Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Le polizze già oggi sono arrivate a rappresentare circa un quarto dell’utile lordo della prima banca italiana, comprese le commissioni riconosciute alle reti distributive. Ma Intesa Sanpaolo  punta ancora più in alto: diventare la prima compagnia assicurativa del Paese nel settore danni retail non auto entro il 2021. La sfida non è tanto superare i numeri dei concorrenti quanto allargare la platea «per far crescere la cultura assicurativa in Italia», dice a MF-Milano Finanza Nicola Maria Fioravanti, responsabile della divisione Insurance di Intesa , ricordando che «il rapporto tra premi danni (auto esclusa, ndr) e pil è oggi circa la metà rispetto a Francia e Spagna».
I capitali, gli uomini, le strategie, i progetti e i giochi di potere che si celano dietro l’Istituto europeo di oncologia di Milano sono il vero ago della bilancia nei rapporti tra Mediobanca , primo azionista (25,37%) nonché co-fondatrice del centro sanitario d’eccellenza voluto dal defunto professore Umberto Veronesi, e la Fondazione creata appositamente da Leonardo  Del Vecchio (salita in men che non si dica al 18,45%, rilevando le quote di Unicredit , che ha ceduto pure i terreni confinanti alla sede dello Ieo, e Rcs).
Perché a lungo i due contendenti si sono sfidati, seppure in maniera riservata, sul controllo e sul futuro della centro d’eccellenza nella cura dei tumori che a fine 2018 ha fatturato 241,8 milioni (+4,6%), con un mol di 15,42 milioni (+16,6%) e un utile di 8,52 milioni (+42,6%).
Jean-Pierre Mustier lo va ripetendo da mesi: alla scadenza del vecchio sindacato di voto, Unicredit aveva insistito per un nuovo patto forte in Mediobanca. Una proposta giustificata dalla volontà di mantenere le Generali «italiane, indipendenti e quotate in Italia». All’indomani del blitz di Leonardo Del Vecchio sulla merchant milanese molti si chiedono se il banchiere francese terrà fede a questi impegni. Da primo socio (8,8%, oggi in carico a 10,2 euro contro un valore di borsa di 9,59) e pivot dell’accordo di consultazione che riunisce gli azionisti storici, Unicredit sarà l’ago della bilancia nel confronto che potrebbe aprirsi con Del Vecchio e con il suo manager di fiducia Francesco Milleri, che ha disegnato l’operazione.

Utile pari a 335 milioni di euro nel primo semestre 2019 per la divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, che contribuisce al risultato corrente lordo del gruppo bancario per circa il 10%, «percentuale che sale al 25% se si considerano anche le commissioni delle reti distributive». A fornire i dati relativi al primo semestre dell’anno approvati dal cda è stato Nicola Maria Fioravanti, responsabile della divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, ieri a Torino in occasione dell’ inaugurazione del centro «Area X», uno spazio dedicato alla diffusione della cultura assicurativa e della protezione. «Nonostante l’incertezza dei mercati il solvency ratio si attesta al 205%, garantendo solidità al gruppo assicurativo nell’ attuale percorso di sviluppo dell’offerta welfare», ha spiegato Fioravanti, che ha espresso soddisfazione per «la crescente diffusione delle polizze danni non auto, con l’ eccellenza dei prodotti casa e salute, cresciuti complessivamente del 124% sul primo semestre 2018». E se oggi la penetrazione del mercato è oltre l’8%, l’obiettivo dichiarato «è arrivare al 2021 ad una penetrazione del 18% dei prodotti non auto sulla clientela», ha concluso Fioravanti che ha sottolineato che i risultati sono in linea con gli obiettivi» del piano di impresa. Gli Aum di Intesa Sanpaolo Vita crescono a 156,9 mld (+5,5% rispetto a dicembre 2018), le passività finanziarie si attestano a 72,2 mld (+6,2% rispetto a dicembre 2018), la produzione lorda Vita cala a 7,9 mld (-23% a/a).
  • Oppiacei, Purdue Pharma dichiara fallimento
La crisi degli oppiacei, che in vent’anni è costata la vita a oltre 400 mila persone negli Stati Uniti, ha fatto un’altra vittima illustre. La società farmaceutica americana Purdue Pharma, produttrice dell’OxyContin, l’antidolorifico al centro dello scandalo che ha fruttato al gruppo ricavi per oltre 31 miliardi di dollari, ha presentato istanza per accedere al Chapter 11, la bancarotta assistita, nel tentativo di chiudere l’enorme contenzioso, oltre 2 mila cause, legato all’epidemia di oppiacei. Purdue Pharma, di proprietà della controversa famiglia Sackler, tra i mecenati del Louvre, diventerà un trust, gestito da amministratori indipendenti. La società punta a raccogliere 10 miliardi di dollari per chiudere le migliaia di denunce. Il primo processo federale nell’ambito della crisi degli oppiacei si aprirà il prossimo 21 ottobre a Cleveland, nell’Ohio. Tra gli accusati figurano colossi del pharma come Johnson & Johnson e Teva.

