di Anna Maria Lusardi*
Gli italiani sono un popolo di risparmiatori e, come ha riportato Milano Finanza del 29 agosto, questa attitudine è aumentata nella fase acuta della pandemia, vuoi perché il lockdown ha oggettivamente diminuito le occasioni di consumo, vuoi perchè l’incertezza generata dall’emergenza sanitaria ha indotto le famiglie ad accumulare risorse che possano eventualmente servire per affrontare difficoltà, come la perdita del lavoro. Proprio questa circostanza accentua l’esigenza di una adeguata educazione finanziaria dei cittadini.

Per questo è nato il Comitato per l’educazione finanziaria che ha tra le sue iniziative il Mese dell’Educazione Finanziaria che ormai da tre anni si tiene ad ottobre. L’attenzione quest’anno è focalizzata sulle scelte finanziarie dettate dall’emergenza Covid-19 e sul tema della previdenza. A tal proposito il Comitato ha istituito per la prima volta la settimana dell’educazione previdenziale, che si svolgerà dal 26 al 31 ottobre 2020.

Il mese ha una missione specifica: accrescere la consapevolezza delle persone sui temi finanziari, assicurativi e previdenziali.

Le esperienze degli scorsi anni ci dicono che l’educazione finanziaria si può fare in tanti modi e in tanti luoghi. Dalla caccia al tesoro, alla finanza in palcoscenico, ai giochi per bambini nei musei, dalle pillole di finanza alle lezioni di finanza sul posto di lavoro: gli eventi degli scorsi anni ci hanno sorpreso per originalità e al tempo stesso rigore nell’approccio.

Il compito del Comitato è programmare e coordinare le iniziative di educazione finanziaria, coinvolgendo pubbliche amministrazioni, università, associazioni, imprese, organizzazioni private, fondazioni, società civile.

Dal censimento delle attività svolte negli anni passati è subito emersa la necessità di aumentare il numero di iniziative in programma e di promuoverle maggiormente per stimolare una più ampia partecipazione delle persone. Quest’anno date le restrizioni imposte dall’emergenza Covid, ci siamo subito adattati al contesto incentivando l’organizzazione di eventi online e adottando linee guida che invitano i promotori delle iniziative al rispetto delle misure per la tutela della salute pubblica, qualora decidano di allestire eventi in presenza.

Ad oggi sono già molte le iniziative del Mese in programma consultabili sul portale del Comitato www.quellocheconta.gov.it. Un numero destinato a crescere nei prossimi giorni, dato che le iscrizioni per presentare eventi sono aperte fino al 30 settembre.

L’urgenza di progettare le attività di educazione finanziaria tramite il Mese nasce dall’analisi di tante classifiche e indagini internazionali che vedono l’Italia fanalino di coda rispetto agli altri Paesi quanto a competenze finanziarie dei giovani e degli adulti. Per recuperare terreno, dobbiamo non solo allinearci con le esperienze degli altri Paesi, ad esempio quelli che hanno avviato queste iniziative da almeno 10 anni, ma fare anche un sostanziale balzo in avanti.

Occorre avere, innanzitutto, una chiara visione di cosa si intende per educazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa. Così come per l’insegnamento delle altre materie, un programma di educazione finanziaria deve tenere conto di cosa bisogna sapere oggi per partecipare al mondo economico e trarne beneficio e deve insegnare un metodo di pensiero. Ad esempio, un programma di conoscenza dell’inglese si pone l’obiettivo di mettere le persone nella condizione di parlare e capire quella lingua, non di sapere solo 50 parole. Per questo il Comitato, a partire da quest’anno, renderà disponibili a tutti le linee guida per l’educazione finanziaria dei giovani e degli adulti. Le linee guida indicano i temi che un buon programma dovrebbe comprendere per essere esaustivo e per abilitare alla comprensione della «lingua della finanza».

Il Comitato ha lanciato a sua volta vari progetti pilota nella scuola e nel mondo del lavoro per offrire non solo esempi concreti di educazione finanziaria, ma anche per valutare l’efficacia di questi programmi e continuare a migliorarla.

La scuola e l’università in tal senso hanno un ruolo fondamentale. Dobbiamo partire dalla scuola perché la nostra educazione inizia da lì e dal 2012 l’Ocse ha dichiarato la financial literacy una materia necessaria da conoscere quanto la propria lingua. Occorre che con il tempo ci adeguiamo agli standard internazionali, con la possibilità di introdurre questa materia nei programmi scolastici a partire dalla scuola primaria.

Altri attori da coinvolgere sono le università. Luoghi di ricerca e conoscenza, ben radicati sul territorio, le istituzioni accademiche possono aiutare a veicolare le iniziative di educazione finanziaria in tante città italiane.

La nostra missione è infatti quella di raggiungere tutte le fasce di popolazione, in ogni parte della Penisola, da Nord a Sud, da Ovest a Est e alle Isole.

Ma altresì è necessario che salga a bordo del nostro progetto un sempre maggior numero di Comuni italiani, di istituzioni locali e nazionali, replicando ad esempio l’iniziativa del Comune di Paglieta, dove il sindaco, nelle precedenti edizioni del Mese dell’educazione finanziaria, ha organizzato lezioni di finanza nella sala comunale utilizzando il materiale del portale quellocheconta.gov.it

Le conoscenze finanziarie di base ci servono per stare meglio, per decidere con consapevolezza, per vivere con maggiore serenità. Come dimostra la recente indagine commissionata dal Comitato Edufin alla società di ricerche Doxa, c’è una stretta correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e capacità di far fronte a momenti di crisi e di difficoltà. Chi ha maggiori conoscenze dei concetti finanziari di base sa affrontare meglio uno shock grande ed improvviso, come quello dovuto alla pandemia, fronteggia meglio situazioni di stress economico e risulta in definitiva avere un maggior grado di resilienza finanziaria.

Per questo motivo, oggi più che mai, è necessario mettere l’educazione finanziaria al centro dell’agenda per la crescita e la ripresa del Paese. (riproduzione riservata)

*direttore comitato Edufin

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