di Andrea Pira
Per il buon successo dei Pir alternativi è cruciale l’estensione degli incentivi alla quotazione delle piccole e medie imprese. Il bonus, introdotto nel 2017 con la manovra di bilancio, scadrà infatti a fine anno. Le pmi potrebbero quindi trovarsi a dover fare a meno del credito d’imposta fino a un massimo di 500 mila euro, del 50% dei costi di consulenza. Un incentivo rilevante per l’approdo in Borsa, sottolinea Equita nel suo ultimo Pir Monitor, anche considerati i costi che le aziende devono affrontare. Una misura che per giunta, quest’anno, ha visto le quotazioni subire l’effetto della pandemia, con un accelerazione di Piazza Affari nella fase estiva.

«Abbiamo voluto sollevare il tema della prossima scadenza degli incentivi alla quotazione delle piccole e medie imprese perché si avvicina il termine. Considerate le attese per l’introduzione dei Pir alternativi sarebbe quasi paradossale fare venir meno uno strumento che favorisce l’accesso al mercato», spiega Luigi De Bellis, co-responsabile Ufficio Studi di Equita a colloquio con MF-Milano Finanza. «Dopo aver effettuato un intervento importante sugli investitori, il governo dovrebbe continuare a favorire le imprese che costituiscono il target dei Pir alternativi e tradizionali». A completare il quadro, «dobbiamo inoltre sottolineare come oggi le mid-small cap italiane trattano a 16,4x il prezzo/utile 2021, con un premio rispetto al mercato italiano nel suo complesso inferiore rispetto alla media storica (19% contro 25-30%), quindi su livelli relativamente attraenti». Considerazioni che fanno leva sulle attese per i risultati dei piani individuali di risparmio.

Per quanto riguarda i Pir alternativi introdotti con il decreto Rilancio e ancora in fase di lancio, i flussi significativi sono attesi dal prossimo anno. Secondo le stime dell’esecutivo dovrebbero raccogliere 4,5 miliardi quest’anno e 5,6 miliardi nel 2021 salendo poi a 6,7 miliardi e 7,8 miliardi nei due anni successivi, raggiungendo nel 2023 masse gestite per circa 25 miliardi. Gli esperti di Equita sono invece un po’ più conservativi, stimando una raccolta netta di 2-3 all’anno fino a raggiungere masse gestite per 10-15 miliardi in cinque anni. Ad aumentare l’appeal dello strumento dovrebbe inoltre contribuire l’ulteriore modifica apportata con il dl Agosto, che raddoppia a 300 mila euro la soglia d’investimento annuale detassata.

Quanto ai Pir tradizionali, nel secondo trimestre 2020 la raccolta netta è tornata positiva dopo i deflussi del primo trimestre dell’anno e dell’ultimo del 2019, anche se il saldo da inizio anno continua a essere negativo per circa poco meno di 200 milioni. Gli esperti si attendono comunque un ritorno su valori positivi, anche se limitati. (riproduzione riservata)
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