di Andrea Ciociola
La sfida della cybersecurity per le aziende italiane è stata accelerata dal coronavirus. Come ha sottolineato Marco Urciuoli, country manager di Check Point Software, «la pandemia ha lanciato delle sfide che non hanno riguardato solo le tecnologie ma tutto il piano processuale». In precedenza il perimetro aziendale da proteggere era chiaramente delimitato, «oggi si assiste invece a una deperimetrazione», ha aggiunto Urciuoli. 
Il cambiamento in atto ha avuto conseguenze anche sull’adozione del cloud, la cui applicazione «non ha riguardato solo le tecnologie ma tutto il piano processuale», ha detto Mauro Palmigiani, country manager di Palo Alto Networks. «Se si vuole essere veloci nel respingere gli attacchi informatici il cloud è fondamentale», ha detto Palmigiani.
Adottarlo chiede di ripensare il processo di digitalizzazione, come si è visto dall’«aumento forzato dell’uso della tecnologia in azienda» osservato da Antonio Giannetto, ceo di Reevo. «La digitalizzazione ha registrato un repentino cambio di paradigma, evidente nell’adozione dello smart working».
Per Fabrizio Bellezza, cio di Invitalia, «la sicurezza è un investimento nella mitigazione del rischio, e l’adozione del cloud deve andare di pari passo. Per certi versi siamo stati impreparati». Il lavoro è cambiato e «sarà sempre più da remoto», ha detto Bellezza. (riproduzione riservata)

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