di Paola Valentini
Nell’ambito del Global Retirement Index 2021 di Natixis Investment Managers, che valuta i fattori che guidano la sicurezza della pensione, l’Italia quest’anno ha perso un posto nella classifica generale, attestandosi in 31° posizione su 44 Paesi analizzati. Il risultato complessivo è leggermente peggiore rispetto alla rilevazione del 2020 a causa di un lieve detrioramento registrato nei segmenti relativi all’andamento delle condizioni finanziarie in età pensionabile, alla salute e alla qualità della vita. Il Global Retirement Index esamina 18 indicatori di performance del benessere dei pensionati, raggruppati in quattro sottoindici che forniscono informazioni sulle caratteristiche che stanno guidando i cambiamenti nelle prospettive di pensionamento di ogni Paese. Queste quattro aree tematiche riguardano: gli strumenti per vivere agevolmente in età pensionabile; l’accesso a servizi finanziari di qualità per aiutare a preservare i risparmi; la valorizzazione e la massimizzazione del reddito: l’accesso a servizi sanitari di qualità e la qualità della vita. L’indice calcola la performance relativa di ogni Paese sulla base di ognuno di questi criteri, ottenendo un punteggio variegato che fornisce uno strumento comparativo su scala globale.

Sul fronte dell’andamento del segmento finanze l’Italia ha registrato una riduzione dei punteggi negli indicatori che misurano le sofferenze bancarie, la dipendenza degli anziani, la pressione fiscale, il tasso di interesse e l’indebitamento pubblico. L’Italia vede anche diminuire il proprio punteggio nel sottoindice relativo alla salute, a causa di punteggi più bassi in tutti e tre gli indicatori relativi a questo specifico criterio. In particolare, l’aspettativa di vita nel Paese è scesa passando dal quinto posto dell’anno scorso all’ottavo di quest’anno. Il punteggio dell’Italia per quanto riguarda il benessere materiale rimane invariato rispetto al 2020. Mentre quest’anno ha ottenuto risultati migliori negli indicatori relativi a uguaglianza del reddito e reddito pro capite, l’Italia ha dato seguito alla flessione per quanto riguarda l’indicatore del tasso di disoccupazione registrando un punteggio più basso rispetto all’anno scorso e un risultato inferiore alla quinta posizione.

«I dati che emergono vedono l’Italia accusare ancora delle code dell’epidemia ma al tempo stesso emerge un miglioramento sull’uguaglianza della distribuzione del reddito che prelude a un importante passaggio che vede l’individuo più attivo nelle decisioni alla base dei propri investimenti», commenta Antonio Bottillo, country head ed executive managing director per l’Italia di Natixis Investment Managers. Per quanto riguarda la classifica internazionale del Global Retirement Index (si veda tabella in pagina) i primi sette Paesi hanno conservato le stesse posizioni per il secondo anno consecutivo. Islanda, Svizzera e Norvegia rimangono sul podio, seguite da Irlanda, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Australia. Nel frattempo la Germania e il Canada hanno invertito i rispettivi piazzamenti; la prima è passata dall’8° posto al 10°, la seconda dal 10° all’8°. La Danimarca rimane stabile al nono. Lo studio conferma che i rischi prodotti dall’inflazione, dai tassi d’interesse e dal debito pubblico e le sfide finanziarie dell’occupazione e dell’assistenza sanitaria sono stati esacerbati dalla pandemia di Covid-19. I pensionati sono particolarmente vulnerabili ai tassi bassi e all’aumento dell’inflazione, che hanno entrambi un impatto sulla capacità di generare reddito durante la pensione. Per molti gli investimenti a reddito fisso restano un perno della strategia di reddito pensionistico poiché investimenti come le obbligazioni tendono a fornire una crescita modesta, unita però a stabilità e flussi di cassa. (riproduzione riservata)

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