Quali sono le paure dei risparmiatori italiani e quali sono le strategie comportamentali implementate per fronteggiarle? Di particolare interesse in questa prospettiva è una recente ricerca internazionale di Zurich e Oxford University con un focus anche sull’Italia. Partendo dalla capacità di risparmio il 60% del campione internazionale si è dichiarato in grado di risparmiare nel 2018. Il Giappone è il Paese più virtuoso (70%), seguito da Germania (6%), Spagna (67%) e Australia (66%). L’Italia, pur non essendo in cima alla classifica, mostra che la metà dei lavoratori è riuscita a risparmiare (48%). Andando alle preoccupazioni, la pensione rappresenta la principale causa di turbamento a livello globale per tutte le classi di età dei lavoratori (circa il 44%) e lo è in maniera ancora più accentuata per l’Italia in cui il retirement costituisce il più grande timore dal momento che più di un cittadino su due avverte questa paura. Come reagisce allora il risparmiatore italiano di fronte a questa situazione? La via seguita è quella del cash precauzionale: le somme lasciate sul conto corrente, a fine 2018, ammontano a 1.400 miliardi di euro (300 miliardi in più negli ultimi dieci anni). Il report di Zurich sottolinea però come la liquidità è una forma di autoassicurazione che non premia mentre il risparmio assicurativo ha registrato un trend più stabile e in crescita anche durante i periodi di crisi, rispetto allo stock di fondi comuni detenuto dalle famiglie italiane che invece è stato più volatile negli ultimi decenni. Con un’inversione di tendenza già nei primi anni 2000, prosegue Zurich, l’incidenza delle assicurazioni sul totale delle consistenze è oggi del 24%, circa il doppio dei fondi comuni. Una possibile via individuata per coniugare potenziale redditività con esigenze di protezione è quella della polizze multiramo, si rimarca, con cui al di là delle esigenze finanziarie è possibile anche tutelare i propri cari in caso di morte prematura di chi ha sottoscritto l’investimento. (riproduzione riservata)

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