di Simona D’Alessio

Welfare dei dottori commercialisti «rafforzato», a partire dalla (maggior) tutela dei tempi di cura familiare e lavoro, attraverso contributi per l’istruzione dei figli, nonché per far fronte alle spese per la degenza degli anziani nelle residenze sanitarie. È il frutto dell’approvazione dei ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia, ndr) della delibera che l’assemblea dei delegati della Cassa previdenziale di categoria (Cnpadc) aveva licenziato il 26 novembre scorso, inserendo un nuovo articolo, il 56ter, nel Regolamento unitario relativo al sostegno dei professionisti iscritti attivi e pensionati; il semaforo verde dei dicasteri giunge a poche settimane da un altro «placet» significativo per l’innalzamento delle protezioni a beneficio dei dottori commercialisti, quando, cioè, erano entrate in vigore altre misure di supporto per la platea, tra cui quella sull’indennità «rinforzata» per le neo-mamme iscritte anche ad altri Enti pensionistici (si veda ItaliaOggi del 7 agosto 2020).
D’ora in avanti, il Cda della Cnpadc potrà deliberare iniziative per contributi che incidano positivamente sulla conciliazione famiglia-lavoro, «aiutando gli iscritti e i pensionati a sostenere le spese per l’iscrizione dei figli ad asili nido, scuole materne, servizi di doposcuola, o supportando i costi per il ricovero in residenze sanitarie e servizi di cura per i familiari più anziani, o in situazioni di fragilità», si sottolinea, interventi realizzati pure mediante convenzioni e accordi con altri Enti, «come l’adesione all’iniziativa di Cassa depositi e prestiti (Cdp) per supportare l’accesso al credito dei professionisti», provvedimento condiviso da altri Istituti pensionistici dei professionisti aderenti all’Adepp.

L’«appeal» del welfare «strategico» è comprovato dai numeri: si contano, dice il presidente Walter Anedda, «1.600 domande per il bando per l’acquisto di beni strumentali degli studi professionali e oltre 3.000 richieste di contributi per finanziamenti e a copertura degli oneri di affitto» in pochi mesi. Ed è importante investire sulla conciliazione, «specie in un momento in cui lo sviluppo della professione, seppure in versione semi-agile, spesso si scontra con limiti ancora più importanti nella gestione degli impegni familiari», chiude.

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