NEL 2020 LA HOLDING VENETA CHE CUSTODISCE L’1,4% DEL CAPITALE DELLA COMPAGNIA HA VISTO SALIRE L’UTILE DEL 45% A 13 MILIONI
di Luca Gualtieri
Mentre a Trieste si consuma lo scontro tra i grandi soci delle Generali, il salottino del Nord Est festeggia i profitti del 2020. Lo scorso anno Ferak (socio all’1,4% del Leone) ha registrato un utile di quasi 13,5 milioni, in crescita del 45% rispetto al 2019. Il veicolo nato nel 2006 per investire nella compagnia allora guidata da Giovanni Perissinotto divenne uno snodo dell’allora fiorente finanza veneta. A bordo salirono infatti la Palladio Finanziaria di Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo, la Finint di Enrico Marchi, la famiglia Zoppas e Veneto Banca. Senza contare l’alleanza stretta con la Fondazione Crt di Torino che, con il benestare di Fabrizio Palenzona, divenne azionista della subholding Effeti. Gli equilibri sono però mutati nel decennio successivo, prima con il divorzio tra Ferak e la Crt nel 2014 (oggi l’ente torinese è socio diretto di Generali all’1,3%) e poi con la salita della famiglia Amenduni al 63% della holding grazie all’acquisto delle quote di Palladio alla fine del 2016. Il nuovo assetto non si è però rivelato molto stabile come dimostra lo scontro legale divampato negli anni scorsi tra i nuovi azionisti di maggioranza e gli altri stakeholder del veicolo che oggi detiene ancora l’1,4% delle Generali. Se non altro gli azionisti hanno potuto consolarsi con i risultati economici dello scorso anno, dovuti principalmente ai 7,5 milioni di dividendi incassati dalle Generali. I costi di gestione sono diminuiti di un terzo rispetto all’esercizio precedente, mentre l’attività di copertura in derivati ha prodotto un beneficio netto di 5,6 milioni e gli utili da valutazione ammontano complessivamente a 900 mila euro.

Ferak mantiene in carico le azioni Generali (che oggi quotano a 17,6 euro) al valore di 19 euro: «pur rimanendo vigile in relazione all’evoluzione degli eventi e delle determinazioni eventualmente da assumere», spiega la relazione di bilancio, il cda «ritiene di mantenere allo stato attuale il valore di carico del titolo Generali non ritenendo durevole la perdita di valore del titolo stesso», spiega il documento. Il bilancio 2020 dà inoltre notizia dell’evoluzione dello scontro tra gli azionisti. Alla fine dello scorso anno infatti il Tribunale di Venezia ha accolto nei fatti la posizione di Ferak, respingendo le rimostranze dei soci di minoranza sull’aumento di capitale di 70 milioni deliberato nel 2017. La sentenza ha comunque riconosciuto che il valore troppo basso del prezzo di emissione e, sulla base di questo, ha annullato la deliberato. Scelta che la relazione di bilancio definisce «complessivamente contraddittoria». (riproduzione riservata)

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