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  • Meno dannose ma non innocue, ecco perché sono nel mirino
Le sigarette elettroniche stanno diventando più pericolose? Sono arrivati sul mercato nuovi modelli, più potenti. «Si chiamano Pod Mod e usano sali di nicotina, anziché nicotina normale. Hanno un effetto più rapido e intenso e creano una forte dipendenza. Da qualche mese sono venduti anche in Italia» spiega Roberto Boffi, pneumologo, direttore del centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Un editoriale del New England Journal of Medicine attribuisce alle Pod Mod un dato preoccupante: in un anno negli Usa i 18enni che usano sigarette elettroniche sono raddoppiati dal 10 al 20%. «La concentrazione delle sostanze dannose – spiega Blasi – è sicuramente inferiore. Ma questo non basta a dire che le sigarette elettroniche siano innocue. La nicotina è una sostanza più potente dell’eroina, nel dare dipendenza». E per i ragazzi, avverte sempre il New England , non c’è nemmeno il disgusto legato alle prime sigarette. Anzi, l’abitudine è favorita da un aroma piacevole.
  • Mediobanca, Del Vecchio potrebbe salire ancora Dietro il blitz c’è anche un dissidio su Generali
L’ingresso di Leonardo Del Vecchio tra i grandi soci di Mediobanca scalda la Borsa, dove gli acquisti mattutini si sono smorzati alla chiusura di 9,58 euro, +0,71%. Qualche operatore vede «un maggiore appeal speculativo della banca», ha scritto Equita Sim, sebbene piazzetta Cuccia non dovrebbe aumentare a breve le chance di scorporo del suo 13% in Generali: anche perché Del Vecchio, che ha investito 580 milioni comprando il 7% sul mercato, si sarebbe rafforzato in proporzione doppia con una puntata diretta su Trieste. Molti dietro le quinte s’interrogano su motivi e disegni “ultimi” del nuovo investitore. Alcuni segnalano che il magnate dell’occhialeria ha spesso arrotondato per gradi il giardinetto azionario (com’è dal 2012 per Generali, fino a esserne terzo socio oggi); e nessuno può escludere che cresca ancora in Mediobanca, magari per far sentire più forte la sua voce su dossier a lui cari. A partire dal futuro di Generali, benché il conflitto di ruoli e interessi sia dietro l’angolo. Una ricostruzione della vigilia assembleare 2019, per il rinnovo del cda Generali, accredita del resto le interpretazioni “pugnaci”. Mediobanca, che da anni presenta la prima lista, aveva spinto per un ricambio del presidente Gabriele Galateri, giunto al limite di età statutario di 70 anni.

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Mediobanca, Del Vecchio è pronto a salire ancora

L’ingresso a sorpresa di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Mediobanca con il 6,94% — di cui lo stesso amministratore delegato Alberto Nagel, secondo fonti vicine all’istituto, sarebbe stato avvisato dall’imprenditore 84enne soltanto l’altro ieri — ha riacceso i fari sull’ex «galassia del Nord», dati i legami strettissimi di Mediobanca con Generali — ne è primo azionista con il 13% — e le cointeressenze di Del Vecchio nella compagnia assicurativa, di cui è grande azionista con il 4,86% appena sotto Francesco Gaetano Caltagirone che ha il 5%. Le partite sono collegate? Il mercato se lo chiede e cerca di ipotizzare quale possa essere la strategia del patron di Essilor-Luxottica, il quale complessivamente — secondo i calcoli di Intermonte — ha investito 2,4 miliardi di euro tra Mediobanca, Generali (ha il 4,86%) e Unicredit (circa il 2%): una concentrazione significativa di patrimonio, che ora potrebbe volere indirizzare al meglio. Secondo alcune indiscrezioni, non è escluso che possa incrementare ulteriormente la quota in Mediobanca, fermo restando il limite del 10% oltre il quale serve l’ok della Bce. Non è detto che succeda nei prossimi giorni, ma diversi osservatori (analisti, banche d’affari, soci importanti delle due società) pensano che attraverso Mediobanca possa aprirsi anche la partita per il riassetto della compagnia assicurativa.
  • Intesa SanPaolo, dalle assicurazioni utili per 335 milioni
La divisione Insurance, le assicurazioni di Intesa Sanpaolo, ha chiuso il primo semestre con un utile di 335 milioni di euro, che contribuisce al risultato corrente lordo del gruppo per il 10%. La cifra indica un calo del 17% rispetto al medesimo periodo del 2018, causata dal rallentamento dell’acquisto di prodotti vita. A presentare i conti è stato Nicola Maria Fioravanti, responsabile della divisione Insurance del gruppo, durante l’inaugurazione a Torino di Area X, un nuovo spazio di Intesa Sanpaolo su protezione e assicurazioni.

