Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Un laboratorio all’avanguardia che possa contribuire a colmare il gap tecnologico tra l’Italia e il resto d’Europa. Questo il ruolo che si è impegnata a ritagliare per la città di Milano la giornata di apertura della Milano Finanza Digital Week, l’evento organizzato da Class Editori in collaborazione con Osservatorio fintech e insurtech del Politecnico di Milano, Associazione blockchain Italia, Bebeez e Netcomm per parlare a 360 gradi dello stato dell’arte della digitalizzazione nella Penisola. Un obiettivo ribadito ieri a inizio lavori da Paolo Panerai, editor in chief e ceo di Class Editori, che ha spiegato come il capoluogo meneghino debba «trarre ispirazione da Paesi come Israele, Lituania ed Armenia per diventare un laboratorio all’avanguardia della finanza sviluppando una conoscenza pratica di settore divenuto ormai fondamentale». «L’Armenia, come la Lituania, è diventata l’avamposto della ricerca nel campo del digitale finanziario» ha aggiunto Panerai, introducendo l’intervento del Presidente della Repubblica armena, Armen Sarkissian, che ha ricordato come «oggi il mondo non è più dominato dal petrolio ma dai dati, che dunque andrebbero protetti in quanto fonte del nostro sviluppo al pari delle altre risorse». Da qui anche l’auspicio di nuove collaborazioni con l’Italia, che anche a suo dire «può contare sullo sviluppo già avanzato dei settori dell’Information technology e del Finance da cui partire per le nuove iniziative comuni».
La sfida della cybersecurity per le aziende italiane è stata accelerata dal coronavirus. Come ha sottolineato Marco Urciuoli, country manager di Check Point Software, «la pandemia ha lanciato delle sfide che non hanno riguardato solo le tecnologie ma tutto il piano processuale». In precedenza il perimetro aziendale da proteggere era chiaramente delimitato, «oggi si assiste invece a una deperimetrazione», ha aggiunto Urciuoli. 
Il cambiamento in atto ha avuto conseguenze anche sull’adozione del cloud, la cui applicazione «non ha riguardato solo le tecnologie ma tutto il piano processuale», ha detto Mauro Palmigiani, country manager di Palo Alto Networks. «Se si vuole essere veloci nel respingere gli attacchi informatici il cloud è fondamentale», ha detto Palmigiani.
Non solo fondi di venture capital. Dalle banche ai fondi pensione passando per quelli con focus industriale, s’infittisce sempre di più la schiera degli investitori attratti dalle ottime possibilità di rendimento e dai forti margini di crescita offerti dal fintech tricolore. A confermarlo sono stati ieri gli stessi operatore del settore in occasione della giornata di apertura della Milano Digital Week 2020, l’evento organizzato da Class Editori insieme a Osservatorio fintech e insurtech del Politecnico di Milano, Associazione blockchain Italia, Bebeez e Netcomm, dal quale è emerso come il totale della raccolta delle start up fintech italiane da inizio anno ad oggi si attesti a quota 135 milioni di euro, poco sotto i 216 milioni fatti segnare nell’intero 2019. Un risultato importante, soprattutto perché conseguito ai tempi del Covid, che rappresenta peraltro più di un terzo degli oltre 400 milioni totali di raccolta. Tra i più attivi in questo senso il fondo venture capital P101 Sgr, il cui fondatore Andrea Di Camillo ha spiegato che «il fintech ci interessa molto», facendo notare come «iniziano ad esserci startup che fatturano tra i 40 e i 100 milioni di euro anche nel fintech». Non a caso la società ha in portafoglio Borsa del Credito, nata come soluzione per gestire in modo efficiente il peer-to-peer landing e che ora ha sviluppato la sua piattaforma e costituito un joint venture con Azimut.
  • Credem punta sul leasing strumentale
Consulenza a distanza, digitalizzazione e strumenti innovativi per il finanziamento d’impresa sono i pilastri della strategia che Credem ha previsto per il secondo semestre nei servizi di leasing. La controllata Credemleasing punterà sul noleggio strumentale agevolato e farà evolvere il processo di firma digitale per rendere il processo commerciale sempre più semplice, sicuro e veloce. L’obiettivo è rendere disponibili informazioni, documenti e consulenti, nella forma e con la modalità più agevole, anche a distanza. «Continueremo a lavorare per essere vicini alle imprese», ha assicurato il dg di Credemleasing, Michele Melotti. Da gennaio a giugno, la società ha stipulato 320,4 milioni di valore di nuovi contratti, il 33% nel settore manifatturiero. Crescita degli impieghi (+4,5%) e andamento delle commissioni nette (2,3 milioni) hanno portato il margine d’intermediazione a 24,4 milioni (+0,8%). Il Roe annualizzato è superiore al 7%.

 

