione di una partecipazione di controllo in Cattolica Assicurazioni. Il via libera rende più vicino l’avvio dell’Opa, il cui documento d’offerta sarà publicato una volta ricevuta l’approvazione dalla Consob. È quanto viene indicato in una nota di Generali.
  • Entra Fondazione Crt, patto Generali al 12,5%
Fondazione Crt ha deciso di aderire formalmente al patto di consultazione su Generali di Del Vecchio e Caltagirone, apportando il suo 1,4%. La decisione è stata presa al termine di una giornata che aveva visto i due pattisti aggiornare, su richiesta Consob, le informazioni sull’alleanza. A questo punto, considerata la quota apportata dall’ente torinese, il patto sale oltre al 12,5%, a un passo dal 12,9% detenuto da Mediobanca.
  • Pensioni, dossier gravosi con altre 31 mansioni
Oltre alle 15 già individuate in passato, almeno altre 31 categorie di lavori possono entrare a fare parte dell’elenco delle attività e delle mansioni gravose che attualmente accedono all’Ape sociale. È questa una delle indicazioni che emergono dal dossier completato dalla Commissione tecnica, presieduta da Cesare Damiano, incaricata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, proprio di studiare il tema della gravosità dei lavori in vista delle nuove misure da adottare con la prossima manovra sul fronte pensionistico, comprese quelle per il “dopo Quota 100”.

  • Quelle polizze imbarazzanti vendute a peso d’oro
  • Assicurazioni L’ibrido piace ma servono più chiarezza e meno costi
  • Polizze? Un affare soprattutto per chi le offre
Polizze multiramo? No grazie. I consulenti patrimoniali indipendenti pur considerando i benefici fiscali le respingono al mittente. È vero che queste polizze nella componente ramo I, ossia la parte investita sulla parte rivalutabile garantita, non pagano il bollo sugli investimenti. Ed è vero anche che le plusvalenze vengono tassate solo al disinvestimento e consentono di compensare in maniera abbastanza efficiente minus e plus realizzate sui diversi sottostanti, tuttavia spesso i costi affossano i risultati.
  • ll faro europeo dell’Eiopa è puntato sull’Italia
Il tema dei costi dei prodotti finanziari è diventato centrale anche in ambito europeo. Si è conclusa lo scorso 16 luglio la consultazione dell’Eiopa, l’Authority europea del settore assicurativo, sul Framework in materia di “ value for money”. I fari sono puntati sul reale valore per gli assicurati delle polizze ora più vendute in Italia, come alternativa ai rendimento zero o alla “tassa” sulle giacenze detenute sul conto operata da alcune banche. Si tratta delle polizze multiramo e delle unit linked che hanno rappresentato il grosso dell’offerta, non solo nel 2021, ma anche nel 2020, con 130 nuovi prodotti lanciati (62% dei nuovi Ibips).
  • Spese ai raggi X: nei Kid l’impatto sul rendimento talvolta supera il 7%
Una vera e propria babele di costi è quella che emerge dall’analisi di Plus24 condotta guardando all’indicatore che quantifica l’impatto sul rendimento delle spese che ogni anno vengono applicate, a diverso titolo, dalla compagnie ai possessori dei prodotti multiramo. L’inchiesta, che prende in considerazione i Riy (reduction in Yield) di 111 multiramo a premio unico e a vita intera attualmente offerti sul mercato (e forniti dalla banca data Mia di Prometeia), ha individuato i prodotti con il valore di costo più elevato nei diversi orizzonti temporali consigliati e non sono mancate le sorprese.
  • Osservatorio Pir Ancora positiva la raccolta ad agosto
 Per il quarto mese consecutivo i piani individuali di risparmio hanno portato a casa un risultato positivo. Ad agosto la raccolta è stata pari a 22,5 milioni, cifra che consolida un trend di ripresa, anche se con minor vigore rispetto ai due mesi precedenti, ma non ancora sufficiente a riportare in attivo il bilancio da inizio anno. Da gennaio, infatti, dalle casse dei gestori di Pir sono usciti complessivamente oltre 128 milioni. Ma confrontando i dati del secondo trimestre 2021 forniti da Assogestioni (quindi aggiornati alla fine di giugno) con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, la cifra è comunque quasi raddoppiata (è passata da 58 a 106 milioni).