Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Osservatorio permanente sugli investimenti assicurativi

Eurovita Obiettivo Sicuro è un contratto di assicurazione a vita intera a prestazioni rivalutabili, a premio unico con possibilità di versamenti aggiuntivi. Le prestazioni della polizza si rivalutano annualmente in base al rendimento della gestione separata Eurovita Nuovo Secolo, diminuito del costo per il sottoscrittore pari all’1,5% ogni anno. Il prodotto è destinato ad investitori caratterizzati da un livello di conoscenza ed esperienza su prodotti finanziari e assicurativi non elevato, che esprimono bassa capacità di sostenere eventuali perdite sul capitale conferito.
Tra i numerosi prodotti assicurativi proposti dal colosso Generali Italia il focus di oggi riguarda Generali One. Si tratta in estrema sintesi di un prodotto d’investimento assicurativo a premio unico di ramo I, che prevede il pagamento di un capitale a scadenza oppure in caso di decesso dell’assicurato. E’ prevista la rivalutazione annuale del capitale investito in base al rendimento della gestione separata scelta dal contraente, Gesav o Geval$, secondo i criteri indicati nei regolamenti delle gestioni separate. Già dopo il primo anno è data facoltà di riscattare tutta o parte della somma investita. In merito alle prestazioni in caso di vita, a fronte del versamento di un premio unico, se l’assicurato è in vita alla scadenza del contratto Generali Italia pagherà al beneficiario una prestazione in forma di capitale rivalutabile collegata ai risultati della gestione separata.

