Le famiglie italiane hanno timori crescenti per eventi negativi nel loro futuro, ma continuano a non proteggersi con le polizze. Le preoccupazioni maggiori riguardano la salute, 75% dei casi, e la perdita del lavoro con il 51% (contro il 48% del gennaio 2018). Seguono le spese conseguenti a infortuni con il 28% e i danni alla casa provocati da eventi atmosferici, con il 19%. Ma soltanto nell’11% dei casi ci si è affidati a una copertura.
I freni
È lo scenario che emerge dalla ricerca «La diffusione della cultura assicurativa e il ruolo della bancassicurazione», realizzata da Ipsos per Intesa Sanpaolo e condotta su un campione che rappresenta i capifamiglia in Italia fra i 18 e i 74 anni. Lo studio, che conferma ancora una volta la scarsa penetrazione dei prodotti assicurativi nel nostro Paese, è stato presentato il 19 settembre a Torino all’inaugurazione di Area X, spazio aperto al pubblico e dedicato alla cultura assicurativa e alla protezione. L’iniziativa è stata realizzata da Intesa Sanpaolo assicura, la compagnia del gruppo per le polizze danni.
Il tema della forte sottoassicurazione è stato rilanciato anche da Fabio Panetta, presidente dell’Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni). «La maggior parte della popolazione italiana non percepisce il bisogno di assicurare se stessa, i propri beni o i propri congiunti — sostiene Panetta — . Si acquistano polizze rc auto perché sono obbligatorie, ma pochi mostrano propensione a coprirsi contro infortuni, malattie o per l’arrivo della senilità, per i danni che la propria abitazione potrebbe subire in caso di catastrofi naturali o per quelli che può causare il proprio animale domestico. L’esigenza prioritaria è informare e formare i cittadini sul concetto di rischio».
È emblematico il caso delle catastrofi naturali. «L’Italia — dice Panetta — è allo stesso tempo il Paese europeo più esposto al rischio di terremoti e alluvioni e quello con la più alta quota di ricchezza, oltre i due terzi, investita in case e immobili. Questo farebbe presupporre che fosse anche il Paese con la maggiore diffusione di queste coperture, invece solo il 2,4% delle abitazioni è coperto da rischi relativi a catastrofi naturali. Perdipiù, la diffusione territoriale delle polizze è inversamente proporzionale all’esposizione al rischio».
Il contrasto col resto d’Europa è evidente. «In Francia e Spagna l’incidenza dei premi danni non auto sul Pil è doppia rispetto all’Italia — dice Nicola Maria Fioravanti, a capo della divisione Insurance di Intesa Sanpaolo —. E nei Paesi anglosassoni il divario è ancora più marcato. Il mercato potenziale, insomma, è ampio».
La strategia
Il forte sviluppo della vendita di prodotti assicurativi danni è del resto una delle linee guida del piano industriale di Intesa Sanpaolo. «A giugno registriamo per i premi totali una crescita del 25% rispetto al primo semestre 2018 e del 125% in quelli non auto — dice Fioravanti. Per questi ultimi contiamo per la fine dell’anno di superare i 600 milioni di euro, oltre il 20% in più dai 500 milioni del 2018. L’obiettivo per il 2021 è di raddoppiare, dal 9% al 18%, la percentuale di correntisti che hanno una polizza danni non auto».
Nel campo assicurativo la strategia punta su tre direttrici. «Il primo è l’offerta — dice Fioravanti —, come la polizza fortemente modulare che con un solo contratto permette di soddisfare le esigenze dei clienti nelle aree casa, famiglia e salute. La strategia distributiva si basa sull’ingresso di 220 specialisti assicurativi che affiancano i 30 mila operatori di sportello presso le 3.900 filiali del gruppo». Infine d’è l’area di assistenza post vendita, che punta soprattutto sulla velocità di liquidazione dei sinistri. Che oggi, per le polizze auto, è dichiarata essere di tre-cinque giorni in meno rispetto alla media di mercato.
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