  • L’auto frena ancora dell’8,6%: male Fca, tiene Daimler
In frenata il mercato dell’auto in Europa. A luglio le immatricolazioni sono cresciute dell’1% mentre sono scese dell’8,6% nel mese di agosto come rilevato dall’Acea. L’andamento dei mesi estivi ha comunque condizionato l’intero periodo: da gennaio ad agosto le immatricolazioni sono state 10 milioni e 830.899, con un calo del 3,2% rispetto al 2018 mentre Fca perde il 12% di volumi di vendita da gennaio. Tra i 31 mercati dell’area, come fa notare il Centro Studi Promotor diretto da Gian Primo Quagliano, 21 registrano un risultato in calo e tra i cinque principali mercati soltanto la Germania chiude il consuntivo degli otto mesi dell’anno con un bilancio positivo rispetto al 2018 (+0,9%), mentre sono in rosso i consuntivi di Francia (-3%), Italia (-3%), Regno Unito (-3,4%) e Spagna (-9,2%).
  • La governance di Mediobanca nel mirino Delfin
Il mercato si interroga sul significato del blitz di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca, spuntato nel capitale con quasi il 7% e un investimento dell’ordine di 580 milioni, per opinione diffusa guardando anche a Generali. Ma la risposta non è chiara e i titoli coinvolti non “strappano” in Borsa. Sia Mediobanca che Generali hanno concluso infatti la seduta sostanzialmente allineate col resto del listino (+0,7% l’una e +1% l’altra). Se l’obiettivo è arrivare a Trieste, passando da Milano, l’ottica non può che essere di medio-lungo periodo e il percorso non scontato (nemmeno l’esito lo è). Con l’assemblea di fine ottobre dell’anno prossimo il consiglio di Mediobanca arriverà a scadenza, ma per la prima volta sarà il board uscente a presentare la lista per il rinnovo. Senza sedere all’interno del cda, dunque, in teoria non si potrebbe più di tanto indirizzare la governance di Piazzetta Cuccia, considerato anche che il patto non ha più voce in capitolo a riguardo, se non in funzione di “supplenza”.
  • Ecco le leve che può azionare per agire sul Leone di Trieste
Per incidere sugli equilibri di Generali, entrare in Mediobanca è la scelta più semplice da compiere, a patto di avere i denari a disposizione. È in questi termini che diversi osservatori hanno interpretato nelle scorse ore la mossa recente di Leonardo Del Vecchio, diventato attraverso Delfin azionista di peso di Piazzetta Cuccia. Compiuto questo passo, tuttavia, c’è da chiedersi che spazio di manovra abbia l’imprenditore su Trieste. Sulla carta, al momento, appare assai limitato almeno su un piano prettamente formale. L’assemblea dello scorso aprile ha rinnovato il vertice per i prossimi tre anni e ha cambiato lo statuto. Allo stesso modo il dibattito che ha preceduto la composizione della lista dei candidati non può essere riproposto. Ampliare il consiglio per accogliere nel board figure che siano lo specchio del nuovo assetto azionario del Leone non pare avere senso in questa fase. Non esistono dunque appigli concreti che possano mettere in discussione l’attuale organizzazione societaria. Salvo che non si voglia puntare sul management.