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Con la manovra 2020, primo banco di prova per il governo Conte bis, potrebbe essere ritoccata la normativa di Quota 100, che ha permesso ai lavoratori di ritirarsi in anticipo rispetto ai requisiti della legge Fornero. Ed anche è probabile l’introduzione della pensione di garanzia per le giovani generazioni. Quest’ultima, a differenza di quota 100 che interviene sul fronte dell’età, è invece una misura a sostegno dell’importo della rendita pubblica che appare sempre più magra non soltanto per via di carriere discontinue e precarie, ma anche per la frenata dell’economia. Infatti nel metodo di calcolo della pensione contributivo che ormai è in vigore per tutti dalla riforma Fornero del 2012 (per chi lo aveva, il retributivo è utilizzato fino al 2011), il montante finale è la somma degli importi versati lungo tutta la vita lavorativa, quindi un percorso precario come quello che devono affrontare le nuove generazioni, contrassegnato da periodi di buchi dovuti a disoccupazione o da ingresso ritardato nel mondo del lavoro, ha l’effetto diretto di ridurre l’importo dell’assegno finale. Non solo. Il contributivo prevede che ogni anno il montante venga rivalutato sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo, calcolata dall’Istat con riferimento ai cinque anni precedenti.
Intesa, UniCredit , Ubi e Banco Bpm  su un’unica applicazione. Con la piena entrata in vigore della Psd2, la seconda direttiva sui pagamenti digitali, sarà possibile accedere a tutti i propri conti correnti da un’unica piattaforma. Sabato 14 settembre inizia infatti l’era dell’open banking. Oltre a rinforzare la sicurezza delle transazioni online, la Psd2 obbliga gli istituti ad aprire i caveau dove sono custoditi i dati più preziosi: i conti correnti dei loro clienti. Previo consenso del titolare, società terze potranno aver accesso all’archivio dei movimenti bancari. Queste informazioni potranno essere utilizzate da fintech, colossi digitali e banche stesse per profilare l’utente, offrire servizi su misura e, più in generale, innovare la relazione con il cliente.
L’arrivo della Mifid II ha rappresentato un terremoto per il mondo dell’asset management, portando una maggiore trasparenza sul vero costo dei fondi e degli altri prodotti del risparmio gestito. Tuttavia, nonostante i maggiori dati a disposizione dei risparmiatori, non sempre è facile capire davvero quanto si paga il gestore, ma soprattutto perché lo si paga. Un esempio su tutti è quello delle commissioni di incentivo/performance, ossia quei costi aggiuntivi che vengono applicati se il fondo supera un determinato obbiettivo. L’universo di queste commissioni è variegato in termini di livello della fee, ma soprattutto di condizioni in base alle quali scatta il prelievo. E non è facile districarsi, tanto più nel momento in cui la società comunica che il modello di calcolo cambia. È il caso, per esempio, dei sottoscrittori della sicav Kairos International (gruppo Kairos) che hanno ricevuto una lettera in cui si avvisava di un cambiamento nel metodo di calcolo delle commissioni di performance per alcuni comparti che sarà attivo dal prossimo primo ottobre.