L’azienda ha progetti in atto per favorire il ricambio generazionale? Il 61,1% (su duemila interviste a manager e quadri di primo livello) risponde no. Ritiene adeguato il suo livello retributivo? Non lo ritiene adeguato il 58,3%. Sono valorizzate le competenze all’interno dell’azienda? La risposta è negativa nel 52,5% dei casi. È stimolata la formazione professionale? Il 52,8% assicura di no. Si tratta di ostacoli che, concordano pressoché tutti gli interpellati, rischiano di non consentire quella spinta al rilancio che richiede questo difficile momento post-Covid. L’indagine è stata compiuta da FiordiRisorse, business community che da 12 anni monitorizza l’appeal delle aziende.
Il treno a guida autonoma, senza conducente, sarà presto sui binari. Alstom, Siemens e Thales stanno testando dei prototipi per metterli in servizio fra tre anni. Tutti i costruttori di materiali rotabili e gli specialisti di sistemi integrati sono ai blocchi di partenza per prendere posto su questo mercato promettente che, secondo le stime, genererà tra 30 e 40 miliardi di euro di fatturato tra il 2025 e il 2050 per i produttori di componenti e quattro volte di più nel settore dei nuovi servizi per lo sfruttamento dei dati raccolti.
Lambiscono i 96 miliardi di euro (precisamente son pari a 95,983) le risorse, a valori di mercato, delle Casse di previdenza al 31 dicembre scorso. E l’impennata dell’attivo (quasi il 74% è in mano ai 5 Enti di dimensioni più grandi) è stata graduale e considerevole, visto che nel 2011 la quota era di oltre 55 miliardi, e su base annua «la crescita media è stata del 7%, più marcata nei primi quattro anni (7,9% in media dal 2011 al 2014) rispetto al periodo successivo (6,2%)». Nel frattempo, a quasi un decennio di distanza dall’emanazione del decreto 98/2011, che attribuiva alla Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione) le funzioni di controllo sulle operazioni finanziarie condotte e sulla composizione del patrimonio degli Enti regolati dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996, l’iter di approvazione del conseguente testo attuativo «non risulta ancora concluso», ha dichiarato il presidente dell’organismo Mario Padula, dunque le Casse rimangono «ad oggi, gli unici investitori istituzionali affrancati da una regolamentazione unitaria in materia, regolamentazione che, viceversa, è di livello primario e secondario per i fondi pensione» che «sono di secondo, e non di primo pilastro pensionistico». Eppure, tali norme, la cui emanazione tarda ad arrivare con lo scorrere dei governi, «favorirebbe il rafforzamento strutturale» degli Istituti dei professionisti, nonché «la più completa definizione di processi decisionali lineari e tracciabili, rendendone più efficace l’operatività in un ambito, quello delle scelte d’investimento, fortemente sollecitato dalla complessità dei mercati finanziari», ha proseguito Padula, presentando ieri mattina, a Roma, il quadro di sintesi sulle politiche di investimento relativo al 2019.

  • I DATI INAIL. Il rischio di covid nella produzione
  • Casse previdenziali, risorse complessive a quota 96 miliardi
Le risorse complessive a valori di mercato delle 20 Casse previdenziali di professionisti hanno raggiunto l’anno scorso i 96 miliardi. Tra il 2011 e il 2019 l’attivo totale è cresciuto di 40 miliardi, con un incremento medio annuo del 7%. I nuovi dati sui patrimoni e le gestioni finanziarie delle Casse sono stati presentati ieri mattina da Mario Padula, presidente della Covip, la Commissione di vigilanza, nel consueto “Quadro di sintesi”. Tra le singole Casse, nelle prime cinque si concentra l’83,8% del saldo tra contributi e prestazioni, pari a 2,8 miliardi. Si tratta di Enpam, Cassa forense, Inarcassa, Cnpadc e Enasarco. Solo per due enti, la Cassa geometri e l’Inpgi-gestione Ago, le prestazioni superano i contributi. In tutti gli altri casi, la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra Casse e che in rapporto all’attivo varia tra lo 0,4% (Enpaia) e l’8,3% (Enpapi). Particolarmente significativo il disavanzo 2018 della Cassa dei giornalisti, che ha segnato un rosso di 188 milioni di euro.

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  • Il Broker Gallagher sotto attacco Ransomware 
Il broker assicurativo Arthur J. Gallagher & Co. e la sua unità sinistri, Gallagher Bassett, hanno riferito che un attacco Randomware avvenuto sabato 26 settembre ha limitato alcuni dei suoi sistemi interni. In un deposito presso la Securities and Exchange Commission (SEC), l’azienda ha dichiarato di aver messo offline tutti i suoi sistemi globali come misura precauzionale, di aver avviato protocolli di risposta, di aver avviato un’indagine, di aver coinvolto professionisti esterni della sicurezza informatica e di aver implementato i suoi piani di continuità operativa per ridurre al minimo i disagi per i suoi clienti. Lunedì, il broker assicurativo globale con sede in Illinois ha riferito di aver riavviato o di essere in procinto di riavviare la maggior parte dei suoi sistemi di business. Lunedì, Gallagher ha dichiarato che, sulla base delle informazioni attuali, non si aspettava che l’incidente avesse un impatto materiale sulla sua attività, sulle sue operazioni o sulla sua condizione finanziaria.

Handelsblatt

 

  • Gli assicuratori temono un’ondata di controversie contro i dirigenti a causa di insolvenze
Se un’insolvenza si protrae nel tempo, i manager si trovano ad affrontare enormi rischi di responsabilità civile. Questo potrebbe essere costoso anche per le compagnie di assicurazione. Dopo l’ondata di insolvenze, è imminente un’ondata di cause legali: gli assicuratori avvertono che gli amministratori dell’insolvenza chiederanno milioni di euro ai manager le cui società sono fallite. “Se l’insolvenza viene presentata in ritardo, c’è la minaccia di un’immensa responsabilità del gestore”, ha detto martedì l’avvocato fallimentare Wolfram Desch in occasione di un evento organizzato dall’associazione di categoria GDV. Secondo un’analisi della GDV di 368 casi di danni rilevanti nell’assicurazione di responsabilità civile dei dirigenti (D&O), gli amministratori delegati e i membri del consiglio di amministrazione devono pagare in media quasi sette milioni di euro dal loro patrimonio privato per compensare il fatto di aver presentato troppo tardi una domanda di insolvenza per la loro società.