di Teresa Campo
Si presenta con le ossa rotte il mattone italiano al giro di boa del primo semestre. Non si salva la casa, che nel secondo trimestre vede le compravendite in calo del 27,2% (43 mila transazioni in meno rispetto allo stesso trimestre del 2019), e nemmeno il resto del mercato, che accusa una flessione degli investimenti del 32%. L’esito era del resto prevedibile alla luce del Covid-19 e del conseguente lockdown, ma i dati fanno ugualmente impressione considerando che di fatto indicano che è sparito quasi un terzo del marcato. Ad accusare maggiormente il colpo è stato forse il settore residenziale, se non altro perché a pagare lo scotto del lockdown sono state anche le piazze più forti ovvero le grandi città, dove il calo delle compravendite ammonta al 26,3%. Secondo i dati pubblicati ieri dall’Agenzia delle Entrate la peggiore risulta Napoli con un calo del 38,5%, seguita da Palermo (-34,2%) e Bologna (-28,1%). Non si salvano però neanche le due big: Roma ha visto le transazioni diminuire del 23,4% e Milano del 26,5%. A livello di macroaree invece più penalizzati sud e isole (-33,4% e -34,2% rispettivamente), mentre a limitare maggiormente i danni è il Nord Est (-21,5%). La buona notizia è che con il riavvio delle attività economiche le cose hanno iniziato a migliorare: al -57,7% del mese di aprile, con punte del -60% nel Mezzogiorno e nel Nord Ovest, hanno fatto seguito il -21,2% di maggio e il -6,1% di giugno. L’ultimo dato risente certo della messa a rogito di accordi preesistenti che non avevano potuto formalizzarsi davanti al notaio, ma indica comunque la possibilità di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno.

Più variegata invece la situazioni degli investimenti negli altri settori che, pur falcidiati, vedono alcuni segmenti tenere decisamente meglio di altri. Secondo i dati di Duff & Phelps il loro valore ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro, in calo del 32% rispetto a i 5,1 miliardi dello stesso periodo del 2019, ma si salvano però la solita Milano, che si conferma calamita degli investimenti real estate in Italia, e alcuni segmenti di mercato. Nel capoluogo lombardo ammontano a 1,8 miliardi quelli effettuati nel primo semestre 2020, in linea con lo stesso periodo del 2019. Quanto alle diverse asset class, gli uffici hanno attirato il 53% degli investimenti, in sostanziale tenuta, anche se in futuro l’adozione su larga scala dello smart working potrebbe minacciare seriamente il comparto. Buona performance anche per la logistica, spinta dal boom dell’e-commerce, che ha assorbito il 16% degli investimenti. A soffrire di più sono stati i settori più colpiti dalle misure restrittive, come spazi commerciali, crollati al 14%, e hotel, 12% del totale.

Contrariamente agli ultimi anni, a fare la parte del leone negli investimenti sono stati gli italiani, cui si deve il 67% degli 1,8 miliardi di acquisti in uffici. Nella logistica, a investitori italiani e inglesi si deve il 60% dei 545 milioni investiti mentre i 421 milioni del segmento hotel arrivano per il 61% dall’Austria. In Europa solo la Germania ha visto investimenti in aumento, +16%, contro il -10% e -15% di Francia e Uk e il -33% della Spagna. (riproduzione riservata)

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