La pandemia cambierà l’impulso fornito dai consumi
e dalle abitudini degli over 60? Il potere di spesa non sembra essersi ridotto. E continua a sostenere i comparti di sanità e servizi finanziari
di Nicola Carosielli
Che ne sarà della silver economy, quella che fino a poco tempo fa era percepita come una tra le più ghiotte opportunità per ridare slancio del sistema economico? I dati della Commissione Europea, fino a prima dello scoppio della pandemia, segnalavano che il giro d’affari dell’economia della terza età raggiungerà i 6.400 miliardi di euro entro il 2025 e che sarà responsabile del 40% dei nuovi posti di lavoro. Quanto all’Italia, la spesa realizzata dagli ultrasessantenni ammontava a 200 miliardi, quasi un quinto dei consumi totali dei residenti (con un consumo pro-capite annuo di 15.700 euro contro i 12.500 degli under 35). E ora? Gli over 60, almeno apparentemente, sono stati i più toccati dall’arrivo del Covid e tuttora sono anche i più colpiti dalle politiche di lockdown, con un conseguente cambio d’abitudini. Con le drastiche misure di confinamento adottate per arginare il contagio, sottolinea l’Osservatorio Censis-Tendercapital, per gli anziani sono infatti lievitati: molti sono stati costretti a rinunciare alle abitudini quotidiane, agli incontri con amici e familiari (74,6%), ad andare dal parrucchiere o dal barbiere (50,7%), a fare passeggiate nei parchi urbani (46,8%), a viaggiare (38,3%), fare gite fuori porta (27,9%), andare al cinema, teatro, concerti (26,7%). A questo si è aggiunta la drammatica vicenda delle Residenze sanitarie, con strutture divenute veri e propri amplificatori di contagio.

In termini economici l’effetto non è stato tuttavia speculare al dramma sociale. Le conseguenze economiche della pandemia hanno coinvolto meno gli anziani, considerando che il 90,7% di loro, durante il lockdown, ha continuato a percepire gli stessi redditi, al contrario di millennial (44,5%) e adulti (45%).

Naturalmente la bufera Covid ha soffiato sull’economia d’argento in direzioni differenti, avvantaggiando alcuni player e mettendo in difficoltà altri. Da un lato, piattaforme farmaceutiche e di distribuzione alimentare hanno registrato un aumento della domanda, in particolare da parte dei segmenti di consumatori più anziani. Dall’altro, sono stati ulteriormente colpiti da un’esposizione molto elevata ai consumatori anziani alcuni settori come viaggi e tempo libero o chi, come in parte il comparto assicurativo (sanità e vita), ha subìto un aumento dei costi legati al rischio. Mentre le prospettive a breve termine per la silver economy appaiono bifronti, è innegabile che l’epidemia stia man mano portando a rivalutare la forza dei sistemi sanitari e sociali e la resilienza delle imprese associate al consumo degli anziani. Una rimodulazione, insomma, appare necessaria considerando le implicazioni economiche e sociali anche di una possibile futura pandemia.

Sono proprio l’impatto a lungo termine del Coronavirus e l’invecchiamento come megatrend sottostante a far supporre molti addetti ai lavori che la silver economy continuerà a crescere nei prossimi 50 anni. Creando opportunità redditizie per chi saprà ben districarsi tra le soluzioni di investimento. Secondo Alessandro Aspesi, country head di Columbia Threadneedle Investments, sanità e finanza saranno «i comparti che riserveranno maggiori opportunità d’investimento in un’economia d’argento». Per l’Ocse la crescita della spesa sanitaria potrebbe superare l’espansione del pil entro il 2030. L’invecchiamento della popolazione alimenta la domanda di farmaci e le nuove tecnologie come la genomica danno impulso all’innovazione. Così come la tecnologia sanitaria che potrà contribuire ad alleviare la pressione di ospedali sovraccarichi, alla continua ricerca di soluzioni di efficientamento. In alcune zone, secondo la casa anglosassone, anche il comparto assicurativo trarrà beneficio dalle varie forme di copertura che acquisteranno gli anziani. Per esempio, secondo l’Office of Insurance Commission thailandese, il settore delle assicurazioni vita del Paese sarebbe cresciuto del 5-6% nell’ultimo anno. (riproduzione riservata)

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