M. Stanley advisor della compagnia, che cede Vita e Danni. Tempi più lunghi per la subholding di piazza Aulenti
di Luca Gualtieri

In queste settimane sono molti i dossier caldi al vertice di Unicredit, dalla scelta del nuovo presidente all’aggiornamento del piano industriale, mentre per la predisposizione della subholding potrebbero occorrere tempi più lunghi del previsto. Nel frattempo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, a inizio ottobre partirà il processo competitivo per la bancassurance. Dopo la scadenza della joint venture con Aviva (assistita da Morgan Stanley) sia la banca che la compagnia inglese metteranno sul mercato il portafoglio di polizze nel ramo Vita. L’obiettivo è trovare un compratore, ma non è escluso che Unicredit possa ricomprare l’intera joint venture per poi ricalibrare la strategia. Di certo il dossier ha già iniziato a circolare e, secondo fonti finanziarie, potrebbe finire sotto la lente di operatori specializzati in run-off come Cinven, Athora Holding o GamaLife. Senza dubbio la partita è sostanziosa: oggi Unicredit e Aviva sono legati da una joint venture a cui è collegato un portafoglio dal valore di circa 3 miliardi in termini di raccolta premi.
In questi ultimi anni molti istituti stanno guardando con interesse al mondo della bancassurance, complici la scadenza di alcuni importanti contratti e alcune considerazioni di carattere strategico. Oggi il prodotto assicurativo consente alle banche di fare margini decisamente più interessanti rispetto al business tradizionale. Inoltre gli istituti hanno sempre beneficiato di un vantaggio competitivo nel collocamento delle polizze grazie alla presenza di una forte rete commerciale. La strategia trova conferme nei piani di Intesa Sanpaolo, principale player nazionale nel Vita, ma anche nelle strategie di altri importanti gruppi. Molto combattuta per esempio è stata la gara per il rinnovo dell’alleanza bancassicurativa di Banco Bpm, con da un lato la put esercitata da Unipol e la disdetta dell’accordo con Aviva e dall’altro la nuova intesa raggiunta con Cattolica. Su un accordo bancassicurativo si regge poi l’alleanza industriale tra Unipol e Bper, sfociata in un saldo intreccio azionario.
Se insomma a breve si aprirà anche la partita assicurativa, per Unicredit sono molti i dossier sul tavolo. Sul fronte societario dovrebbe richiedere più tempo del previsto la creazione della subholding per le attività estere annunciata a fine 2019. Inizialmente programmata per inizio autunno, l’operazione potrebbe vedere la luce tra fine anno e inizio 2021. La società, con sede in Italia e non quotata, avrà l’obiettivo di ottimizzare nel medio termine il costo del funding in un momento in cui la pressione sul rischio Italia è tornata a montare. In particolare, lo scopo sarà migliorare i requisiti di resolvability, il cosiddetto Mrel, come il ceo Jean Pierre Mustier ha ribadito in diverse occasioni.
Sulla governance, infine, se il board presenterà la propria lista all’inizio del 2021, il futuro presidente potrebbe essere cooptato con qualche mese di anticipo, come accaduto nel 2017 con Fabrizio Saccomanni. L’head hunter Spencer Stuart affianca il comitato nomine nell’individuazione dei candidati e i nomi che circolano con maggiore insistenza sono quelli di Vittorio Grilli, Domenico Siniscalco e Lucrezia Reichlin. (riproduzione riservata)

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