Parafrasando il titolo del celebre film di Gabriele Muccino con Will Smith, il futuro sembra essere sempre più improntato alla ricerca della longevità. Il progressivo invecchiamento della popolazione, fenomeno molto accentuato in Italia, pone infatti la necessità di costruire per tempo un portafoglio del welfare per far fronte ai nuovi rischi. Particolarmente eloquente in questa prospettiva è la recente Indagine campionaria del Mefop da cui emerge come tra le principali preoccupazioni degli Italiani vi siano le pensioni inadeguate (39%) e la malattia/non autosufficienza (38%). Come dotarsi per immunizzarsi opportunamente per una maggiore serenità prospettica? Partendo dal primo aspetto, la via da percorrere è quella della previdenza complementare, da intendersi come un salvadanaio per la pensione da alimentare lungo la propria vita lavorativa con la contribuzione e, se si sia lavoratori dipendenti con quota parte o tutto il tfr, e da tradurre in quiescenza in una rendita vitalizia (calibrata sulle proprie esigenze personali e familiari, si pensi alla reversibilità o alla controassicurazione) o massimo con un 50% sotto forma di capitale e un 50% comunque sotto forma di rendita. Lo strumento può essere, nel caso in cui si sia lavoratori dipendenti il fondo pensione negoziale, per beneficiare del contributo datoriale, mentre nel caso degli autonomi o dei liberi professionisti la via è quella dei fondi pensione aperti e dei piani individuali pensionistici (pip).
Le adesioni contrattuali stanno operando come traino per i fondi pensione negoziali. Emerge dalla Relazione annuale della Covip che evidenzia un incremento di adesioni nel 2018 rispetto all’anno precedente del 6,8%: su 298 mila nuove iscrizioni 171 mila sono contrattuali. Va ricordato come, sulla base di una specifica previsione in tal senso inserita nel Contratto collettivo nazionale di lavoro) sul fondo pensione settoriale di riferimento affluisce il contributo contrattuale, a carico del datore di lavoro, a favore di tutti i lavoratori ai quali si applica il contratto di riferimento; il versamento iscrive in modo automatico il lavoratore al fondo.

L’attenzione alla sostenibilità, elemento fondante dell’azione di Allianz, rivive in maniera figurativa grazie una piccola foresta leggera e fluttuante nella sua sede milanese. Si chiama «Bosco Volante» ed è l’avveniristica composizione che è stata installata nella grande hall della Torre Allianz a Citylife progettata da Arata Isozaki e Andrea Maffei. I cinque alberi dell’installazione, esemplari della specie Bucida Buceras alti tra i 4 e i 5 metri, sono sospesi a varie altezze dell’ingresso della torre. Un complesso che, con i suoi 50 piani e 202 metri di altezza, è il grattacielo più alto d’Italia per numero di piani e accoglie i 2.800 dipendenti del gruppo assicurativo-finanziario guidato dall’a.d. Giacomo Campora.
Le autorità Usa hanno posto sotto osservazione il sistema automatico di frenata d’emergenza di oltre mezzo milione di suv Rogue di Nissan. La National Highway Traffic Safety Administration fa riferimento a 843 denunce di cittadini che hanno avuto problemi con il sistema nei modelli del 2017 e 2018. Si sono inoltre verificati 14 incidenti con cinque feriti. Il sistema, che utilizza un radar nella parte anteriore del veicolo per rilevare oggetti sulla strada, può attivare la frenata di emergenza quando rileva una potenziale collisione. I proprietari si sono però lamentati perché il sistema si attiva anche quando non è presente alcun pericolo, innescando una brusca frenata in situazioni pericolose.