 

  • Piazzetta Cuccia e quell’idea di un nuovo patto
Negli ambienti finanziari si racconta che quel rifiuto di Mediobanca al piano da mezzo miliardo proposto un anno fa dalla Fondazione di Leonardo Del Vecchio per lo Ieo, non sia proprio andato giù all’imprenditore di Agordo e al suo braccio destro Francesco Milleri, schierati nella partita vicino a Jean Pierre Mustier, il grande capo di UniCredit che ha seguito personalmente il dossier del polo fondato da Umberto Veronesi. A gennaio scorso, chiarito una volta per tutte che non c’era spazio per trattare sul futuro del gruppo ospedaliero, nel sistema Delfin-EssilorLuxottica è così partito un ordine di servizio informale ma perentorio: azzerare mandati e qualsiasi incarico finanziario all’istituto di piazzetta Cuccia. Mediobanca era stata advisor di Luxottica nell’operazione Essilor. Da allora sono passati nove mesi esatti, nel mezzo si sono giocate altre partite come le nomine delle Generali, ma soprattutto, colpo di scena, martedì 17 settembre Del Vecchio ha comunicato di avere il 7% di Mediobanca. Con quale obiettivo? Secondo fonti autorevoli, ci sono almeno tre aspetti da considerare per dare una lettura completa all’investimento del patron di Luxottica in Mediobanca: finanziario, tattico e personale.
  • Intesa più forte nelle polizze «Leader nel non auto retail»
«Vogliamo diventare la quarta compagnia del paese nel danni», ha ribadito a Il Sole 24 Ore il responsabile della divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, Nicola Maria Fioravanti. E per farlo bisogna investire anche e soprattutto in un «mutamento culturale». Nasce anche da questo l’iniziativa presentata ieri a Torino di Intesa Sanpaolo Assicura, la compagnia del gruppo attiva nel danni, che nella rinnovata sede nel capoluogo piemontese ha presentato Area X, ossia uno spazio pubblico dove grazie ad apparecchiature all’avanguardia nel campo della realtà virtuale si potranno vivere esperienze esplorative, di guida e di simulazioni abitative, che di fatto faranno comprendere la necessità di «protezione» a diversi livelli. «Vogliamo avvicinare le persone al concetto di bisogno assicurativo», ha sottolineato il manager.
  • Per l’amministratore delegato pensione con il cumulo contributivo
A fronte del messaggio Inps 3359/2019 pubblicato il 17 settembre (si veda il Sole 24 Ore di ieri), può essere utile considerare gli impatti, a valle di una possibile verifica ispettiva, sulla posizione pensionistica del lavoratore dipendente al contempo destinatario di una carica sociale, con particolare riferimento al caso del dirigente che sia anche amministratore delegato o anche semplice componente del Cda. Il rimando alla sentenza 18414/2013 di Cassazione aiuta a configurare una situazione spesso rintracciabile in numerosi contesti aziendali, anche multinazionali e di grandi dimensioni. Si tratta del caso di un dirigente, nominato tale dopo pochi anni di carriera, che assurga a ruoli di leadership fino all’acquisizione della carica di consigliere delegato, magari anche con potere di assunzione e licenziamento dei dirigenti senza necessità della approvazione di altri consiglieri o della ratifica del Cda.

Secondo il capo del principale riassicuratore mondiale, CHRISTIAN MUMENTHALER, la copertura del rischio di attacchi informatici potrebbe richiedere l’intervento del governo. È anche preoccupato per l’inflazione giudiziaria negli Stati Uniti.

 

  • Cyber risk: i Lloyd’s vogliono contratti chiari
Niente più “cyber silenzioso”! I Lloyd’s di Londra, sta affrontando la minaccia “silenziosa” che il rischio di attacchi informatici rappresenta per i suoi membri. Perché la spada di Damocle è reale sia per gli assicuratori che per i riassicuratori: essi potrebbero essere ritenuti responsabili ai sensi di qualsiasi assicurazione danni e infortuni o polizza di responsabilità civile che non escluda esplicitamente la copertura per questo tipo di rischio. Per evitare che vengano presi alla sprovvista, i Lloyd’s invitano i suoi membri a chiarire i loro contratti di assicurazione e riassicurazione. A partire dal 2020 dovranno dichiarare esplicitamente se intendono coprire i rischi informatici e, in caso affermativo, a quale livello. Allianz e AIG hanno fatto lo stesso

Handelsblatt

 

  • Allianz Leben: Markus Faulhaber lascia
Il numero uno di Allianz-Leben Markus Faulhaber va in pensione, prende il suo posto Andreas Wimmer
  • Il presidente dei Lloyd’s: “Non c’e’ nessuna bacchetta magica per tagliare i costi”.
Dopo due anni di perdite, il gigante assicurativo londinese presenta cifre promettenti. Il presidente Carnegie-Brown spiega in un’intervista come il gruppo procederà in futuro