Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

logoitalia oggi7

 

 

Oltre 32 miliardi di euro, così tanto spendono gli italiani di tasca propria per le proprie cure mediche. Nell’ultimo monitoraggio sulla spesa sanitaria redatto dalla Ragioneria dello stato i numeri parlano chiaro. La spesa sanitaria complessiva, quella privata in primis con un +1,8 miliardi, sta toccando quote sempre più alte. Parliamo di ben 116 miliardi di euro e cioè oltre 1,6 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Ma a crescere è anche il disavanzo delle Regioni. Dal 2017 dopo anni di calo, è tornato ad aumentare il disavanzo delle Regioni, e nel 2018 questo aumento si è fatto ancora più marcato attestandosi a -1,2 mld. Le performance peggiori sono della provincia di Trento (-198 mln) e di Bolzano (-269 mln) ma ricordiamo che le due province autonome (come le regioni autonome) de facto si pagano da sole la sanità e non rientrano, se non in maniera figurativa nel riparto del Fsn). Tra le Regioni ordinarie malissimo la Calabria (-168 mln) così come la Puglia (-56 mln) e il Piemonte (-51 mln).
Boccata d’ossigeno per l’economia reale. Grazie a finanziamenti riconducibili a leasing, factoring e credito al consumo, lo scorso anno le nuove erogazioni hanno superato i 365 miliardi di euro, facendo registrare una crescita dell’8,1% sul 2017 (338 miliardi). Anche lo stock totale ha fatto segnare un incremento pari al 6,1%, attestandosi a 497 miliardi di euro (era a 480 miliardi). Sono in sintesi i dati relativi al credito specializzato, raccolti dalle tre Associazioni di categoria (Assifact, Assilea e Assofin) cui aderiscono le banche e gli intermediari finanziari rispettivamente attivi nel settore del factoring (la cessione dei crediti), del leasing (la locazione di beni) e del credito alle famiglie (i finanziamenti per l’acquisto di beni o immobili).

aflogo_mini

 

 

Del Vecchio ha mostrato dl voler fare il contrarlo: ha annunciato di aver comprato il 6.94 per cento di Mediobanca, diventandone di botto il terzo azionista dopo Unicredit e il finanziere Vincent Bollore. La sua è una sfida: ha fatto avvertire il numero uno di Mediobanca. Alberto Nagel pochi attimi prima di diffondere il comunicato con la notizia del blitz. L’Intento dichiarato è «accelerare la creazione di valore a vantaggio dl tutti gli stakeholder. “Creare valore” è una formula vaga, che gli osservatori traducono in un obiettivo più circoscritto: far passare dalla propria parte alcuni dei soci che, finora, hanno appoggiato i manager di Mediobanca, e determinare un nuovo assetto di comando. Contare le azioni per pesare di più. Uno dei fatti che colpiscono in questo assedio annunciato è che i rapporti fra Del Vecchio e Nagel, fino a non molto tempo fa sembravano del tutto distesi.
Lo tsunami generato dai bassi prezzi dei servizi e dall’innovazione colpirà anche banche e assicurazioni E il capitalismo familiare sa essere un azionista paziente.
L’investimento di circa 600 milioni della Deifin in Mediobanca ha portatola la holding di Leona-do Del Vecchio a essere il terzo socio della banca. Dal giorno dell’annuncio si sono fatte molte ipotesi: i fatti certi sono che Del Vecchio ha dichiarato dl essere un azionista di lungo periodo e di voler accelerare la creazione di valore per tutti gli stakeholder.
Boom di raccolta ad agosto. Contributo positivo delle reti di consulenza per gestioni e unit-linked.
I risparmiatori Italiani sono diventati prudenti e le sottoscrizioni dei fondi comuni soffrono: il boom dl raccolta di agosto, quattro miliardi il dato provvisorio, ha ridotto li “rosso” da inizio anno a un solo miliardo (6.4 miliardi non considerando l’apporto dei monetari), ma non ha colmato il divario con 19.6 miliardi di sottoscrizioni nette dei primi otto mesi del 2018.