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  • Nube tossica dopo rogo si incendia fabbrica che produce plastica
Prima le esplosioni, poi le fiamme altissime e un’enorme nube nera ha coperto il cielo di Avellino e dei centri dell’hinterland fino al Salernitano. Un inferno nella fabbrica Ics che produce involucri di plastica per batterie di auto a Pianodardine, nucleo industriale del capoluogo irpino. Non ci sono state vittime, i vigili del fuoco hanno impiegato cinque ore per spegnere il rogo che ha sprigionato una nube tossica. Ci sono stati momenti di paura: le fabbriche vicine, tra cui lo Stir, hanno chiuso facendo tornare a casa gli operai, gli abitanti della zona hanno lasciato le abitazioni. Il prefetto Maria Tirone ha proclamato lo stato di emergenza, invitando gli abitanti di Avellino e di una ventina di comuni dell’hinterland a non uscire di casa e a tenere porte e finestre sbarrate. la Procura ha aperto un’inchiesta.
  • Private equity il 2019 è già un anno d’oro
Tra private equity e venture capital, lo scorso anno, sono state concluse 359 operazioni, per un controvalore vicino a 10 miliardi, il più alto mai registrato. Il primo semestre 2019 ha migliorato questi dati: solo nel private equity (escluso il venture capitale e calcolati solo i primi ingressi nelle aziende oggetto di acquisizione) 92 nuovi deal, cui se ne sono aggiunti un’altra quarantina in luglio e agosto. Nello stesso periodo del 2018 erano stati 101, il che significa che si viaggia a una velocità superiore di un terzo rispetto al 2018. Dotati di una enorme massa di liquidità (tra 2017 e 2018 la raccolta ha sfiorato i 10 miliardi), per di più nell’era dei tassi zero, i fondi di private equity e venture capital cercano nuove opportunità. Nel mirino le imprese più brillanti, soprattutto nel manifatturiero, e quelle con la struttura proprietaria frazionata o nel mezzo di un passaggio generazionale. Lombardia, Veneto ed Emilia, anche nella prima parte del 2019, hanno assorbito quasi due terzi degli investimenti. Molti dei quali vengono dai colossi internazionali: alla fine del 2018 6,4 miliardi di euro, cioè i due terzi del totale.

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  • Le tolgono lo stomaco «Ma il tumore non c’era»
Bastava attendere due giorni. E sarebbe arrivato l’esito dell’esame istologico, che avrebbe fugato ogni dubbio: non c’era alcun tumore allo stomaco della paziente, una signora 53enne di Sesto San Giovanni (Milano). Ma ormai era tardi. Alla donna i medici avevano dato per sicura la presenza di un carcinoma, e sulla base di questa diagnosi, che la Procura di Monza reputa «clamorosamente affrettata», avevano già provveduto a rimuoverle lo stomaco. I medici a processo sono due, un chirurgo e una sua collega della Multimedica di Sesto, accusati di lesioni colpose gravissime per una vicenda che risale alla fine di marzo 2016. Dopo la degenza, la donna, che si è rivolta all’avvocato Francesco Cioppa per denunciare la struttura sestese, era stata dimessa con la prospettiva che avrebbe dovuto affrontare una terapia. Ad una successiva visita, però, le era stata data la «buona notizia»: il cancro non c’era. «Alla signora, che ovviamente aveva chiesto spiegazioni del perché allora le fosse stato rimosso lo stomaco, era stato risposto che “nelle sue condizioni”, lo stomaco stesso non le sarebbe “servito a nulla”», spiega l’avvocato Cioppa. E aggiunge che oggi la sua assistita «vive in una condizione menomata, accusa stanchezza perenne, sonnolenza continua, ha perso trenta chili di peso, ha scarsa resistenza allo sforzo, e da Multimedica non ha avuto alcun contatto». Dall’ospedale, in una nota, hanno fatto sapere che «fin dall’inizio, il chirurgo ha sostenuto con la nostra struttura di essere intervenuto su un organo malato, nell’interesse della paziente».
  • Morte Mamè, Lamborghini dovrà risarcire
Era il 30 giugno 2013. Andrea Mamè, milanese, 41 anni, perse la vita al primo giro di corsa del Lamborghini Blancpain Super Trofeo sul circuito francese «Paul Ricard» a Le Castellet. È successo dopo una partenza lanciata. Ieri, al termine di «sei anni di battaglie di Davide contro Golia», parole dell’avvocato della famiglia Marco Baroncini, «restituiamo onore alla memoria del pilota». Il Tribunale civile di Bologna ha infatti condannato la Casa del Toro a risarcire il padre, Antonio Mamè, con una cifra pari a 450 mila euro, più gli interessi legali. In quella gara, si legge nelle 66 pagine della sentenza (provvisoriamente esecutiva) «ci fu violazione delle norme di prudenza». Ma quello che conta, spiega Baroncini, è che Lamborghini «sia stata riconosciuta organizzatore diretto». «Il padre del pilota ha ormai 90 anni — dice ancora il legale — e aspettava soltanto questo, dopo che la casa automobilistica era stata esclusa dal processo penale». Una prima vittoria, dunque, più sul piano morale. Perché, ricorda l’avvocato, papà Antonio fu costretto a sborsare 150 mila euro per ripagare la carcassa della Gallardo Lp570 finita contro un muro. «E lo steso Andrea pagò 35 mila euro per iscriversi». L’azienda di Sant’Agata Bolognese respinge le accuse: «Il circuito di Castellet — commenta il difensore Gabriele Bordoni — è da sempre omologato dalla Federazione internazionale. Difficile immaginarne la pericolosità».

