Oltre la metà (55%) del PIL mondiale, pari a 41,7 trilioni di dollari, dipende da una biodiversità e da servizi ecosistemici altamente funzionali. Tuttavia, uno sconcertante quinto dei Paesi a livello globale (20%) è a rischio di collasso dei propri ecosistemi a causa del declino della biodiversità e dei relativi servizi benefici, rivela un nuovo studio dello Swiss Re Institute.

Lo studio, che si basa sul nuovo indice della biodiversità e dei servizi ecosistemici di Swiss Re Institute, mostra che sia le economie in via di sviluppo che quelle avanzate sono a rischio. Secondo il rapporto, i Paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dai settori agricoli, come il Kenya o la Nigeria, sono soggetti agli shock della BES a causa di una serie di problemi legati alla biodiversità e agli ecosistemi.

Tra le economie del G20, il Sudafrica e l’Australia sono in cima alla classifica delle fragili BES. Il noto impatto della scarsità d’acqua è un fattore trainante per questi Paesi, insieme a fattori quali la protezione delle coste e l’impollinazione. Il Brasile e l’Indonesia godono della più alta percentuale di ecosistemi intatti all’interno del G20. Tuttavia, la forte dipendenza economica dei Paesi dalle risorse naturali evidenzia l’importanza dello sviluppo sostenibile e della conservazione per la sostenibilità a lungo termine delle loro economie.

L’imminente vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 30 settembre 2020 chiederà “un’azione urgente sulla biodiversità per lo sviluppo sostenibile”, poiché gli sforzi globali per migliorare questo settore vitale sono scesi ben al di sotto degli obiettivi dell’ONU per arrestare la perdita di biodiversità.

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