 

  • La trasparenza finanziaria fa flop modifiche in arrivo per la Mifid 2
La normativa europea doveva dare ai consumatori informazioni chiare su costi e rendimenti, che però, in un modo o nell’altro, sono state nascoste. Ora l’Esma prepara novità. Doveva essere una rivoluzione. Peggio. Il diluvio universale, la meteora che estingue i dinosauri. Una catastrofe che avrebbe potuto metter mettere in ginocchio il risparmio gestito, le banche, le reti del consulenti finanziari, le assicurazioni. Fra gli operatori era palpabile il timore che l’obbligo di esporre con chiarezza rendimenti e costi del vari strumenti finanziari voluto dalla direttiva europea Mifid 2 avrebbe messo a nudo una realtà ben poco piacevole, Patta di prodotti molto cari e, troppo spesso, poco redditizi.  E invece il 2019, ormai, è quasi del tutto passato senza grandi patemi d’animo per gli operatori. E proprio il caso di dirlo: tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Non è successo proprio niente. Il presidente dell’ Esma ha aperto a giugno una consultazione pubblica sul funzionamento della Mifid 2. La consultazione é chiusa a settembre. Entro il 3 marzo 2020 l’Esma dovrà riferire alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio Ue

  • La pensione di scorta vince il duello
Il Tfr lasciato al datore di lavoro è sicuro, ma non consente di moltiplicare i guadagni come fanno i fondi pensione. Il tasso di sostituzione della rendita pubblica rispetto all’ultimo stipendio è intorno al 60%. Investendo in modo adeguato si può puntare al 90%.

  • Riforma delle pensioni: conti dell’assicurazione vecchiaia in rosso
Emmanuel Macron aveva respinto in luglio le misure di risparmio previste per le pensioni nel bilancio della previdenza sociale per il 2020. Uscire dall’accelerazione dell’aumento del periodo contributivo previsto dalla legge Touraine, uscire anche dall’introduzione anticipata di una “età cardine”. Due mesi dopo, è l’ora della contabilità e i conti non sono buoni. Il progetto di bilancio della sicurezza sociale per il 2020 che sarà presentato lunedì prossimo conferma un grave deterioramento finanziario
Il deficit del regime generale e del Fondo di solidarietà per la vecchiaia (OSF) – che finanzia in particolare i diritti pensionistici dei disoccupati – dovrebbe raggiungere quest’anno i 5,4 miliardi di euro. Ed entro il 2020, il disavanzo non scenderà quasi sicuramente a 5,1 miliardi di euro. E ciò nonostante l’obiettivo di aumentare la spesa sanitaria al 2,3%, con un risparmio di poco più di 4 miliardi di dollari. Il ritorno all’equilibrio è rinviato al 2023.
  • Assicurazione sulla vita: il Crédit Agricole annuncia un forte calo dei rendimenti
 Un numero sempre maggiore di assicuratori francesi del ramo vita sta trasmettendo il messaggio, apertamente o fuori dagli schemi, che i fondi di capitale garantito in euro, fortemente investiti in titoli di Stato, porteranno il prossimo anno rendimenti molto inferiori. Secondo loro, ciò è necessario in un contesto di tassi di interesse negativi, come indicato da Generali France pochi giorni fa. “Jean-Laurent Granier [CEO di Generali France, ndr] ha detto quello che tutti avrebbero fatto”, ha dichiarato Frédéric Thomas, CEO di Crédit Agricole Assurances, in una conferenza stampa di giovedì scorso. “La questione centrale oggi è come mantenere il fondo euro facendone buon uso e dandogli il giusto prezzo”, ha aggiunto, sottolineando che “oggi più di ieri”, è giunto il momento di diversificare i risparmi.