  • Cyber-security, le falle ci sono ma la direttiva può ridurle
Sicurezza. È tra le parole chiave del business digitale, transazioni finanziarie comprese. C’è da stupirsi? Evidentemente no! Anche perchè ogni violazione delle banche dati è sinonimo di costi. Secondo la più recente ricerca del Ponemon Institute il costo medio per impresa, a livello globale, di un “data breach” nel 2019 è di 3,92 milioni di dollari (+1,5% rispetto al 2018). Ogni singola perdita o furto di dati invece, sempre in media, comporta un onere di 150 dollari (+1,3%). Si tratta di numeri che, per l’appunto, richiamano la rilevanza della “cyber security”. In particolare nel settore finanziario il quale, a detta di Statista, è tra i comparti maggiormente sensibili alle violazioni di banche dati. Violazioni che, va ricordato, sempre di più sono la conseguenza di attacchi “malevoli” o criminali (il 51% sul totale dei “data breach”) .

  • Fin dalla culla pensare a finanziare l’università
Lo fotografia che emerge da diverse statistiche (dai dati Ocse, Pisa, Istat e Alma Diploma) non è delle migliori. Raggiungiamo uno scarso 19% in termini di percentuale di laureati tra chi ha tra 25 e 65 anni contro una media Ocse del 37%. Siamo tra gli ultimi in Europa anche per numero di laureati nelle discipline tecniche (ingegneria, informatica, economia), quelle più richieste dal mercato del lavoro. Ma il dato più preoccupante riguarda l’aumento del divario tra chi proviene da famiglie benestanti e chi invece non può sostenere gli studi dei propri figli. Di fatto sono gli studenti con alle spalle famiglie istruite e appartenenti a classi sociali elevate quelli con più probabilità di intraprendere prima studi liceali e poi di proseguire con un percorso universitario, spesso in facoltà prestigiose. Le ragioni sono diverse ma certamente la disponibilità finanziaria della famiglia è decisiva. Studiare costa, ancor di più se si è uno studente fuori sede e se poi si ha l’ambizione di frequentare un’università privata come la Bocconi, la Cattolica, Luiss, Humanitas e San Raffaele, le cui rette sono decisamente più alte di quelle degli atenei statali. Con un Isee di 60mila euro, chi vuole iscriversi ad economia spenderà per il primo anno alla Sapienza di Roma 1.600 euro, alla Statale di Milano 2.900 euro mentre per frequentare il primo Triennio alla Bocconi ci vogliono tra i 10 e i 13 mila euro(8/13 mila euro con Isee a 40mila) e per il biennio di specialistica 14 mila euro. Certamente non si raggiungono i livelli super di Harvard (circa 67mila euro l’anno) ma a quelli delle rette si aggiungono anche gli altri costi (vitto, alloggio e spese personali) e a Milano le stime indicano un budget di quasi mille euro al mese.
  • I costi deprimono i vantaggi tipici delle polizze con bonus
Ha ancora senso utilizzare le polizze per accumulare i risparmi per lo studio dei figli? La domanda è lecita visto che questi strumenti hanno rendimenti netti che si sono molto compressi e bisogna fare i conti con l’elevata incidenza dei costi che comprimono il successo dell’investimento nel lungo termine. Negli anni nel settore assicurativo si sono alternati prodotti “Studio”. Emblematico è stato il caso della polizza della Arfin che ha sottoscritto il lettore di cui abbiamo pubblicato la lettera qui sopra riportata. Quella era un’offerta unica nel suo genere, visto che la compagnia che la proponeva ha avuto delle difficoltà che hanno portato alla sua liquidazione coatta amministrativa nel 2010 e nessuno poi ha replicato il modello. Ben diverso è il funzionamento delle polizze oggi sul mercato.
  • A 3 miliardi la raccolta delle reti a luglio 2019
Tocca quota 3 miliardi di euro, a luglio, la raccolta netta registrata dalle reti di consulenti finanziari. È quanto emerge dagli ultimi dati diffusi da Assoreti. Il 61,4% degli investimenti netti coinvolge i prodotti del risparmio gestito, sui quali confluiscono risorse per circa 1,9 miliardi di euro. Mese su mese il valore registra una sostanziale stabilità, con un +0,4 per cento. Il bilancio relativo alle movimentazioni sui prodotti in regime amministrato, invece, è positivo per 1,2 miliardi di euro con una flessione congiunturale del 44,1 per cento.

Fondi pensione Se esporti, entri nel portafoglio

«L’investimento complessivo ammonterà a 216 milioni di euro e sarà focalizzato sull’Europa con una quota significativa in Fia (fondi di investimento alternativi, ndr) che investono in imprese operanti in Italia». Dopo anni di parole sull’economia reale si passa ai fatti: cinque fondi pensione hanno individuato il gestore (Neuberger Berman) a cui affidare una quota del proprio patrimonio da investire in asset alternativi. Si chiama Progetto Iride e vi sono coinvolti Foncer (ceramica), Fondenergia, Fondo GommaPlastica, Pegaso (servizi pubblica utilità) e PreviModa. Nel comunicato sul mandato di gestione è stato messo nero su bianco che una quota degli investimenti alternativi sarà indirizzato verso aziende italiane non quotate. C’è però una postilla: le società non quotate dovranno avere un fatturato che «deriva in larga parte dall’estero, così da sostenere l’economia nazionale e al tempo stesso assicurare un’adeguata diversificazione del rischio Paese».
  • In Italia i prospetti pesano il doppio
Perché un prospetto pubblicato in Italia è in media più di due volte uno pubblicato in un altro paese europeo? Gli investitori nostrani annoverano tra le loro letture preferite voluminosi prospetti di accompagnamento delle Ipo? In media un prospetto in Italia è di 833 pagine, mentre in Francia di 424, in Germania di 376, in Olanda di 250. E quindi se la media degli altri paesi è di 377 pagine, quella italiana è di 2,2 volte più grande. I dati sono forniti da Assonime, associazione che insieme a Confindustria ha peraltro risposto criticamente a una consultazione Consob sempre in materia di prospetti (e già sul tema – Plus24 ne aveva dato conto – le due associazioni avevano dato risposta critica a un’altra consultazione dell’Authority italiana). La consultazione riguarda una proposta di comunicazione in materia di criteri per il controllo del prospetto nell’ambito della disciplina posta dal Regolamento prospetto e dal regolamento delegato.