IN VISTA DELL’USCITA DA QUOTA 100 LA PROPOSTA (A PRIMA FIRMA SERRACCHIANI) VUOLE RAFFORZARE APE SOCIALE E OPZIONE DONNA

di Andrea Pira
Rendere strutturali Ape Sociale e Opzione Donna, ma anche accompagnare in modo graduale l’uscita dal mondo del lavoro, con carichi ridotti negli ultimi quattro anni di carriera. Approda in commissione Lavoro alla Camera la proposta del Partito Democratico per garantire flessibilità al sistema previdenziale italiano in vista della fine della sperimentazione di Quota 100 prevista per fine anno, senza ricadere «nelle rigidità disposte della riforma Fornero».

Il progetto si inserisce all’interno del dibattito sul dopo Quota 100, mentre è partito il conto alla rovescia per la predisposizione della prossima manovra da circa 20 miliardi di euro. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps, quando mancano quattro mesi alla fine della sperimentazione della misura varata durante il primo governo Conte su impulso della Lega, l’ente presieduto da Pasquale Tridico ha accolto finora 341.128 domande su 433.202 presentate, per un costo di 11,6 miliardi che salgono a 18,8 miliardi nella proiezione di spesa al 2030. Il profilo di chi ha aderito è quello di uomo, impiegato nel privato, che andrà a percepire, in media, circa 1.200 euro netti al mese. Quanto ai cosiddetti quotisti usciti con 62 e 63 anni, rappresentano circa il 65% dei pensionati con questo canale. Sul tavolo del ministro dell’Economia, Daniele Franco, è intanto arrivata l’idea di istituire un fondo per accompagnare i lavoratori che si troveranno a fine anno a dover affrontare lo scalone previdenziale dovuto alla fine dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Il progetto prevede l’uscita a 62-63 anni con 38-39 di contributi.

Quanto al progetto di legge Dem, presentato dalla capogruppo a Montecitorio Debora Serracchiani, e dalla deputata Carla Cantone, prevede tra le altre misure l’estensione dell’Ape sociale e dell’anticipazione per i lavoratori precoci anche ai cosiddetti lavorati «fragili», ossia maggiormente a rischio di contagio da Sars-Cov2. Nel testo, che punta a ridurre di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di tre, l’età per la pensione di vecchiaia per le madri lavoratrici, anche la possibilità di uscita anticipata per gli edili e norme per il contributo facoltativo, rimettendo al lavoratore la possibilità di anticipare il trattamento, una volta compiuti 63 anni, optando per l’applicazione del calcolo contributivo anche per periodi lavorativi precedenti il 1996. La proposta del Pd intende inoltre istituire, intervenendo con una legge delega, una pensione contributiva di garanzia finanziata dalla fiscalità generale per assicurare prestazioni commisurate agli anni di contribuzione e all’età di uscita dal mondo del lavoro, fornendo, nelle intenzioni, «un sostegno concreto alle future pensioni che saranno liquidate unicamente con il sistema contributivo», anche considerate le carriere spesso frammentarie. (riproduzione riservata)
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