DOPO L’INTEGRAZIONE DEGLI ALGORITMI ORA LE SGR PUNTANO SU BLOCKCHAIN E TOKEN
di Marco Capponi
In un mondo che rincorre i modelli di disintermediazione e semplicità di utilizzo di Amazon, Netflix e Google anche l’industria del risparmio gestito deve sapersi adattare a questa nuova tipologia di domanda da parte dei suoi clienti. È una digitalizzazione inclusiva quella che ha fatto da filo conduttore alla seconda giornata del Salone del Risparmio di Milano, incentrata sull’uso di big data, intelligenze artificiali, blockchain e token al servizio dell’asset management. Una trasformazione che viene da lontano: «L’arrivo degli Etf in particolare», ha commentato la vice-dg di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli, «ha cambiato la struttura competitiva dell’industria e la modalità di accesso al mercato dei capitali». Un evento travolgente, che ha spinto l’intero mercato a rivedere e trasformare i suoi modelli di business tradizionali.

Il risparmio italiano, a oggi, parrebbe sulla giusta strada per vincere la partita della digitalizzazione. Una survey di Consob e Assogestioni relativa all’utilizzo delle intelligenze artificiali, le cui prime evidenze sono state presentate ieri durante la rassegna da Nadia Linciano, responsabile ufficio studi economici dell’Authority, ha mostrato che ormai la quasi totalità delle sgr ha avviato sistemi di Ia nei suoi business. L’applicazione è già matura nell’ambito dei processi d’investimento, sempre più integrati con modelli e algoritmi quantitativi, ma anche altre aree, dalla raccolta e gestione dei dati al cyber risk alla compliance, stanno vivendo il processo di trasformazione verso il digitale. L’indagine, che ha interessato otto operatori dell’asset management rappresentativi di oltre il 50% delle masse gestite in Italia a fine 2020, ha confermato inoltre una spiccata tendenza per l’outsourcing dei servizi di intelligenza artificiale, a riprova di tempi di ingegnerizzazione interni troppo lunghi e di mancanza di adeguate figure professionali. Al di là di ciò, la priorità strategica dell’Ia non è in discussione. Tra i principali benefici (si veda la tabella in pagina) gli operatori del comparto prevedono migliori performance dei processi d’investimento e l’acquisizione di una posizione competitiva rilevante nel mercato. Dato confermato anche dai trend globali: una recente ricerca di Refinitiv ha mostrato che nell’ultimo anno si è assistito a un boom di operazioni di fusione e acquisizione tra sgr dal valore inferiore al miliardo di dollari, la maggior parte delle quali orientate all’ambito fintech e ai modelli innovativi di transizione digitale. Di contro, a mitigare gli entusiasmi c’è ancora una certa riluttanza dell’industria del risparmio a fidarsi delle macchine: tra i rischi più rilevanti la totalità degli operatori del settore ha indicato proprio la scarsa comprensibilità di input e algoritmi, che possono far venire meno il controllo umano sui processi di investimento. «Dall’indagine», ha sottolineato Linciano, «emergono precisi segnali in merito alle strategie che le società approntano per mitigare tali rischi: in tutti i casi l’uso dell’intelligenza artificiale è sottoposto a una supervisione umana, e spesso il controllo è molto forte soprattutto per prendere decisioni di business rilevanti».

A sottolineare la crescente importanza che la transizione digitale del risparmio ricopre per il settore Assogestioni ha recentemente istituito uno specifico Comitato per la finanza digitale, alla cui guida è stato posto Giovanni Sandri, country head di BlackRock Italia. «Nel caso dell’asset management», ha spiegato, commentando il rapporto, «il cambiamento della digitalizzazione non è stato dirompente come in altri ambiti, perché la fiducia è un elemento troppo importante per essere sostituito dalle macchine». Ma la pandemia di Covid-19, ha sottolineato, «ha cambiato tutto: il Comitato ha proprio la funzione di permettere all’industria di giocare un ruolo proattivo nel settore». Le nuove frontiere da esplorare? Tokenizzazione e impatto della blockchain. Sempre più sgr stanno convertendo i diritti delle security in token, con l’obiettivo di creare fondi alternativi che investano nel comparto (il mercato è stimato a 24 mila miliardi entro il 2027) o strategie in cui le quote stesse sono rappresentate da questi strumenti. «La tokenizzazione dei fondi», ha concluso Perrazzelli, «può comportare vantaggi in termini di maggiore liquidità e riduzione dei costi, con un’avvertenza importante: fare attenzione alla crescita dei rischi informatici». (riproduzione riservata)
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