LA PANDEMIA HA LASCIATO SEGNI SULLA CAPACITÀ REDDITUALE DI QUASI METÀ DEI CITTADINI

di Silvia Valente
La pandemia continua a condizionare le scelte e le prospettive di consumo – e di conseguenza di risparmio – delle famiglie italiane. La maggioranza dei nuclei intervistati ha frenato le spese per i servizi, l’abbigliamento e la cura della persona. Le aspettative si mantengono su questo trend, in particolare per le famiglie con i redditi inferiori al periodo pre-pandemia. Resta stabile, invece, la quota delle famiglie (50%) che pensa al risparmio, sottraendo reddito alle spese. È quanto emerge dall’indagine sulle famiglie realizzata dalla Banca d’Italia dallo scoppio della pandemia, aggiornata ad aprile. Un elemento che ha chiaramente condizionato le risposte degli intervistati è la loro situazione reddituale. Il 30% delle famiglie ha visto ad aprile ridursi il proprio reddito rispetto a prima del Covid. Un peggioramento mitigato però dalle misure di sostegno che, tra marzo e aprile, hanno raggiunto il 20% dei nuclei. Solo un terzo delle famiglie comunque ritiene che il valore delle proprie attività finanziarie nel 2020 sia diminuito, quota che raggiunge il 40% tra quelle il cui capofamiglia è occupato nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia (ristorazione, turismo e commercio al dettaglio). Percentuale che addirittura raddoppia tra coloro che hanno riportato una riduzione del reddito rispetto a prima dell’emergenza sanitaria.

Invece, sette famiglie su dieci hanno registrato un aumento del reddito nel corso del 2020, soprattutto tra quelle che già arrivavano con facilità alla fine del mese. Questi dati di Via Nazionale sono «preoccupanti se non drammatici per alcune categorie: il 45% dei lavoratori autonomi e ben il 57% dei disoccupati ha visto diminuire le proprie entrate mensili», ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. È, quindi, necessaria una riforma fiscale che riduca quei tributi che «gravano su tutti indipendentemente dalla capacità contributiva». Le attese sulla situazione economica familiare sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a inizio anno. Si è attenuato però il divario tra le aspettative dei nuclei con capofamiglia lavoratore dipendente o pensionato e di quelli con lavoratori autonomi o disoccupati, comunque più pessimisti. Sono migliorate d’altro canto le prospettive delle famiglie sulla situazione economica e il mercato del lavoro nazionali, rispetto all’ultima rilevazione Bankitalia di fine febbraio-inizio marzo. Nel dettaglio, il peggioramento del quadro economico generale è atteso solo dal 38% delle famiglie, il valore minore registrato sin dall’avvio della rilevazione nella primavera del 2020. Quanto ai consumi, la maggioranza delle famiglie (80%) ha ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti e ha acquistato meno in negozi di abbigliamento rispetto al periodo pre-pandemia. E per di più sette famiglie su dieci hanno diminuito i servizi di cura della persona. La contrazione dei consumi interessa anche i nuclei che arrivano facilmente alla fine del mese, soprattutto a causa delle misure di contenimento (ancora in vigore al momento dell’intervista di aprile) e della paura del contagio. Quanto ai consumi, le intenzioni delle famiglie sono caute e condizionate dalla campagna vaccinale, che ad aprile procedeva meglio o in linea con le attese di un terzo dei nuclei intervistati. Due terzi delle famiglie hanno dichiarato che avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e i servizi nei successivi tre mesi, un quarto riteneva che le avrebbe ridotte. Il calo dei consumi riguarderebbe in particolare i nuclei che tra marzo e aprile hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia e hanno difficoltà a sostenere le spese mensili. Non di meno, anche le famiglie che si aspettano un incremento di reddito nel 2021 pensano di contrarre i propri consumi. Inoltre, la Banca centrale registra stabile al 50% la quota delle famiglie che ad aprile pensavano al risparmio, con l’idea di spendere meno del proprio reddito annuo. Tra questi principalmente i nuclei che arrivano tranquillamente a fine mese, ma anche quelli con moderate difficoltà economiche.(riproduzione riservata)

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