CONSIGLIO INFUOCATO A TRIESTE: I QUATTRO RAPPRESENTATI DEI PATTISTI VOTANO CONTRO
di Anna Messia
Niente colpi di scena, in un clima che si fa però sempre più rovente. Rispettando le previsioni della vigilia, il consiglio di amministrazione di Generali Assicurazioni ha dato ieri il via libera a maggioranza all’avvio della procedura per la messa a punto della lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione: 9 favorevoli e 4 (espressione dei pattisti) contrari. Lista che, come punto fermo, prevede la riconferma del ceo del Leone, Philippe Donnet per un nuovo mandato, con il forte sostegno di Mediobanca che di Generali è azionista diretta con il 12,9% cui ha aggiunto di recente 70 milioni di azioni prese in prestito fino all’assemblea, per arrivare al 17,22% dei diritti di voto. Per il resto, la procedura approvata ieri dal consiglio prevede il dialogo, con la chiamata in campo di head hunter e il coordinamento del presidente Gabriele Galateri di Genola, che assicuri il confronto tra gli azionisti, con un comitato nomine ad hoc composto da soli indipendenti, (Diva Moriani, Sabrina Pucci e Alberta Figari) senza i rappresentati degli azionisti. Una mossa che è stata respinta con forza dai pattisti in un cda molto teso: Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Crt non vedono nel presidente Galateri una figura super partes, chiedono un cambio di passo nella gestione delle compagnia, con un’accelerazione della crescita e delle operazioni di m&a, da affidare a un nuovo ceo, allentando il legame tra la compagnia e Mediobanca. Ed è oramai evidente che sono pronti ad andare fino in fondo, sollecitando l’intervento di Consob. Ieri è arrivata la notizia di nuovi acquisti di azioni Generali da parte della holding Delfin di Del Vecchio, che ha comprato circa 454 mila azioni, pari allo 0,03%. Con questa mossa l’imprenditore è salito al 5,13% portando tutto il Patto, con Caltagirone e Fondazione Crt, al 12,56%. Probabile che gli acquisti da parte dei due imprenditori continueranno ancora e il mercato guarda con attenzione le mosse di Benetton, che di Generali è azionista con il 3,97% e che potrebbe aggiungersi al patto. Diversità di vedute che erano emerse già nelle riunioni precedenti, sia del cda sia dei comitati nomine riuniti per preparare la votazione di ieri. Scontro fatto anche di super pareri legali con i pattisti che considerano anomala una lista del consiglio votata a maggioranza (citando l’unanimità di Tim e Unicredit) mentre il notaio e giurista Piergaetano Marchetti, chiamato da Generali, ha avallato la possibilità di presentare una lista del consiglio senza unanimità (prevista dallo statuto), come pure la designazione di un comitato di consiglieri indipendenti per stilarla. A questo punto appare sempre più probabile che le liste per il rinnovo del consiglio di primavera saranno tre: quella del cda, quella dei soci riottosi e quella di Assogestioni. Ma da qui ad aprile mancano ancora sei mesi che rischiano di essere incerti per Generali che tra l’altro è alle prese con partite importanti, a partire dall’opa su Cattolica, il cui avvio è fissato per il 4 ottobre. Proprio oggi si riunirà il consiglio di amministrazione di Verona per valutare con gli advisor, Kpmg e Citigroup il prezzo dell’offerta fissato a 6,75 euro, con il mercato che scommette sul rilancio (ieri 7,16 euro, -0,53%). E bisognerà capire quale nuovo ceo i pattisti proporranno per le Generali, per tentare di accaparrarsi i voti decisivi del mercato (circa il 40%), con il radar che sarebbe orientato verso manager italiani di primo piano, come Corrado Passera (illimity), Fabrizio Palermo (ex Cdp), Alberto Minali (Revo ed ex Generali e Cattolica) e Claudio Costamagna. (riproduzione riservata)
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